Jaime Lannister è probabilmente il personaggio che più di tutti ci ha fatto dubitare della nostra moralità. In questi sette anni ci ha confuso costantemente in una continua altalena tra il male e il bene.
Che cosa sono male e bene nelle dinamiche di Game of Thrones? Come uno specchio della nostra società, anche Game of Thrones relativizza continuamente quelli che dovrebbero essere concetti cardine su cui per secoli l’essere umano ha filosofeggiato. E Jaime Lannister ne è l’esempio più lampante.
Quando l’abbiamo conosciuto l’abbiamo odiato. Profondamente. Dopotutto è partito tutto da lui e dalle cose che farebbe per amore.
Quando l’abbiamo visto spingere Bran Stark giù dalla Torre Spezzata non abbiamo avuto dubbi: Jaime era un cattivo.
E invece ci sbagliavamo alla grande.
L’evoluzione del suo personaggio è stata tra le più dinamiche e interessanti all’interno di Game of Thrones, ma è stata anche quella che più ci ha sconvolto, costringendoci volenti o nolenti a rivedere la nostra scala di valori.
Jaime Lannister è lo Sterminatore di Re, colui che ha tradito il suo voto macchiandosi di regicidio. Ha tentato di uccidere un ragazzino e ha procreato con la donna con cui ha condiviso il grembo materno. Inoltre ha fatto fuori mezza guardia di Ned Stark (qui la lettera di Jon a suo padre) durante la prima stagione, ferendo gravemente anche il nostro beniamino. Era un arrogante figlio di papà, che rappresentava perfettamente lo stereotipo del biondo superficiale e tendente al bullismo.
Poi è successa la guerra. E la guerra è in grado di cambiare un uomo profondamente. Tuttavia, quanto nel caso di Jaime Lannister possiamo dire che sia cambiato e quanto, in realtà, è stato svelato?
Certamente durante il suo anno di prigionia ha avuto modo di maturare, di guardare il mondo da un’altra prospettiva, ma in fin dei conti ciò che più ci ha permesso di conoscerlo è stata la figura di Brienne di Tarth. È come se con lei avesse avuto finalmente modo di calare la maschera, di essere semplicemente se stesso, soltanto Jaime, mettendo da parte tutto ciò che la sua casata comporta.
E Jaime è colui che sì ha ucciso un re, sì, si è macchiato di alto tradimento, tuttavia non sarebbe stato un tradimento più grande obbedire a quell’ordine?
Il grande guerriero Jaime Lannister ha perso una mano (in perfetto stile Jedi), e con essa ha in un qualche modo perso quel personaggio che era tenuto a interpretare. Non è più il grande guerriero, ma piuttosto un eroe spezzato che può finalmente cedere al suo lato umano tra le braccia di una donna per cui non deve essere nient’altro che se stesso.
Ed è questa la grande magia che compie Brienne di Tarth. Una donna del genere come potrebbe mai significare qualcosa per uno come Jaime Lannister di Castel Granito? Lei è mascolina, ben lontana dall’immagine di una dama altolocata. È grezza, grossolana, veste in armatura e anche il suo modo di fare non è né femminile né simpatico né particolarmente accattivante. Brienne è una donna che si è rassegnata al fatto di non poter essere pienamente una donna se vuole avere soddisfazione nella vita. Brienne si è arresa a modo suo al mondo di uomini in cui è costretta a vivere. Tuttavia arresa non significa sottomessa.
Non potendo essere felice nei ruoli femminili, ha deciso di condurre la vita che voleva fregandosene dei pregiudizi e delle difficoltà in cui sarebbe necessariamente dovuta incorrere, diventando la donna guerriero di cui Xena non potrebbe che essere orgogliosa.
Brienne è in fin dei conti l’esatto opposto di Cersei Lannister, e come la seconda rappresenta la condanna di Jaime, così la prima potrebbe essere la sua salvezza.
Ma può esserci salvezza nell’immediato futuro di Jaime Lannister?
Ci mancano due stagioni, ma la sensazione pregnante è che questa settima stagione rappresenti la resa dei conti nella contesa del Trono di Spade, e il ruolo di Jaime sembra essere sempre più fondamentale.
Per chi non lo sapesse, Maggie La Rana, all’interno dei romanzi, aveva predetto la morte di Cersei aggiungendo un dettaglio fondamentale di cui all’interno della Serie ci hanno tenuto all’oscuro. Cersei è destinata a essere assassinata dal suo valonqar, “che le avrebbe stretto le dita intorno alla gola”.
Il valonqar in antico valyriano significa fratello minore. Ovviamente il sospettato numero uno è Tyrion che ha ben più di una ragione per voler morta la sua cara sorella maggiore, e potrebbe effettivamente decretarne la fine con l’aiuto della regina più giovane e bella “che problemi non ha”, magari mettendo in atto proprio una strategia militare nella zona delle Dita. Tuttavia un altro fratello minore fa parte dell’equazione: Jaime è il gemello di Cersei, nato dopo di lei di qualche minuto, e ben sappiamo che ha una certa dimestichezza con sovrani folli e alto fuoco. Per di più non dobbiamo permetterci di dimenticare quell’ultimo sguardo che chiude la sequenza di Approdo del Re della sesta stagione.
Jaime è appena rientrato a casa per ritrovarsi la città devastata e sua sorella incoronata Regina dei Sette Regni. Della serie che non può mollare le redini un attimo che subito succede un macello. In ogni caso quello sguardo esprimeva disapprovazione e al contempo estrema preoccupazione.
Jaime ama Cersei, di un amore malato probabilmente, ma la ama dal più profondo di se stesso, senza limiti o cognizioni: tuttavia qual è il prezzo da pagare per tutto questo amore? Ha visto morire tutti e tre i suoi figli, ha tenuto tra le braccia il corpo di quella bambina, ormai donna, che ebbe giusto il tempo di chiamarlo padre, prima che le serpi le strappassero dal petto il suo ultimo soffio di vita. Ha visto guerre e prigionia, ha provato sulla propria pelle la crudeltà di quel mondo che sua sorella e suo padre avevano contribuito a creare. E ora avverte nella pelle che la fine è vicina.
Finalmente ha compreso che quello degli Stark non è solo un motto, ma una promessa. L’Inverno è arrivato, e in un mondo che vede luce e oscurità schierarsi su due fronti, le sfumature di grigio non possono più esistere.