Saluti a te, sorella.
O forse dovrei rivolgermi a te, Cersei, come Regina dei Sette Regni? No , non lo farò. Sai bene quanto io disprezzi le etichette (e lo sappiamo anche noi, ndr). Non ne sono mai stato estraneo, e certo non te ne darò una che non ti appartiene. Ti conosco sorella, e le mie parole, proprio come la vista di questa lettera, non ti daranno certo un motivo per gioire. Ma come hai tenuto più volte a ricordarmi, non lo sono neanche io, dunque non posso certo biasimarti.
Ti ho disprezzato in molti modi, Cersei, ma non ho mai negato la tua ammirabile caparbietà e ferocia. Il tuo odio nei miei confronti, anche quello ho sempre compreso. Non che fosse difficile vederti, sorella, bisognava solo avere una buona vista. E quella non mi è mai mancata, sfortunatamente per te.
Hai indossato una corazza d’oro e di cristalli, con la quale hai cercato di adornare il tuo corpo. All’occorrenza usata come una spada, che hai usato per ferire chi ti stava intorno. Ma non posso certo incolpare solo te, i Lannister hanno sempre amato il proprio riflesso. Il motivo per cui, certo, Jaime è stato sempre così colpito dalla tua bellezza e alla fine ne è stato incatenato.
Uno specchio nello specchio, non lo trovi divertente, sorella? Scommetto di no. Ma per me lo è molto, credimi.
Il vento porta spesso solo disagi e problemi, ma almeno per me si è rivelato un fedele amico. Mi ha portato notizie dai Sette Regni, notizie di morte e di rinascita. E di una Regina che, caduta in disgrazia, ha trascinato con sè anche il resto del mondo. E ora è pronta a vederlo bruciare. La maschera è caduta, Cersei, non ti senti forse più leggera?
Sai bene che avresti corso un grosso pericolo nell’esporti così tanto, ma era necessario. Il tuo potrà anche apparire come un banale scudo, ma per te era certo molto di più. Uno scudo e una corazza sono fatti per proteggere, da entrambe le parti. Il tuo modo di vivere è sempre stato più simile ad una gabbia. Hai mai visto la vera te stessa, sorella? Nemmeno Jaime ci è mai riuscito, per quanto ti fosse vicino. Ma spero che tu non debba mai averne l’occasione. Io stesso ho solo visto una parte di quello che sei, e quel che ho visto dietro le sbarre non era certo umano.
Ho imparato dalla migliore a indossare una corazza, sorella. La differenza tra i fratelli Lannister era in realtà molto semplice. Cersei l’ha dovuta tessere intorno a sè e ha dimostrato molta capacità. Il nano invece l’ha avuto in regalo, come un ultimo dono prima di essere scaraventato nel mondo reale. Un vantaggio non da poco, quando intorno a te c’è solo mortale bellezza.
La tua immagine è stata riflessa per molto tempo in una cornice d’oro, sorella. E nell’ammirarti e farti ammirare hai sempre cercato di adombrare la mia, al tuo fianco. Che pena la tua, Cersei. Vedere l’immagine dei Lannister privata del viso di nostra madre, per lasciare spazio solo a quello di un ripugnante essere.
Un mostro, nel tuo mondo d’oro. Un’erba cattiva nel tuo giardino rigoglioso. Fin da piccoli non hai mai sopportato la mia esistenza, nemmeno il sentire il mio nome. Avresti voluto farmi a pezzi, dicevi, come io avevo fatto con tua madre. Dimenticandoti, o volendo forse dimenticare, che era anche la mia. In fondo, meno legami avresti avuto con me, più la tua vita sarebbe stata dorata, no?
Mi hai odiato e mi odi, sorella. E, credimi, mi sono odiato anch’io per molto tempo. So quanto ti fa piacere sentire queste parole, anche se sono solo scritte su pergamena, e non pronunciate da tuo fratello, inginocchiato e sanguinante davanti a te, come sarebbe dovuto essere da molto tempo. Non è forse arrivata l’era della grande Cersei, la Lannister che dominerà i Sette Regni? Colei che siede sul Trono di Spade, la Regina? Solo io e Jaime ricordiamo chi sei stata, sorella.
Sei stata la sposa di Robert Baratheon, la sorella del proprio amante e sei stata madre. Una Lannister, e una sorella, una figlia d’oro, l’oggetto di molte ballate d’amore.
Quando è arrivata la vera Cersei, sorella? Quando le sbarre della prigione d’oro in cui avevi rinchiuso te stessa si sono piegate? Forse quando l’Alto Passero ti ha rinchiuso in una cella buia e sporca, costringendoti ad affrontare te stessa. Quando, colpita da torture e ingiurie sentivi sotto la tua pelle ribollire il sangue, quando sentivi il tuo corpo ribellarsi e trattenersi dalla voglia di farli a pezzi. Tutti, uno dopo l’altro. Sporchi, senza pudore, che ti urlavano contro e ti maledicevano, come se poco tempo prima non avessero avuto neanche il coraggio di alzare la testa in tua presenza.
Non mi sono mai pentito di aver lasciato Approdo del Re, ma non mi sarei mai sottratto a quella scena.
Ma ti conosco bene, sorella. Sei un’anima fin troppo crudele e spietata per aver deciso di rivelarti solo per questo. So bene cosa ti ha spinto ad aprire la gabbia. Ho compreso più di una volta le tue decisioni, sorella, ma non questa. Essere madre era l’unica cosa, l’unica qualità, l’unico segno della tua umanità. L’unica tua buona azione che avessi compiuto nella tua esistenza. Amavo i miei nipoti, Cersei, anche se tu certo non lo desideravi. Non sai quanto ho sognato di poterli salvare un giorno, da te. Ma tutti i miei sogni e pensieri, i miei piani, sono stati inutili. So che è stato quello il momento, sorella.
L’attimo in cui anche il tuo ultimo, fragile muro si è infranto in mille pezzi, e tra te e il mondo non ci sarebbe stato più nulla a dividervi. La tua immagine è lentamente sbiadita, sorella. Sei sempre stata brava a nascondere le tue crepe, compreso me. Ma è arrivato un momento in cui il tuo castello ha cominciato a cedere dalle fondamenta, in cui il vetro si è fatto opaco, e l’oro sempre più bruno. E quando Tommen è caduto, lo hai fatto anche tu.
Non essere meravigliata, so molto più di quello che ti farebbe piacere. Dopotutto non sto scrivendo per portarti delle liete notizie. Sei arrivata alla fine, sorella. Non ci sono più giochi da giocare, ormai. Nessun mondo senza di me da immaginare, nessun ballo, nessuna gara, nessun canto dei Lannister da ricordare.
Hai spazzato via tutto, compresa se stessa. E quel che ne è rimasto è una Regina sul Trono.
O questo è quel che credi tu, sorella. Hai sempre voluto dimenticare la mia presenza, ma adesso sai quanto sia stato un errore. Perchè l’odio con cui mi hai investito, le parole cattive uscite da quella bella bocca, mi sono state d’aiuto. Ed è grazie a te che ho potuto guardare avanti, senza rivolgere i miei occhi ad un passato che mi avevi fatto così tanto disprezzare.
Ti ringrazio, sorella, sei stato il veleno più buono che potesse mai colpirmi. Ormai sei scesa tra mortali, tra le creature così orribili della Terra, come me. E, arrivata al mio livello, ti posso finalmente guardare negli occhi, quelli che so essere veri. Grazie per questa occasione, sorella. L’ho attesa per tutta la mia vita, e non mi hai deluso.
Sono diventato il mostro che tu hai sempre pensato fossi. Ma questa volta non sono da solo, sorella, tu ormai mi sei vicino. Grazie, Cersei Lannister, perchè il tuo regno crudele permetterà anche al Trono di cambiare forma. Il vento dell’Est si è alzato, e anche io, e portiamo insieme promesse di guerra.
Forse non avrò la soddisfazione di vederti per l’ultima volta, e osservare la sconfitta nel tuo sguardo prima che si appanni per sempre. Non sarà necessario certo. Il tuo sguardo morente io l’ho già visto, quando ho ucciso nostro padre, nell’esatto modo in cui si meritava di morire.
Forse le nostre forze si scontreranno solo in battaglie sanguinose, nell’abbattersi delle spade sulle armature e nelle carni di altri. Anche se me ne vanto spesso, non conosco nulla del futuro, sorella. Ma proprio come te, ho sempre avuto una fervida immaginazione. Quel che so per certo è che, quando la tua caduta arriverà, il tuo riflesso finalmente creperà del tutto, e sarai colpita dalle sue schegge avvelenate. Sarà cruenta e feroce come solo tu sei stata. E quando sarai caduta, sorella, vedrò il tuo posto occupato dal legittimo erede.
La tua fine è vicina, Cersei. Sta arrivando veloce, spinta dal vento. E sarà una fine tra il ghiaccio e il fuoco.
Tyrion della Casa Lannister, Primo Cavaliere