La standing ovation è stato un plauso spontaneo a una storia meravigliosa. Mentre Peter Dinklage percorreva a piccoli passi tutta la strada che lo separava dal suo quarto Emmy, ci sono passati davanti agli occhi dieci anni di interpretazioni indimenticabili in Game of Thrones.
Tyrion Lannister è uno dei regali più belli che ci abbiano mai fatto. E per questo dobbiamo alzarci ogni mattina ringraziando il genio e l’immaginazione di George R.R. Martin.
Un decennio di Game of Thrones senza Tyrion Lannister non è neanche lontanamente ipotizzabile.
È stato il nostro punto di riferimento in quel mondo. Mentre il caos imperversava, lui era il nostro porto sicuro. Mentre la linea di confine tra buoni e cattivi si faceva via via più evanescente, lui restava lo stesso di sempre. È facile perdere le coordinate in Game of Thrones. Veniamo catapultati con una forza tale in questo universo che tutto cessa di esistere solo nello schermo e diventa parte di noi, dei nostri pensieri, delle nostre vite, dei nostri ricordi. Le avventure di un personaggio, le sue vittorie e le sue sconfitte, le abbiamo vissute come parte della nostra stessa vita, segmenti di un legame così viscerale da non avere una collocazione in nessuna categoria di pensiero.
Abbiamo provato odio vero e amore vero. Ci siamo depressi, avviliti, scoraggiati. Siamo usciti afflitti e tramortiti dagli episodi più traumatici e abbiamo esultato per settimane quando le cose sono andate come avremmo voluto noi. E, in mezzo a tutto questo subbuglio meraviglioso, Tyrion Lannister non ci ha mai traditi.
È vero, per il personaggio del Folletto dobbiamo ringraziare la penna di Martin. Ma senza Peter Dinklage sarebbe stata davvero la stessa cosa?
Non riusciremmo a immaginare, neanche per un attimo, un Tyrion diverso da quello regalatoci da Peter Dinklage. Lui ha letteralmente reso vivo il personaggio. Gli ha dato carne, ossa, cuore e anima. E ha saputo incarnarne fino alle più millimetriche sfumature.
Peter Dinklage, in realtà, è un gigante.
Lo diceva Varys, in una delle sue frasi più celebri: “Un uomo molto piccolo è in grado di proiettare un’ombra molto grande”. E l’ombra di Tyrion Lannister è qualcosa di smisurato, un posto sicuro nel quale tutti, di tanto in tanto, potranno andare a rifugiarsi.
Quando è salito sul palco degli Emmy Awards, la quarta volta in meno di dieci anni, ognuno di noi è stato virtualmente parte di quella standing ovation. Con la cerimonia di quest’anno per Game of Thrones un cerchio si è chiuso per sempre. E che a chiuderlo sia stato proprio Peter Dinklage è una cosa stramaledettamente poetica.
Sono stati dieci anni di sudate incredibili, ma anche pieni di persone speciali. Mi sento fortunato ad aver lavorato con loro. Non abbiamo fatto altro che sudare. Non abbiamo fatto altro che ridere. Dave e Dan, siamo letteralmente passati attraverso il ghiaccio e il fuoco per voi. E io lo rifarei ancora e ancora.
Dinklage ha messo a segno un vero e proprio record con la statuetta di quest’anno (per conoscere le vittorie più sorprendenti di questa edizione, clicca qui): è stato candidato come Migliore attore non protagonista per tutte le stagioni di Game of Thrones, vincendo il premio per la prima, la quinta e la settima stagione.
Le polemiche non sono mancate, e non mancano mai quando si parla di Game of Thrones. Dinklage è stato l’unico interprete della serie a essere premiato con un Emmy e, considerando l’eccezionale bravura di tutti gli attori che hanno preso parte a GoT, questa potrebbe sembrare un’ingiustizia.
Ma, senza nulla togliere agli altri, Peter Dinklage è quello che più di tutti ha legato il proprio nome a quello del suo personaggio.
Di Tyrion ricorderemo per sempre l’ironia mai banale, la fine arguzia, i passettini lenti e spossati, i sorrisetti sarcastici, lo sguardo intelligente. Non ha lo spessore eroico di Jon Snow, né la magniloquenza di Daenerys Targaryen. È fatto di carne e ossa, proprio come noi. È più umano, più terreno, più fallibile, più vero.
La sua vittoria è speciale perché è la vittoria degli ultimi che ce l’hanno fatta. È la vittoria di Tyrion Lannister, uno scarto, un emarginato disprezzato dalla sua stessa famiglia, un “mezzo uomo” che non può reclamare neppure la propria eredità. Ed è la vittoria di Peter Dinklage, un uomo fortunato.
Mi sento fortunato a far parte di una comunità che non è altro che tolleranza e diversità. In nessun altro posto del mondo potrei salire su un simile palco.
A parlare dal Microsoft Theatre di Los Angeles, con in mano il più importante premio televisivo, non è stato solo un attore di grande talento. È stato un gigante.
Tyrion Lannister adesso appartiene alla leggenda.
Chapeau, Peter Dinklage. E grazie di tutto.