La figura del villain, il personaggio malvagio per eccezione che si oppone all’eroe, è indispensabile alla trama di ogni buona storia quanto quella del protagonista positivo. Il villain, ossia il cattivo, è l’agente del male all’interno della trama, colui che spesso mette in moto il meccanismo narrativo con le sue azioni deplorevoli e discutibili. Il villain è l’altra faccia dell’eroe, il lato oscuro della storia e, nella stragrande maggioranza dei casi, il nemico da battere.
In Game of Thrones, però, questo concetto è molto sfumato.
Nella serie tratta dai libri di Martin, bene e male non sono due entità facilmente distinguibili. I personaggi, umani e imperfetti, riflettono tutti questa contraddizione. In ognuno di loro ci sono luci e ombre, propensione al bene e istinti malvagi. L’universo di Game of Thrones è complesso, sfaccettato e richiede una chiave di lettura diversa per ogni singolo personaggio.
Da un’attenta analisi, potrebbe risultare una lista piuttosto ampia e variegata di villain in Game of Thrones.
Ma a nessuno di loro può essere affibbiato il marchio di cattivo senza andarne a esaminare le più piccole sfumature, all’interno di un discorso molto più ampio e articolato. Un villain si differenzia da un altro per le motivazioni che lo smuovono, per il carisma, per il suo background psicologico e per l’effetto che suscita nello spettatore.
Joffrey Baratheon
Esistono, ad esempio, in Game of Thrones, personaggi autenticamente malvagi. Rientrano in questa categoria tutti coloro che compiono azioni riprovevoli per il solo gusto di farlo. Sadici e crudeli, sono quei villain che provocano indignazione e fastidio in chi guarda. La loro condotta non è giustificata da nessun particolare interesse, se non quello di causare dolore per puro divertimento. Capostipite di questa categoria di malvagi poco scaltri e assetati di sangue non può non essere Joffrey Baratheon.