Capitolo II
Intanto, oltre la barriera, Bran si apprestava ad imparare tutto ciò che c’era da sapere per prendere il posto del “Corvo con i tre occhi”.
– «Tutto ciò che abbiamo fatto finora mi sembra inconcludente, ho saltellato nel passato brancolando nel buio di una storia che continuo a non conoscere.», disse Bran estenuato.
– «E’ questo il tuo scopo: conoscere il passato per poter affrontare il futuro.», rispose il Corvo.
– «Lo spero…»
– «Sei pronto?»
– «A fare da spettatore passivo? Sì…», scherzò Bran mentre si trascinava di peso sui gomiti per arrivare ai rami del Corvo ed afferrando uno di questi. Le pupille di Bran sparirono nel bianco opaco delle sclere dei suoi occhi, prima di immobilizzarsi in un corpo smorto la cui coscienza era catapultata in un’altra dimensione.
Bran era ora nel passato, ai tempi della sovranità Targaryen del Re Folle, nell’enorme sala che presidia l’impetuoso Iron Throne, sul quale era seduto il corpo irrigidito ed allerta del Re.
– «Cosa ci facciamo quì?», esclamò sorpreso Bran.
Il Corvo non fece in tempo a rispondere, che l’attenzione di Bran si impegnò nella tenue voce di una delle guardie, che timidamente informava il Re: «E’ arrivato, mio signore.»
– «Che aspettate?», rispose indispettito il Re.
La porta si aprì, ed un uomo di importante statura, con un insolito abito color arancio ed una stempiatura che lasciava prevedere una calvizie varcava la soglia.
Bran osservava incuriosito.
– «E’ il momento di dare un senso al tuo lavoro, alchimista!», schiamazzò con ilarità il Re.
– «Come posso esservi utile, mio Re?»
– «Quanto largamente si estendono le tue conoscenze?»
– «Abbastanza oltre ciò che è comunemente conosciuto nelle terre di Westeros, mio Re.»
– «Abbastanza oltre la Barriera sarebbe meglio.», esclamò nervosamente il Re.
– «Non capisco, mio Re.»
– «Ho bisogno di un’arma che non conosce eguali, la potenza della chimica deve giacere in una rete di canali sottostanti la città.», spiegò convulsamente il Re.
– «Io non so se…»
– «E’ quello che farai, non è una richiesta.», disse interrompendo l’alchimista.
In un istante, Bran ritornò nel suo corpo, nel presente, conscio dell’esistenza effettiva del leggendario Altofuoco che, intanto, a King’s Landing era già “esploso nel suo esordio”, e consapevole delle origini di quest’ultimo.
A King’s Landing, la sala mortuaria emana un gelo di morte sterile come i corpi privi di vita che la presidiano.
Sulla destra, un tavolo di pietra vuoto spezza la drammaticità del quadro che vede gli altri tre tavoli allestiti di ripudiata morte.
Il secondo tavolo ospita la gola lacerata del disilluso Lannister.
Il terzo, l’addome ed il ventre sviscerati della rancorosa ed iraconda Regina.
Il quarto, il corpo niveo ed intatto del Re avvelenato.
Heisenberg spalanca gli occhi di scatto, e il suo respiro riprende repentinamente, quasi come dopo una lunga e sofferente apnea.
Si solleva col busto, rimanendo seduto sulla lastra di pietra. Si volta e nota i corpi di Cercei e Jamie, rimanendo attonito per qualche secondo, con l’ormai proverbiale nodo di gaudio alla gola che somatizza nei momenti in cui realizza la sua vittoria: «Ha… ha funzionato.», bisbiglia incredulo della candida perfezione nella riuscita del suo piano: «L’ha fatto davvero… ho… ho vinto!».
La miscela di curaro e fiori di mughetto aveva funzionato, permettendogli di inscenare la morte apparente che sperava l’avrebbe risparmiato dalla lama livorosa di Jamie durante la vendetta che avrebbe tagliato fuori dai giochi Cercei e, sperando nel migliore degli esiti, portato lo stesso Jamie ad un rassegnato suicidio o ad un’inevitabile detenzione.
Il redivivo della casata White esce dalla sala e si palesa al Consiglio Ristretto.
L’incredulità invade i presenti: «Non… non è possibile. Vi abbiamo visto morire, mio Signore.»
– «Non so cosa sia successo, è evidente che la dose che mi hanno somministrato non fosse letale a causa di un errore. So solo che ho bisogno di cure e riposo, ora.», sospira con celato piacere della menzogna Heisenberg.
Uscendo candido da una situazione che lo vedeva con le spalle al muro, Heisenberg mantiene per diritto la carica di Re, stavolta senza alcun granello di polvere sulla spalla.
L’ascesa è completata, il Re dei Seven Kingdoms ha compensato la propria avara ambizione.
Con un Impero al suo cospetto, ogni nemico debellato e la reputazione totalmente immacolata, pianifica l’ormai quasi imminente scontro definitivo con l’armata dei White Walkers, la cui minaccia risuona altisonante tra le voci terrorizzate dell’intero Regno. Ma il tempo passa e la nemesi si avvicina, ed i risultati nella ricerca di un contrasto efficace da parte di un Re che ha sempre saputo come ed in quale preciso momento attaccare il nemico di turno, sembrano blandi. Il tempo per creare un’arma è poco.
Oltre la Barriera, Bran si accorge del sonno profondo del Corvo, e nuovamente si trascina per agguantare uno dei rami e cadere nel coma apparente che lo porterà ad essere nuovamente spettatore passivo del passato, stavolta catapultandosi in una distesa di neve dai riflessi di bianco melliflui ed imbattendosi in un incontro con un White Walker, il cui tocco lo risveglia di colpo.
– «Ti ha toccato?», domanda il Corvo al ragazzo appena tornato nel suo corpo.
– «Non lo so, io…»
– «Ti ha toccato?»
Bran si scorcia le maniche con terrificante frenesia, osserva il braccio “marchiato” ed asserisce con orrore: «Sì».
– «Vuol dire che stanno arrivando, non c’è più tempo. É il momento che tu prenda il mio posto.»
– «Sono pronto?»
La risposta del Corvo lascia Bran impaurito e sbigottito: «No. Ma c’è un solo modo per fermarli. L’alchimista.»
I White Walkers si avvicinano minacciosamente alla tana del Corvo, e Bran non fa in tempo a chiedere spiegazioni che si trova catapultato nel passato, col Corvo al suo fianco, ai tempi della sovranità Targaryen del Re Folle, in una baracca fatiscente che ha l’aspetto di una bottega, con fiale ed ampolle riposte sugli scaffali di legno di cedro dall’odore stagnante.
– «Dove siam…», la domanda di Bran viene interrotta dal tintinnio di un campanellino che oscilla, mosso dalla porta della bottega che lentamente si apre.
A varcare la soglia è un ragazzotto in carne, con i capelli castani scomposti ed una veste logore che ne mostra le umili origini: «Willis!», si sente esclamare dalla rauca voce di un uomo che sbuca dal retro della bottega.
– «Ma… quello è Hodor?» chiede Bran al Corvo, alternando lo sguardo e muovendo il capo, in attesa di una risposta, tra il Corvo ed il robusto ragazzo.
– «Sì, è lui.», risponde il Corvo.
L’uomo sbuca dal retro palesando la sua figura: è Heisenberg, l’alchimista che Bran aveva conosciuto nei salti temporali precedenti. «Avrei bisogno di qualcosa per il dolore, gli intrugli della scorsa settimana sono finiti, mia madre sta peggiorando.», riferisce timidamente il giovane Hodor all’alchimista.
Nel presente, i White Walkers sono entrati nella tana. Uno di loro è di fronte al corpo in stato comatoso del Corvo, e senza esitazione lo trafigge con la sua fredda lama di ghiaccio, mentre il corpo di Bran giace sul carretto trasportato dal grosso Hodor e la tenace Meera. Percorrono il lungo corridoio e giungono ad una grossa porta che conduce all’esterno. Hodor la spinge con disumano vigore, la apre ed escono all’esterno, chiudendosi la porta alle spalle. Il grosso mastino si posiziona dinanzi all’enorme porta, cercando di bloccare l’orda di White Walkers posta all’interno di questa. Meera si allontana, intanto, portando in salvo Bran.
Nel passato, Bran ha lo sguardo attento sul volto di un Hodor ancora lucido e pieno di vitalità, quando improvvisamente un fascio di intangibili granuli nero opaco gli passano dinanzi al volto provenienti da destra. Gli occhi sgranati e la bocca semiaperta , con lo sguardo vacuo inchiodato dinanzi a lui sono sintomatiche della paura di voltarsi e scoprire che il Corvo, di fianco a lui, è svanito in un recente ricordo nell’esistenza, lasciando solo residui.
– «NON PUOI ANDARTENE!», urla con gli occhi annebbiati dalle lacrime. «NON SO COSA FARE! NON SO COSA FARE!»
I pugni chiusi sui fianchi stringono tanto da causare dolore, quasi come a lacerare i suoi palmi. Allenta la forza, cerca di rinsavire, e si sforza di riflettere crucciando le sopracciglia e stringendo tra i denti gli spasmi convulsi della rabbia mista a dolore. Poi capisce: “Ma certo, l’alchimia… è l’unico che può creare un’arma in grado di contrastarli.“, pensa. Sa che in qualche modo. evitando di svelare verità che lo renderebbero poco credibile, deve esortare l’alchimista a creare un’arma che se iniziata nel passato avrebbe il tempo di essere ideata e perfezionata; pronta nel presente.
In un attimo gli è tutto chiaro. Ha già testato la possibilità di influire dal passato, così fa il suo tentativo.
E ci riesce: entra nel corpo del giovane Hodor con l’intento di parlare all’alchimista.
– «Tutto bene, Willis?», pronuncia Heisenberg preoccupato, inclinando il capo e fissando Hodor, nel tentativo di una risposta sensoriale del giovane.
Bran realizza di essere trasmigrato e, ancora stranito, comincia a dialogare con l’alchimista: «Sì, sì… sto bene.»
– «Qualcosa per il dolore, dicevi, giusto?»
– «Sì, per il… no. No! Tu… tu conosci l’alchimia?»
– «E’ il mio lavoro, in un certo senso. Sì.», risponde incuriosito Heisenberg. «Ho il sospetto che sia una vocazione tramandata da generazioni.»
Bran riflette, col peso della fretta per gli avvenimenti che si stanno verificando, parallelamente, nel presente.
– «Non credi che, se ci fosse un fondo di verità, gli unici che potrebbero debellare la minaccia dei White Walkers sarebbero coloro che sono in grado di lavorare con l’alchimia?», esclama il ragazzo nell’ingenuo tentativo di allarmare Heisenberg.
– «Ha ha ha. I White Walkers? Sul serio, Willis? La tua considerazione mi lusinga, e penso lusingherebbe intere generazioni dell’antica casata White.»
Bran, attraverso il corpo pesante del giovane Hodor, si sente improvvisamente immobilizzato, come colpito da una rivelazione.
– «Cos’hai detto?»
– «Che sono lusin…»
– «No, riguardo le tue origini…», lo interrompe il ragazzo.
– «La mia casata? Non hai mai sentito parlare de “La grande estinzione”? E’ uno degli stravolgimenti epocali più misteriosi ed apocalittici di sempre. Riguarda la casata White.»
– «Ne ho sentito parlare, sì…» risponde il ragazzo prendendo tempo, mentre batte nervosamente l’indice sulla coscia nel riflettere: «Continua…»
– «Non se ne sa molto. Nulla, a dire il vero. Un’antica casata, conosciuta per essere l’origine dei più rinomati alchimisti della storia di Westeros, completamente svanita da un giorno all’altro, misteriosamente, lasciando le ‘Brethren Landings’, il nostro castello, divenire una landa desolata. Se mi chiedessero di scommettere dieci monete d’oro, direi che ci ha trasformati in polvere la stessa alchimia che ci ha resi noti. Non so come, sono l’ultima testimonianza della casata.», racconta tristemente Heisenberg, cercando di sdrammatizzare.
Un brivido percorre la schiena di Bran, le sinapsi cominciano ad indagare la memoria, i pensieri serpeggiano e, d’un tratto, una folata di terrificante calore bollente gli avvampa il volto: «Alchimia… trasformazione… White… Walker… White…» bisbiglia a sguardo basso, cercando conferme in se stesso.
– «Willis? Cosa stai farneticando? Wa..? Walter White?», chiede apprensivamente Heisenberg.
– «White… Walker… White…», continua a bisbigliare convulsivamente il ragazzo, masticando le parole.
– «Hey… rispondimi. Chi accidente è Walter White? Perché lo pronunci ora?»
Il tempo di alzare lo sguardo, ed il corpo di Hodor cede rovinosamente al suolo, causando il ritorno di Bran nel suo corpo. Hodor, da allora, non pronuncerà più alcuna parola se non appunto il buffo soprannome attribuitogli dai suoi amici da quel momento in poi, che diventerà il suo nome.
Nel presente, Bran rinviene, si risveglia dal coma apparente e, nella fuga, apprende la morte appena avvenuta del suo fido compagno d’avventura, sacrificatosi nel reggere la porta che bloccava i White Walkers intenti a raggiungerli.
– «Ora conosco la verità, Meera. Il Corvo non mi ha mandato lì per chiedergli un rimedio. So cosa dobbiamo fare, e dobbiamo farlo prima che diventi tutto inutile.», confessa Bran.
– «Dimmi solo in che direzione procedere, Bran, non abbiamo molto tempo.», risponde Meera con fiato affannoso, sforzandosi di trascinare la pesante carrozzina che trasporta il giovane Stark.
– «Dobbiamo avvisarli. Dobbiamo avvisarli prima che arrivino. Dobbiamo raggiungere la Barriera prima dei White Walkers.»
I White Walkers giungono maestosi alla barriera, con l’intera Night’s Watch schierata al loro fronte e pietrificata dal terrore.
Sull’apice della barriera, coperto dagli arcieri, c’è il Re Heisenberg intento a combattere, in prima persona, nella sfida definitiva.
Il gelo rallenta la circolazione ed è complice di un fievole coraggio di cui i Guardiani si sono orgogliosamente armati.
I secondi che precedono l’imminente ordine del Lord Commander, che da l’inizio allo scontro, sono di un freddo glaciale che brucia la pelle.
– «INCOCCARE!»
Gli arcieri si inginocchiano, pronti a rilasciare le frecce, e la figura di Re Heisenberg viene resa visibile all’esercito disteso fino all’orizzonte dei White Walkers.
– «NOOOOOO!», un urlo disumano squarcia il silenzio polare: è Bran che, trasportato da Meera, si vede scorgere da lontano, conscio di essere giunto in ritardo per rivelare la scabrosa verità sul Re di due eserciti.
Improvvisamente, l’esercito dei White Walkers sembra bloccato da un incantesimo.
Si inginocchiano, uno dopo l’altro, come per ordine di sudditanza, volgendo uno sguardo al loro Re della Notte, il redivivo della loro casata.
Volgendo uno sguardo ad Heisenberg.