Il Trono di Spade è stata da molti definita negli ultimi anni la serie fantasy per eccellenza; tuttavia, chiunque guardi la trasposizione televisiva della saga di George R.R. Martin si rende immediatamente conto che il realismo è un importante e fondamentale protagonista: anzi, a dirla tutta, osservando soprattutto le prime 3 stagioni, sembra di assistere ad una serie di genere drammatico che ha anche caratteristiche di fantasy.
Si inizia ad avere una percezione diversa fra la 3ª e la 4ª stagione: gradualmente infatti veniamo coinvolti sempre più nel filone dedicato agli Estranei e in quello della Barriera e al di là della Barriera. L’apice è in questo caso raggiunto dalla nota battaglia della quarta stagione, in cui vediamo, nel fantasy più totale, giganti che cavalcano Mammut. Tuttavia, fino a questo momento compreso potremmo tranquillamente dire che l’importante ruolo del fantasy era tutto sommato confinato a quei precisi filoni, a cui si aggiungeva (abbastanza saltuariamente e comunque in maniera blanda) quello di Brandon Stark. Con il senno di poi possiamo certamente affermare che lo sviluppo di queste due stagioni ha rappresentato l’inizio di una svolta, che crescerà lentamente nella quinta stagione e esploderà nella sesta (e siamo ancora alle prima due puntate!).
La diversa e sempre maggiore presenza del fantasy nel Trono di Spade è deducibile soprattutto dall’influenza che comporta nelle varie storie; se, come anticipato, all’inizio l’unica presenza era quella al di là della Barriera (con fugaci apparizioni degli Estranei), mentre tutte le altre storie non erano toccate da tali aspetti e anzi i suoi protagonisti sbeffeggiavano chiunque parlasse seriamente di draghi o morti che camminano, adesso invece (al netto della seconda puntata della sesta stagione) gli unici filoni non ancora toccati sono quello di Approdo del Re e quello di Sansa in fuga da Ramsay Bolton. Sono state invece toccate la storia di Tyrion, quella di Arya, ritorna con forza quella di Brandon dopo l’interruzione della quinta stagione e ovviamente alla Barriera (e al di là) succedono cose che solo la magia può permettere (ehm ehm…Jon Snow…).
Ma qual è la chiave di lettura di questo cambiamento? Il reale punto interrogativo si snoda nella domanda precedente: si tratta di un punto di arrivo della sceneggiatura/trama oppure è uno degli sviluppi destinato a mutare come siamo finora stati abituati? Per come è iniziata la sesta stagione, sembrerebbe che la risposta sia la prima: cioè siamo di fronte ad una svolta che non presenta situazioni e soluzioni passeggere ma che punta probabilmente ad imporre il fantasy come protagonista assoluto di questa e delle prossime due stagioni conclusive.
In definitiva abbiamo delle consapevolezze e alcune certezze; i picchi di realismo del Trono di Spade, come guerre per il trono, intrighi di potere e politica erano in primo piano e creavano un equilibrio invidiabile, con gli Estranei, i draghi e la magia in secondo piano. La sesta stagione in particolare sembra avventurarsi in strade nuove e soprattutto di difficile lettura: riusciranno a creare un nuovo equilibrio che sia all’altezza del precedente? Perchè l’unica certezza qui è il modello vincente delle stagioni precedenti: e adesso che la serie ha superato i libri nella storia, la curiosità, se possibile, aumenta.