Per loro stessa essenza le parole che seguono saranno ricolme di spoiler eccezionali, nonché di molta fantasia e di quel pizzico di leggenda che rende il tutto più interessante. Perciò, se non avete ancora visto la sesta stagione di Game of Thrones correte ai ripari e tornate al più presto.
Mio caro Jon Snow,
Immagino quante domande ti affollino la mente. Ti immagino essere cresciuto con il dubbio costante sulla mia identità e di conseguenza sulla tua. Non conoscere la propria origine significa avere un pezzo mancante, un vuoto incolmabile che ci si porta dietro come una maledizione.
Ho fatto promettere a tuo zio Ned di non rivelarti mai la verità, perché essa sarebbe potuta costarti la vita, e fidati, io so bene di che rischio sto parlando. Forse abbiamo sbagliato, ma condannarti a un’esistenza illegittima ci sembrava una prospettiva migliore rispetto a quella di perderti tra le mani dell’uomo che diceva di amarmi.
Ad un certo punto, però, qualcuno dovrà pur spiegarti le cose come sono andate, restituirti un passato per affrontare il futuro che ti aspetta.
La concatenazione di eventi che ha portato alla tua nascita è la stessa che ha portato alla furia di Robert ed alla fine del re Folle: eravamo giovani, guidati dalla passione, dal coraggio e dall’amore, incapaci di comprendere le conseguenze delle nostre azioni. Ma dopotutto era un mondo diverso. La nostra vita era fatta di tornei, canzoni e leggende.
La tua storia, piccolo mio, inizia quando in questo mondo c’era ancora spazio per gli eroi, sebbene l’ultimo sia morto là, al Tridente, e con lui ogni speranza.
Era l’anno della falsa primavera. Lord Whent indisse un grande torneo ad Harrenhal, nella Terra dei Fiumi. Sarebbe stato il più grande torneo di tutti i tempi: per una settimana i più valorosi cavalieri del Continente Occidentale si sarebbero affrontati in duelli con la spada, gare a cavallo, tiro con l’arco e canto. Ed io sarei voluta essere tra quei cavalieri. Non mi interessava mescolarmi tra le dame di corte, il cui unico obiettivo era ricevere la corona di virtù e bellezza dal vincitore del torneo. Non mi sono mai sentita alla loro altezza: per qualche ragione io non ero come loro. Probabilmente se lo fossi stata la mia vita sarebbe stata molto più semplice, ma tu non saresti mai nato.
Rhaegar Targaryen mi venne a cercare, o meglio, venne a cercare il Cavaliere dell’Albero che Ride. Alcuni scudieri avevano maltrattato Howland Reed, alfiere di mio padre e mio amico, e nessuno aveva intenzione di fare giustizia, né lui né i miei fratelli.
Una donna non dovrebbe indossare un’armatura, né impugnare una spada, ma se lo fa deve vincere.
L’obiettivo era solo riscattare l’onore di Howland, far punire quei tre scudieri, e poi sparire come se il Cavaliere dell’Albero che Ride non fosse mai esistito. E così feci. Ero una donna del Nord, forse non proprio la nobildonna che mio padre avrebbe desiderato, ma decisamente brava a cavalcare e tirare di spada, e soprattutto a far perdere le mie tracce. Ma Rhaegar mi trovò.
Il re temeva che il cavaliere misterioso fosse un sicario mandato ad ucciderlo, quindi puoi immaginare la reazione del principe quando si trovò nel bosco, davanti a una ragazza intenta a svestirsi da un’armatura. Come tutte, ero affascinata da quell’uomo enigmatico: il grande cavaliere dal sangue di drago poteva cantare un canzone tanto intensa da riempire di lacrime gli occhi di decine di dame, e di amore il freddo cuore di una donna del Nord.
Rhaegar mantenne il segreto, ma da allora in poi la nostra vita sarebbe cambiata per sempre.
L’amore non si programma. Non si può decidere di chi innamorarsi, accade e basta, e devi pregare gli dei che quella sia la persona giusta. Rhaegar non era la persona giusta per me, né io lo ero per lui. Io ero promessa a Robert, mentre lui era sposato con Elia Martell, ed a suo modo so che teneva a lei.
Quello che accadde tra me e Rhaegar, però, non era controllabile, né gestibile. Era troppo grande per noi e finì per distruggerci.
Qualche mese dopo scoprimmo le conseguenze della nostra follia. Erano in gioco la vita, l’onore, e inconsapevolmente anche qualcosa di molto più grande, ma quando dissi a Rhaegar che ero rimasta incinta sembrava che niente di tutto ciò gli importasse. Forse non si rendeva conto, o forse quella maledetta profezia l’aveva fatto completamente ammattire. In ogni modo mi impedì di compiere un gesto dettato dalla paura e dalla disperazione. Insieme ad Arthur Dayne e Oswell Whest mi portò via in gran segreto. Ci rifugiammo a Dorne, alla nostra Torre, la Torre del nostro amore, la Torre della nostra gioia più grande: tu, mio piccolo Jon Snow.
Siamo stati degli stupidi a credere che fuggendo dal mondo, questo non ci avrebbe inseguiti. Sulle sue spalle poggiava l’equilibrio di tutto il regno, e sapeva bene che suo padre non era più in grado di sedere sul Trono di Spade.
Fu la guerra.
Continuava a ripetermi che sarebbe andato tutto bene, ma in cuor mio sapevo che mi stava nascondendo la drammaticità della situazione. E intanto tu crescevi dentro di me, figlio mio, e il giorno della nascita si avvicinava.
Arrivò Gerold Hightower a decretare la fine del sogno. Il re l’aveva mandato a cercare tuo padre: il regno e i Targaryen avevano bisogno del loro principe. Ma anche noi ne avevamo bisogno. Forse, se non fosse partito, tutto questo non sarebbe mai accaduto. Forse saremmo ancora insieme e saremmo una famiglia. Lo pregai di rimanere, mi buttai in ginocchio disperata alla sola idea di poterlo perdere.
«Non temere mio amore, mia vita, mio tutto. Il drago avrà sempre tre teste, e se anche io perissi nostro figlio vivrà, e riporterà la speranza nel ghiaccio e nel fuoco».
Quelle parole ancora mi rimbombano nella mente. Ricordo il modo in cui mi baciò la fronte. Qualcosa nel profondo mi disse che quello sarebbe stato un addio, ma sul momento non potevo e non volevo abbandonare la speranza. Lo amavo e tu, bambino mio, sei il risultato del più grande amore che possa mai essere concesso a due persone.
La vita è ingiusta, ma questo l’avrai già capito. Immagino le difficoltà che hai dovuto affrontare, e so bene a che cosa ho costretto mio fratello con questa promessa. Vorrei aver avuto il tempo di trovare una soluzione migliore. Vorrei che l’amore della mia vita non fosse stato ucciso in una pozza di rubini e sangue. Vorrei non essere morta, e aver avuto la possibilità di vederti crescere e diventare un uomo. Ma sul passato non ho alcun potere, l’unica cosa che ci resta è il futuro.
Tuo padre era convinto che dalla nostra unione sarebbe nato il prescelto, la terza testa del drago, colui che nel Lungo Inverno avrebbe portato la spada di luce.
Io non so niente di tutto questo, ma una cosa la so: tu sei figlio del ghiaccio e del fuoco.
Il coraggio di Rhaegar scorre nelle tue vene come puro fuoco e il mio amore, Jon, ti accompagnerà in ogni momento, in ogni istante, e quando l’Inverno arriverà ti prometto che io sarò con te.
Ti abbiamo amato, Jon, prima ancora che tu nascessi, e in questo amore trova il coraggio di compiere il tuo destino.
Ti prego di trovare nel profondo del tuo cuore la forza di perdonarmi per ciò che ti ho fatto. Perdonami per ogni volta in cui ti sei sentito perso, solo o abbandonato.
E soprattutto perdonami per questa lettera mai scritta…
Con tutto l’amore di una madre mai conosciuta,
Lyanna.