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Il destino di Jon Snow è già scritto. Ed era sotto gli occhi di tutti

Game of Thrones

Ma arriviamo finalmente al destino imminente del nostro amato.

Ammettiamolo, Jon stava tirando un pochino troppo la corda con questa storia dei Bruti. Che fosse nel giusto o meno, doveva prima assicurarsi che i suoi uomini fossero dalla sua parte prima di andare contro ad una tradizione millenaria. Insomma, sei il più giovane comandante da secoli, hai vinto per un soffio, decidi di fare una mossa azzardata senza essere supportato e non pensi minimamente che possa avvenire un ammutinamento? Come al solito aveva ragione la povera Ygritte: “You know nothing Jon Snow”. Se la sua “morte” era perciò piuttosto prevedibile, altrettanto lo è il suo ritorno. Perché? I motivi sono molteplici ma tutti hanno una cosa in comune: le profezie.
Da Melisandre a Jojen infatti tutte le profezie fatte nei libri di Game of Thrones si sono rivelate veritiere. Non mi credete? Ecco un esempio concreto:
Ho sognato un lupo con le ali, tenuto prigioniero alla terra da catene di pietra grigia” raccontò Jojen. “Era un sogno dell’oltre, per cui so che è vero. Un corvo cercava di spezzare le catene con il becco, ma la pietra era troppo dura e il corvo riusciva solamente a scheggiarla.”
“E quel corvo…” Bran esitò. “Aveva tre occhi?”
Jojen annuì.” (Martin RR G., Il Regno dei Lupi, Mondadori, 2001)

jon e melisandreIl personaggio cruciale in questa questione è la cara vecchia Melisandre, tanto l’abbiamo odiata al rogo di Shireen, quanto penso l’ameremo nella prossima stagione. La sacerdotessa ha infatti una fissazione per il famoso Azor Ahai, che pensava essere Stannis, e il suo intervento sembra essere assolutamente necessario per la salvezza dei Sette Regni. Molti sono i personaggi principali che si contendono questo futuro ruolo ma uno dei maggiori indiziati sembra essere proprio il nostro Jon. La profezia recita infatti:

Negli antichi libri di Asshai sta scritto che verrà il giorno, dopo la lunga estate, in cui le stelle sanguineranno e il respiro gelido delle tenebre scenderà a incomberà sul mondo. In questa ora terribile, un guerriero estrarrà dal fuoco una spada fiammeggiante. Quella spada sarà la Portatrice di Luce, la Spada Rossa degli Eroi, e colui il quale la impugnerà sarà Azor Ahai reincarnato. E di fronte a lei le tenebre fuggiranno(Martin RR G., Il Regno dei Lupi, Mondadori, 2001)


Andiamo per ordine: la lunga estate è passata e, come ci è già stato più volte ripetuto, l’inverno sta arrivando. La spada di Azor Ahai ha il potere di sconfiggere “il respiro gelido delle tenebre”, Lungo Artiglio si è dimostrata fino ad ora una delle poche armi in mano ai protagonisti capace di uccidere gli Estranei, tuttavia la storia di questa spada fiammeggiante è molto più complessa di quella di Lungo Artiglio, Salladhor racconta infatti a Davos:

«Quella spada, amico mio, non è la Portatrice di luce

«Spada?» L’improvviso cambio di argomento mise Davos a disagio. «Quale spada?»

«Quella estratta dalle fiamme, ricordi? Gli uomini mi raccontano tutto, forse sarà per il mio sorriso accattivante! In che modo una spada bruciata aiuterà l’ascesa di Stannis?»

«Non una spada bruciata, Salladhor» lo corresse Davos. «Una spada che brucia.»

«Bruciata» insistette Salladhor Saan. «E tu, mio buon amico, sii grato che sia così. Conosci la storia di come venne forgiata la Portatrice di luce? Permetti che t’illumini. Era un’epoca il cui il mondo era avvolto in profonde tenebre. Per opporsi all’oscurità, un eroe deve avere una spada degna di un eroe, oh sì, una spada come non ne è mai esistita l’eguale. E così, per trenta giorni e trenta notti, Azor Ahai si sfinì nella forgia del suo tempio, creando dai fuochi sacri una lama prodigiosa. Calore e martello e piegatura, calore e martello e piegatura, oh sì, fino a quando la spada non fu finalmente pronta. Eppure, quando Azor Ahai immerse l’acciaio nell’acqua per temprarlo, questo si spezzò in mille frammenti. Essendo lui un eroe, non era certo tipo da lasciar perdere e andare alla ricerca di ottima uva come questa. Per cui ricominciò tutto dal principio. La seconda volta, gli ci vollero cinquanta giorni e cinquanta notti, e la nuova spada sembrava addirittura più prodigiosa dell’altra. Azor Ahai catturò un leone: intendeva temprare la lama immergendola nel cuore della fiera, ma ancora una volta l’acciaio andò in mille pezzi. Grande fu il suo disappunto e altrettanto grande fu il dolore, perché ora Azor Ahai aveva capito ciò che andava fatto. Per cento giorni e cento notti lui rimase curvo sulla terza lama, e quando i fuochi sacri l’ebbero portata al calor bianco, Azor Ahai chiamò sua moglie. “Nissa Nissa” le ordinò, perché quello era il suo nome. “Scopriti il seno, e sappi che ti amo più di qualsiasi altra creatura a questo mondo.” E lei obbedì. Perché lo fece non saprei dire, e Azor Ahai affondò la spada incandescente nel suo cuore pulsante. Si racconta che il grido di Nissa Nissa, un grido di angoscia e di estasi a un tempo, fu talmente terribile da aprire una crepa sulla faccia della luna. Ma il sangue di Nissa Nissa, e la sua anima e la sua forza e il suo coraggio, tutto questo penetrò nell’acciaio. Tale è la storia di come venne forgiata la Portatrice di luce, la Spada rossa degli eroi. E ora, mio cavaliere, comprendi ciò che intendo? Sii grato due volte che è solo una spada bruciata quella che sua maestà ha estratto dalle fiamme. Troppa luce fa male agli occhi, amico mio, e il fuoco brucia.»

 (Martin RR G., Il regno dei lupi, Mondadori, 2001)

Tenendo conto del fatto che ormai il grande amore di Jon, la sua Nissa Nissa, è ormai cenere, difficilmente questa parte della leggenda si ripeterà. Tuttavia anche Jon ha tradito Ygritte, decidendo di tornare tra i Corvi e causandone indirettamente la morte. Ha messo da parte l’amore per fare posto al dovere, proprio come nella leggenda. Grazie a queste parole di un’altra cosa possiamo essere certi: Stannis non era Azor Ahai. Il sacrificio fatto per forgiare la spada era troppo debole, ce lo dimostra anche il mitico Maestro Aemon che, essendo cieco, la confonde per una spada qualunque dato che non emette alcun calore.jon and ygritteFrecce incendiarie sibilavano verso l’alto, lasciandosi dietro delle scie rosse. Confratelli spaventapasseri rotolavano giù, con i loro mantelli neri infuocati. “Snow” urlò un’aquila, mentre
i nemici risalivano rapidamente il ghiaccio come ragni. Jon indossava un’armatura di ghiaccio nero, ma la lama che aveva in pugno era rosso fiamma. Quando i non-morti raggiungeva­ no la cima della Barriera, Jon li scaraventava di nuovo giù a morire una seconda volta. Uccise un uomo dalla barba grigia
e un ragazzo glabro, un gigante, un uomo macilento con i denti limati e una ragazza con folti capelli rossi, Ygritte, ma la riconobbe troppo tardi. Era svanita con la medesima rapidità con cui era apparsa.” (Martin RR G., La danza dei draghi, Mondadori, 2012)

Questo è un sogno che fa lo stesso Jon all’alba della battaglia contro i bruti

Quando la rossa stella sanguinerà e le tenebre s’addenseranno, Azor Ahai rinascerà tra il fumo e il sale per risvegliare i draghi dalla pietra.” (Martin RR G, Tempesta di Spade, Mondadori, 2002)

Per lungo tempo queste parole sono state associate a Dany, ma insomma, quando mai leggere una profezia è stato così semplice? Tutto sembra indicare lei: la cometa rossa sanguinante sembra simboleggiare perfettamente i colori e il motto di casa Targaryen, è letteralmente rinata dal fumo del fuoco e ha risvegliato i draghi.

Eppure anche Jon rispetta tutte le condizioni, nel momento esatto del suo tradimento tre cose vengono chiaramente descritte: il fatto che la sua ferita fumi a causa del calore del sangue a contatto con il freddo della Barriera, le lacrime salate di Bowen Marsh (personaggio tagliato per fare posto ad Olli, che anche nella serie piange) e il simbolo impresso sulle vesti di Ser Patrek: una stella rossa.

Possibile che questi dettagli siano stati messi a caso? Assolutamente no. Per quanto riguarda i draghi sappiamo quasi per certo che in Jon scorre sangue di drago, perciò dovrà probabilmente domare uno dei draghi che ormai Dany ha perso.

“Prego di avere un’apparizione di Azor Ahai, e R’hllor mi mostra solo neve” (Martin RR G., I fuochi di Valyria, Mondadori, 2012)

Ma questo è il vero colpo di grazia, Melisandre ce lo dice chiaramente: quando chiede al dio visioni riguardo ad Azor Ahai vede solo Snow. Questo punto non ha bisogno di essere spiegato. Il fatto che Melisandre si trovi alla Barriera nel momento del tradimento di Jon è un segnale chiaro del fatto che, finalmente, anche lei ha messo insieme i pezzi. E se Beric Dondarrion è rinato ben 7 volte grazie al bacio di Thoros, che non era oltretutto un tipo al 100% devoto come Meli, perchè non Jon? Rinascendo potrebbe letteralmente reincarnare Azor e non sarebbe più legato ai Guardiani della Notte (il giuramento recita infatti: “Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte.” ).beric-and-thorosQuesta teoria sembra essere la più plausibile, ma non è la sola ad aver accattivato i fan: se da una parte infatti ci immaginiamo un Jon fiammeggiante, dall’altra lo vediamo in vesti molto, molto più fredde.

Molti fan trovano la teoria di Melisandre poco concreta, soprattutto sul frangente spada fiammeggiante, e hanno perciò trovato altre due soluzioni. Alcuni pensano che Jon si risveglierà come Estraneo, senza mantenere alcun ricordo della sua vita precedente, e che sarà lui a guidare l’esercito di non-morti contro i draghi di Dany, portando così a compimento il titolo “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”.jon e spettroAltri invece hanno in mente un futuro ben diverso per il bastardo di famiglia Stark. Il prologo di “A dance with Dragons” viene dedicato completamente alla storia del bruto metamorfo Varamyr Seipelli il quale, ormai in fin di vita, usa le sue ultime forze per trasferire il suo spirito nel suo lupo, in modo che soltanto il suo corpo muoia, ma non la sua anima. In molti si sono chiesti perché Martin abbia deciso di dedicare così tanto spazio per spiegarci il destino di un personaggio assolutamente inutile, la risposta che molti si danno è la seguente: ci ha dato una speranza per Jon. Nei libri infatti Jon, come tutti i fratelli Stark, in quanto metamorfo è capace di “entrare nella pelle” di Spettro: il fatto che l’ultima parola che è riuscito a sussurrare prima di morire sia proprio il suo nome ha fatto insospettire molti fan. Che l’ultimo tomo sia davvero un cerchio che si chiude? Comincia e si conclude con la morte di un metamorfo, la naturale deduzione è che entrambi abbiano avuto un destino simile. Dopo la scena della presunta morte nella serie alcuni si sono aggrappati perfino alla forma di lupo che il sangue di Jon assume colando.

Queste due teorie, pur essendo state in voga per anni, sono state tuttavia recentemente smentite dalle foto rubate dal set della nuova stagione che vedono Jon Snow sul campo di battaglia con l’armatura degli Stark.

L’opzione più plausibile resta perciò quella che vede Melisandre protagonista del salvataggio del ragazzo, risvegliandolo grazie al suo bacio infuocato. Un’ ultima domanda resta perciò irrisolta: Jon è Azor Ahai o la sacerdotessa ha sbagliato ancora? A questo le profezie non possono ancora rispondere purtroppo.

Oppure Martin ci ha preso tutti in giro ed è vermante morto. Questo è Game of Thrones: TUTTO è possibile.

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