Si può dire quello che si vuole del finale di Game of Thrones, ma alcuni personaggi hanno avuto esattamente ciò che meritavano. Pensiamo a Tyrion che, dopo una vita passata a combattere nell’ombra e a difendersi dagli insulti, alla fine diventa Primo Cavaliere del Re scelto sul campo. Pensiamo a Brienne che compie il suo destino indossando l’armatura dei cavalieri del re, a Sansa che diventa regina del Nord, ad Arya che si mette in viaggio per esplorare i confini del mondo, a Theon che compie il suo arco di redenzione, a Jorah che muore proteggendo la sua regina o a Varys che viene giustiziato tentando di salvare il Reame.
Malgrado le tempistiche un po’ raffazzonate e stranianti, alcuni personaggi sono stati chiusi abbastanza bene, tutto sommato. Per loro, il disastro è stato evitato.
Altri personaggi, invece, hanno avuto un destino non all’altezza del loro potenziale.
Personaggi semplicemente dimenticati, personaggi snaturati, personaggi in un certo senso “traditi”. Ecco i cinque che, a nostro avviso, sono stati chiusi peggio di tutti.
5) Jaqen H’ghar
Fin dalla prima stagione della saga, Jaqen è sempre stato un personaggio dal potenziale incredibile. Quell’alone di mistero che lo ha circondato sin dall’inizio, ha portato gran parte dei fan a elaborare le teorie più strambe e inverosimili sul suo conto. L’uomo che non ha un nome e che non ha neppure un volto.
Enigmatico e oscuro, Jaqen è un personaggio che ha attirato attorno a sé sempre un sacco di interrogativi: chi è il misterioso prigioniero che ha pagato il debito di tre vite al Dio della morte? Perché è in grado di cambiare faccia? Chi sono gli Uomini senza Volto? E che significa Valar Morghulis?
Il nome di Jaqen H’ghar è rimasto avvolto da una fitta nebbia di mistero per gran parte della serie. Il viaggio di Arya a Braavos, se da una parte ha gettato un po’ di luce sul personaggio e ha chiarito qualcosa in più sul suo ruolo, dall’altro non ha fatto altro che porre ancora altre domande.
La sensazione è che Game of Thrones sia finita senza darci risposte appaganti su questa sottotrama.
Quella degli Uomini senza Volto era una congrega di assassini con un potenziale talmente alto che più di qualcuno sperava di poterla ritrovare nella stagione finale.
Il brusco addio tra Jaqen e Arya sembrava preludere a qualcosa di diverso. Possibile che l’Uomo senza Volto si sia rassegnato tanto facilmente allo smacco subito dalla sua allieva? Possibile che non abbia cercato né vendetta, né riconciliazione?
I presupposti con cui era stato presentato il personaggio lasciavano sperare in qualcosa di più, invece Jaqen H’ghar è finito nel dimenticatoio, aggrappato a una sottotrama che, almeno nella serie, non avrà più modo di svilupparsi.
4) Il Night King
Sette stagioni di grattacapi e teorie folli sugli Estranei e sul Re della Notte e poi… Puff, più niente. È bastato un solo episodio a spazzare via uno dei villain più intriganti della storia della televisione.
Ma, al di là delle tempistiche – discutibili un po’ per tutti i personaggi -, ciò che realmente lascia delusi sul destino del Night King è proprio il fatto che un personaggio del genere sia stato chiuso così male dagli sceneggiatori.
Non è la battaglia finale, quella che se l’è portato via, a essere sbagliata. Al contrario, siamo davanti a uno dei più grandiosi spettacoli degli ultimi tempi sotto il profilo dell’impatto visivo. E non è neanche la sconfitta in sé a lasciare delusi i fan della serie. Ciò che ha scontentato il pubblico è stato vedere sfumare via una storia carica di potenziale – i sogni di Bran e le antiche leggende sugli Estranei lasciavano intendere che la storia fosse molto più intricata di quanto immaginassimo – senza scioglierne i nodi cruciali. Come è nato davvero il Re della Notte? Cosa stava cercando? Perché quel legame così speciale con Bran?
Tante, troppe domande che non troveranno risposta. E la cancellazione del prequel Blood Moon, in quest’ottica, non è una bella prospettiva.
Non ci resta che sperare in un finale migliore nei libri di Martin.
3) Jaime Lannister
Piange ancora il cuore a ricordare il finale riservato a Jaime Lannister. Un personaggio che in principio tutti hanno odiato, arrogante e spocchioso com’era nella sua armatura dorata. Si è presentato al pubblico di Game of Thrones gettando un bambino di dieci anni dalla cima di una torre. Così, senza tentennamenti, senza esitazioni, senza rimpianti.
Tutti hanno odiato Jaime Lannister almeno un paio di volte nella prima stagione della serie. Poi però gli autori hanno fatto una cosa grandiosa con il suo personaggio: la prigionia, il viaggio verso casa con Brienne, la guerra, la sconfitta, la morte, la perdita: tutto ciò lo ha reso piano piano un personaggio diverso. Un uomo più consapevole delle proprie scelte, un cavaliere costantemente in lotta con i propri errori e con la propria coscienza. L’arco narrativo di Jaime Lannister è un viaggio semplicemente sorprendente, attraverso le due nature di uomo – quella buona e quella cattiva ed egoista – che sono poi l’essenza stessa dell’essere umano. Nella prima stagione era un ragazzino viziato e presuntuoso, nell’ultima un uomo adulto e maturo, che ha avuto la forza di fare la cosa giusta e di accettare consapevolmente il proprio destino.
Quale finale migliore, per Jaime Lannister, se non il cammino verso la completa redenzione?
I primi episodi della stagione finale sembravano confermarci questa teoria. Invece poi qualcosa è cambiato. Il personaggio che ha ucciso il Re Folle e salvato la vita a mezzo milione di persone è diventato lo stesso che, nel finale dell’ottava stagione, ha deciso all’improvviso che non gliene importava niente degli innocenti e dei deboli che sarebbero finiti massacrati dalle fiamme scatenate dalla figlia di quella stessa follia.
Il personaggio che ha salvato Brienne da un orso e cavalcato per mesi per raggiungere il Nord, tradendo sua sorella, è diventato lo stesso che se ne è infischiato di Brienne ed è tornato proprio dalla sorella tradita. Il personaggio che ha salvato la vita a Tyrion, evitato un massacro a Delta delle Acque, che ha mantenuto il giuramento fatto a Catelyn Stark, che ha chiesto perdono a Bran e combattuto al fianco dei suoi stessi nemici per quella che riteneva una battaglia giusta, è lo stesso per il quale il massimo del suo arco evolutivo è stato rappresentato dal rocambolesco scontro con Euron Greyjoy e niente più.
Davvero piange il cuore a pensare a come sarebbe potuto essere – e non è stato – il finale ideale di Jaime Lannister.
2) Jon Snow
Il ricordo che ci resta dell’ultima stagione di Jon Snow è quello di un personaggio che per la maggior parte del tempo ha sonnecchiato, per il resto si è diviso tra uno She’s my Queen e un Il Trono non lo voglio, dallo a un altro. Peccato, perché tutte quelle storie sull’Azor Ahai, sull’erede di Rhaegar Targaryen, sull’ultimo uomo d’onore dei Sette Regni, ci avevano fatto sperare in qualcosa di diverso per il Bastardo di Grande Inverno.
Jon ha rappresentato una delle anime più vive di Game of Thrones. Coraggioso, leale, umile, carismatico, è stato protagonista di una storia che ci ha tenuti col fiato sospeso fino all’ultimo.
C’erano due destini ad attendere Jon Snow al varco dell’ultima stagione: il Trono o la morte. E noi ci siamo aggrappati a questo bivio senza sapere esattamente quale strada scegliere.
Ma gli showrunner hanno riservato a Jon un finale ancora diverso. Arrestato, tenuto prigioniero per mesi – che in realtà sono sembrati meno di venti secondi – giudicato colpevole dal suo stesso fratello minore e condannato a una sorta di esilio forzato al Nord, il luogo che più di tutti gli appartiene, ma che avremmo preferito che scegliesse in totale libertà.
Jon Snow, il cui alto senso del dovere è stata una delle sue peculiari caratteristiche sin da subito, nell’ottava stagione è stato schiavo dell’amore e delle sue implicazioni. Poco decisivo persino nella battaglia finale con gli Estranei, relegato a un ruolo di secondo piano per tutto il tempo, Jon ha sparato le sue ultime cartucce alla fine, sacrificando l’amore per una giusta causa. Il legittimo erede al Trono di Spade finito ai margini del Continente Occidentale, condannato e dimenticato.
Non è tanto il finale in sé, ma il come ci si è arrivati che lascia ancora tanto amaro in bocca.
1) Cersei Lannister
Vedere il suo nome in cima a questa classifica fa male. E fa male perché Cersei, malgrado sia uno dei personaggi più detestati di Game of Thrones, meritava molto di più. Un villain scaltro e intelligente, sempre pronto a volgere a proprio vantaggio ogni situazione, persino la più drammatica. Ferita e calpestata tante volte, la regina Lannister ha dovuto preservare sé stessa e la propria famiglia fino allo stremo – e fino all’estremo. Ha sempre avuto un asso nella manica, ha sempre lottato con le unghie e con i denti per le cose che le stavano a cuore. Ha fatto saltare in aria il Tempio di Baelor sorseggiando vino e godendosi lo spettacolo, ha sconfitto da sola tanti nemici e falsi amici, si è guadagnata il trono soffrendo perdite inimmaginabili. Ha combattuto per sé stessa, ma lo ha fatto sempre con ogni mezzo e con tutte le proprie forze. Meritava forse la sconfitta, ma con almeno un briciolo di onore.
E invece, quello che le ha riservato l’ultima stagione di Game of Thrones è la cosa più lontana da un tributo che ci possa essere.
La temibile regina dei Lannister, quella che ha guardato bruciare i propri nemici tra le fiamme, ha trascorso la sua ultima puntata affacciata al balcone, senza avere la benché minima idea di cosa fare.
Nessun asso nella manica, nessun piano “B”, nessun sotterfugio, nessun colpo di scena. In The Bells, siamo stati in attesa di un contrattacco per tutta la durata dell’episodio. Ma questo non è mai arrivato.
Se ce lo avessero detto dopo aver visto la prima stagione, non ci avremmo mai creduto. Cersei non poteva morire così, non doveva morire così. Non senza lottare, non senza darci un’altra buona ragione per odiarla dal profondo del cuore. Non senza senso.
La attendeva un finale memorabile e invece il suo è il personaggio di Game of Thrones che, in assoluto, è stato chiuso peggio.