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La rivincita

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Il mondo di Game of Thrones non è mai stato un mondo facile. Nei lontani pezzi di terra fuori da Grande Inverno e nelle antiche dimore poste al di là di Approdo del Re, tutti combattevano per la sopravvivenza. L’Inverno stava arrivando e con lui, oltre al freddo e al gelo, gli Estranei cercavano nuove prede da sbranare per soddisfare la fame quieta per molti anni. Accanto ai confini aridi della Barriera, i Bruti amavano dettar legge con ogni mezzo a disposizione, anche il più brutale per l’appunto, e i vari confratelli sparsi per il continente solevano uccidersi tra loro per dominare quattro metri di distanza. Dall’altra parte del mondo la vita non era facile e la madre dei Draghi cercava il suo destino tra una guerra e l’altra, mentre la Barriera era uno dei posti più oscuri dell’universo.

Ma il mondo di Game of Thrones non era crudele soltanto in periferia, dove i banchetti pieni di cibi buoni e bevande prelibate erano soltanto un sogno, ma soprattutto a corte e in mezzo all’argenteria. Martin ha dato vita a un universo amaro quanto il caffè senza zucchero: Essos e Westeros, fuochi più che continenti, sono pieni d’odio. In Game of Thrones cresce odio ovunque, come il grano nei campi dove il sole sbatte più forte. E odio cresce soprattutto ad Approdo del Re, luogo simbolo del Trono che spinge gli uomini a commentare omicidi in nome di un potere tanto grande quanto lacerante. Qui il risentimento più atroce seguiva Tyrion Lannister dai tempi in cui vide la luce per la prima volta, quando le lacrime che adottano i bambini come strumento di comunicazione vennero spezzate dalla morte di sua madre. E così Tyrion ha dovuto subire le accuse di chi, come suo padre, attribuiva la scomparsa di Joanna alla sua venuta al mondo – Come se un dio crudele avesse deciso per lui. L’etichetta di assassino lo ha accompagnato fin quando assassino lo è diventato davvero, nel momento esatto in cui ha scelto di uccidere il padre per annientare una parte dei tanti pregiudizi che gli venivano lanciati addosso come pietre.

Tyrion è soprannominato Folletto dai tanti personaggi di Game of Thrones poiché affetto da nanismo, una sorta di pretesto per coloro che, accecati da odio, volevano attribuitigli le sembianze di un mostro. Ma Tyrion, spesso al centro delle accuse a palazzo, non è un mostro. Il più amato della famiglia Lannister dalla maggior parte degli spettatori è un personaggio positivo e piacevole, colui che ha stravolto e sbaragliato le gerarchie imposte dalla vita con l’uso di un’intelligenza fuori dall’ordinario. In fin dei conti Tyrion si è detto: come posso ribaltare una situazione sfavorevole sia sotto l’aspetto sociale che familiare? Come posso dimostrare agli altri che, pur partendo da una situazione di svantaggio, posso superare il nastro d’arrivo? La risposta non si è fatta attendere perché, con il tempo e il susseguirsi degli eventi, Tyrion ha scelto di vincere i nemici attraverso un grande senso dell’umorismo. Il fratello di Jamie e Cersei si è sentito un emarginato per buona parte della storia di Game of Thrones, ma non ha mai smesso di seguire la filosofia secondo cui l’unico modo per abbattere i pregiudizi è accettare la propria condizione. 

“Ti dò un consiglio bastardo. Rammenta sempre chi sei. Gli altri lo faranno. Fanne la tua armatura e non potrà essere usata contro di te.”

C’è un particolare di Game of Thrones con protagonista proprio Tyrion che riflette la sua bontà d’animo, e che mi preme ricordare in questa sede: Per volere di suo padre, viene costretto a sposare Sansa Stark. Il matrimonio dinastico gli permetterà di diventare lord di Grande Inverno, consegnando così il Nord ai Lannister. Durante la prima notte di nozze, il Folletto promette alla moglie che non la costringerà a consumare il matrimonio se non sarà lei a volerlo. Sansa, che disprezza Tyrion e teme che, in quanto Lannister, possa cercare di usarla per secondi fini, gli annuncia che non vorrà mai consumare il matrimonio. Tyrion accetta il volere della donna senza esitazione, e di fatto entra nel cuore di tutti noi, come quando ha accolto a braccia aperte Jon Snow: Tyrion simpatizza spesso per altri personaggi che partono nella corsa della vita con condizioni di svantaggio.

Tyrion ha subito diverse umiliazioni nel corso della sua vita, e una di queste è sicuramente quella legata a suo nipote Joffrey. Il figlio di Cercei fa mettere in scena un duello tra Joffrey e Robb Stark interpretato da due nani. Concluso lo spettacolo, Joffrey cerca di mettere ulteriormente in ridicolo Tyrion costringendolo a servirlo come coppiere, sentendosi di fatto in diritto di chiedere qualsiasi cosa e sottomettere chiunque. All’ultimo sorso di vino, tuttavia, Joffrey muore avvelenato e Tyrion viene così accusato di aver assassinato il re, venendo incarcerato nella Fortezza Rossa. Al processo sua sorella Cersei porta numerosi testimoni che accusano Tyrion di regicidio tra i quali anche la sua fidata Shae, ma come sappiamo non è stato Tyrion a uccidere Joffrey, e nonostante le vessazioni, non ha mollato di un centimetro. Alla fine, in Game of Thrones, quella recita tra nani, quella con cui Joffrey ha tentato di umiliare suo zio, è stata sostituita da una recita vera in cui Tyrion è il protagonista assoluto che guarda gli altri da una posizione privilegiata.

E se analizzassimo la storia di Game of Thrones in ogni particolare potremmo sicuramente affermare che questo suo modo d’essere, questo insieme di schiettezza e sarcasmo ha dato i suoi frutti: alla fine dell’ultima stagione di Game of Thrones, Tyrion è l’unico dei tre Lannister a essere sopravvissuto. 

Biancaneve, Peter Dinklage
Peter Dinklage come Tyrion

Tyrion, figlio di un dio minore e per una vita seduto al banco degli imputati, ha realizzato il suo sogno: quello di vincere con le proprie e uniche armi. Al di là di tutto e contro ogni limite.