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La puntata più controversa di Game of Thrones

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Quando si è trattato di portare sullo schermo violenza e scene esplicite, Game of Thrones non si è mai tirata indietro. Durante le otto stagioni in cui è andata in onda, la serie fantasy ha mostrato ai suoi spettatori alcuni dei momenti più disturbanti della storia recente della televisione, facendo della sua crudezza un marchio di fabbrica, della sua imprevedibilità uno dei suoi principali punti di forza. Eppure, arrivata alla sua quinta stagione, la produzione cult targata HBO ha commesso un passo falso che ha scatenato alcune tra le più feroci polemiche a cui la serie ha mai dovuto far fronte, scegliendo di rappresentare una scena di violenza sessuale su minore in maniera talmente grafica e disturbante da far insorgere un pubblico che gli autori pensavano essersi ormai abituato a tutto.

Stiamo parlando dello stupro di Sansa Stark da parte nel neo-marito Ramsey Bolton, avvenuto in Unbowed, Unbent, Unbroken, la sesta puntata della quinta stagione. La scena, considerata una tra le più controverse dell’intera serie, è stata accolta da un coro unanime di polemiche, tanto da parte del pubblico che della critica: Rotten Tomatoes, per esempio, ha definito la puntata in cui è inclusa “Non bilanciata nello storytelling e contenente brutalità non necessaria ed eccesiva, una visione disturbante per gli spettatori che tuttavia presenta alcuni elementi di evoluzione della trama che lasciano ben sperare per gli sviluppi futuri della serie”.

Se non fosse stato per la scena in questione, “Unbowed, Unbent, Unbroken” non sarebbe certo considerata una delle puntate più memorabili di Game of Thrones. L’episodio, inserito proprio a metà della quinta stagione, si dipana tra Braavos, la Baia degli Schiavisti, i Giardini dell’Acqua, Approdo del Re e Grande Inverno, mentre la maggior parte dei personaggi coinvolti nella puntata proseguono i viaggi intrapresi durante la stagione senza particolari svolte. Vediamo Arya Stark continuare il suo addestramento, Jorah Mormont e Tyrion Lannister cercare di raggiungere Meereen, Bronn e Jaime andare a prendere Myrcella a Dorne e venire catturati insieme le Serpi delle Sabbie, il tutto mentre ad Approdo del Re continua l’ascesa dell’Alto Passero. Eppure, la storyline ambientata a Grande Inverno, quella che vede protagonisti Sansa Stark, Ramsay Bolton e Theon Greyjoy/Reek, ha lasciato un segno talmente indelebile negli spettatori da essere spesso considerata una puntata spartiacque all’interno di Game of Thrones.

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È significativo il fatto che sia proprio Sansa, all’epoca non certo il personaggio più amato della serie, a essere al centro della scena più contestata della serie.

Unbowed, Unbent, Unbroken segna infatti il momento della perdita definitiva dell’innocenza in Game of Thrones, una fine che la straziante morte di Shireen Baratheon qualche episodio dopo non farà che ribadire. La serie HBO non si è mai trattenuta quando si è trattato di mostrare la violenza e il dolore di un mondo consumato dal potere, non risparmiando nulla nemmeno ai più giovani e innocenti tra i suoi protagonisti, vittime impotenti di giochi più grandi di loro, eppure nel sesto episodio della quinta stagione in qualche modo viene varcato un confine nuovo, una linea immaginaria che secondo il pubblico Game of Thrones non avrebbe mai dovuto superare.

Il problema nella messa in scena di un momento così disturbante e doloroso come quello della violenza subita da Sansa Stark è allora non tanto nella scelta narrativa di inserirlo nella trama, in quanto vedremo in seguito quanto le conseguenze dello stupro mettano in moto una serie di eventi fondamentali per l’evoluzione della serie, quanto piuttosto nel modo in cui è stato deciso di rappresentarlo. Allo spettatore non viene risparmiato nulla di quanto avviene nella notte di Grande Inverno: proprio come Theon/Reek siamo costretti ad assistere impotenti mentre Ramsay Bolton spoglia Sansa con la forza e la prende, mentre la ragazza piange distrutta dal dolore, vittima non solo di un pazzo sadico di cui è diventata proprietà, ma di un intero sistema che non ha fatto altro che gettarla in pasto ai suoi carnefici.

Se al momento della sua messa in onda Unbowed, Unbent, Unbroken è stata bersagliata dalle critiche per la rappresentazione grafica e sconvolgente della violenza subita da Sansa, la riflessione su questa stessa scena cambia parzialmente a posteriori, una volta conosciuta l’evoluzione della maggiore delle sorelle Stark nelle stagioni successive di Game of Thrones. Prima della sua notte di nozze Sansa è ancora, nonostante tutto, una bambina. Una bambina che ha affrontato il lutto, abusi di ogni genere e una solitudine straziante, ma pur sempre una bambina che ancora riesce a sperare. Nel momento in cui Ramsay Bolton la violenta, Sansa Stark muore e rinasce, la bambina sola e vittima di un mondo ancora più crudele di quanto si sarebbe aspettata nei suoi peggiori incubi soccombe e inizia a farsi spazio la regina disillusa, calcolatrice e combattente che giurerà di non aver mai più bisogno di nessuno.

“Imparo lentamente, è vero. Ma imparo” dirà Sansa alla fine della settima stagione, una frase che racchiude tutto il senso del suo percorso all’interno della serie, un percorso che svolta nell’esatto momento in cui riesce a trovare la forza di scappare dal matrimonio violento con Ramsey Bolton, lanciandosi nella neve senza guardarsi indietro.

Sansa Stark, la vittima, muore nel sesto episodio della quinta stagione di Game of Thrones. Dalle sue ceneri nasce una donna nuova, segnata a vita dagli abusi subiti, disposta a tutto per non essere mai più inerme davanti a nessuno.

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Alla luce dell’evoluzione a cui va incontro il personaggio di Sansa nelle successive tre stagioni di Game of Thrones, nonché considerando il destino che lei stessa riserverà al suo stupratore (e che inizialmente era stato pensato per essere rappresentato in modo ancora più violento, come vi abbiamo raccontato qui), la scena della violenza subita dal personaggio interpretato da Sophie Turner assume un significato diverso, quasi fosse la fine della serie HBO come l’abbiamo conosciuta.

Lo stupro di Sansa Stark rimane uno dei momenti più controversi della serie e la sua rappresentazione così grafica e violenta, persino secondo gli standard non proprio ortodossi di Game of Thrones, continua a dividere i fan, che tanto all’epoca della messa in onda di Unbent, Unbowed, Unbroken quanto in seguito alla conclusione della serie non hanno smesso di chiedersi se fosse davvero necessario mostrare sullo schermo una scena così traumatica per una parte significativa del pubblico della serie. La successiva nuova vita di Sansa, la vittima diventata regina, la bambina costretta a crescere, l’innocente trasformata in carnefice, costruisce un ribaltamento di prospettiva fondamentale di quanto mostrato nella sesta puntata della quinta stagione del fantasy HBO, che tuttavia non può e non deve essere visto come una giustificazione alla rappresentazione così grafica della violenza subita dal personaggio.

E così, anche con il senno di poi, Unbent, Unbowed, Unbroken rimane un episodio controverso e divisivo, poiché pur consapevoli della necessità dal punto di vista narrativo dello stupro subito da Sansa, la scelta consapevole di portarla in scena in un modo così disturbante non smette ancora oggi di suscitare più di una polemica sulla rappresentazione delle dinamiche di violenza e potere in televisione.

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