Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 6×06 di Game of Thrones.
I padri, i figli, zii veri o presunti, i nipoti e i mondi che prima li separano e poi li riuniscono. “Blood of my Blood”, titolo della 6×06 di Game of Thrones, evoca uno dei cardini della serie tv della HBO: i rapporti difficili tra consanguinei. Storie di padri inadeguati e di zii eroici. E di una Corona che si rapporta ambiguamente con la Fede.
L’episodio è interlocutorio, ma ci ha aperto gli occhi per l’ennesima volta sulla vastità di questioni e personaggi che costellano il mondo creato da Martin. Tener fuori nello stesso episodio Jon, Sansa, Ramsay, Tyrion, Varys e Ditocorto non ha intaccato la qualità della puntata, anche in questo caso sopra la sufficienza, seppure di poco. Un racconto asciutto e sorprendente, lontano dal ritmo vorticoso di sangue e colpi di scena che ha caratterizzato la prima parte di stagione. Ma serviva. Questo episodio ci serviva. Capiremo il perché nelle prossime settimane.
Uno Stark torna in gioco…
Non si poteva non iniziare da dove eravamo rimasti. L’eroica morte di Hodor è ancora davanti agli occhi di tutti (nella speranza di non trovarcelo di nuovo sotto forma di Estraneo) e Bran sfugge alla morte grazie all’intervento di un personaggio misterioso. Capiremo nel corso dell’episodio che si tratta di Benjen Stark, fratello di Ned dato per disperso oltre la Barriera da diverso tempo. Chiamatelo Coldhands, se preferite, visto che nella serie tv i due personaggi sono ufficialmente sovrapposti e corrispondenti ad un’unica identità.
Benjen racconta a Bran e Meera la storia della sua vita e scopriamo un aspetto interessante: è morto, ma non è un Estraneo. Perché? La trasformazione è stata scongiurata dal salvataggio dei Children of The Forest, facendone un morto vivente capace di conservare un’anima umana. Inutile dire che la sua ricomparsa, attesa da tempo dai fan, sia stata tempestiva e decisiva. Senza di lui, Bran sarebbe morto e Game of Thrones avrebbe perso un personaggio divenuto imprescindibile. Il giovane Stark è il nuovo Corvo dai Tre Occhi e ora non resta altro che capire come gestirà il ruolo e la questione Estranei.
… ed un’altra riabbraccia le proprie origini
Da uno Stark all’altro, la vita è sempre in pericolo per una condizione esistenziale. Lo sa bene Arya, protagonista della prima svolta narrativa dopo una stagione e mezzo. La Stark conclude l’addestramento a Braavos, riabbraccia le proprie origini dopo essersi rifiutata di uccidere una vittima scelta da Jaqen e si prepara ad abbandonare una terra divenuta inospitale.
Sfuggire dalle grinfie di chi l’ha addestrata non sarà semplice, ma Arya è una ragazza coraggiosa e potrebbe ora rientrare pienamente nelle dinamiche più centrali della sesta stagione di Game of Thrones. Come e dove lo farà non è dato saperlo (la sua è per distacco la storyline più criptica), ma sarà interessante assistere al prossimo passaggio della sua evoluzione. Arya è una donna libera e indipendente, e lo sarà molto di più ora che potrà tenere fede alla propria identità. Staremo a vedere.
Il capolavoro di Margaery, il suicidio di Tommen
Una svolta attesa ha coinvolto anche Approdo del Re, tornato finalmente al centro dell’azione dopo una prima parte di stagione statica e a tratti ripetitiva. In questo caso sono emerse prepotentemente due figure politiche molto astute (l’Alto Passero e Margaery) e una disastrosa e inadeguata (Tommen). Come avevamo sottolineato in un focus di otto giorni fa dedicato all‘Alto Septon, si è rivelato decisivo il ruolo della Regina, unico raccordo possibile tra Corona e Fede in un contesto nel quale mettersi contro il potere religioso è una pessima idea.
L’intervento militare di Tyrell e Lannister, pronti a evitare il cammino della vergogna di Margaery, è scongiurato da un colpo di scena che ha visto coinvolto Tommen, schieratosi dalla parte della moglie e, paradossalmente, del nemico più pericoloso. Lui l’ha fatto spinto da sentimenti immaturi, Margaery probabilmente no. La tanto decantata svolta religiosa della Tyrell è una raffinata mossa politica che salva il potere temporale, stabilizza l’egemonia religiosa dell’Alto Passero e tranquillizza il popolo di Approdo del Re, sempre più lontano dai Lannister e sempre più vicino alla giovane regina.
Quello di Tommen è invece un suicidio politico e forse umano. Lannister e Tyrell (anche se la posizione di questi ultimi è da definire, a questo punto) hanno ora un solo modo per liberarsi dell’Alto Passero: eliminare fisicamente la guida religiosa e lo stesso re. Siamo sicuri che Cersei non prenderà bene il tradimento del figlio e potrebbe succedere di tutto. I destini dei due sono intrecciati e il loro futuro è sempre più in bilico.
La questione Delta delle Acque è centrale
Tra Lannister e Tyrell non stiamo dimenticando Jaime. Il padre naturale di Tommen è stato un grande protagonista dell’episodio e potrebbe lasciare presto Approdo del Re. La destinazione, Delta delle Acque, è stata richiamata a più riprese negli ultimi due episodi da diversi personaggi. Il primo a menzionarla è stato Ditocorto in un dialogo con Sansa, poi la stessa Sansa con Brienne (mandata lì dalla Stark per capire la posizione dello zio Pesce Nero), il famigerato Walder Frey (sgraditissimo ritorno della 6×06) e lo stesso Jaime. Tutto lascia intendere che un territorio dimenticato a lungo dalla serie tv sarà presto centrale.
In che senso?
A grandi linee, l’intrigo è il seguente: Pesce Nero, comandante dall’indiscutibile valore militare, ha riconquistato Delta delle Acque, in mano ai Frey dai tempi delle Nozze Rosse. Sansa è interessata ad una nuova alleanza con i Tully (storicamente fedeli agli Stark), mentre i Frey, alleati dei Lannister, vorrebbero riprendere possesso del territorio, strategicamente molto importante.
Lo scenario possibile è il seguente: i Tully, sostenuti dagli Stark, sconfiggono Frey e Lannister (sulla carta in netto svantaggio numerico) e si riconfigura il quadro territoriale che avevamo conosciuto fino alle Nozze Rosse (a patto che Jon Snow sconfigga Ramsay Bolton, ovviamente) con la metà circa del mondo di Westeros in mano agli Stark, più o meno direttamente. Un sogno per i fan di buon cuore, in pratica. Un sogno realizzabile, ma la strada è ancora molto lunga.
Delta delle Acque e la menzione dedicata da Walder Frey alla Fratellanza senza Vessilli richiamano poi la figura di Lady Stoneheart. Dobbiamo mettere in conto il suo clamoroso ingresso in scena? Difficile, ma non si può escludere.
Daenerys strizza l’occhio a Euron
In quel di Essos, invece, Daenerys continua il praticantato da capopopolo e apre uno spiraglio molto interessante per lo sviluppo della sua storyline. La Khaleesi ha un esercito sterminato di sterminatori, ma non una flotta navale, indispensabile per concretizzare il piano di riconquista di Westeros. “Servono mille navi”, dice lei. “Le regalerò mille navi”, ha detto Euron nella 6×05, proprio in riferimento a Daenerys. Questo matrimonio s’ha da fare? Lo scenario sarebbe clamoroso e potenzialmente decisivo, ma tra i due spasimanti c’è ancora uno spazio immenso da percorrere.
Sangue del mio sangue
I padri e i figli, si diceva in apertura. Come Jaime e Tommen, lontani come non mai. Come Samwell e il suo genitore, protagonisti di un pasto indigesto e capaci di mettere in evidenza la cinica pesantezza delle esigenze di una casata e la mentalità di una vecchia generazione che si confronta con la nuova. Come lo stesso Samwell e il suo figlio acquisito, per fortuna. L’amore esiste persino in Game of Thrones, e nonostante tutto è spesso più forte di qualunque moto d’odio. Paradossi? No, affatto: il sangue non è solo l’emblema di mille morti violente, ma certe volte è anche il simbolo di un contratto per la vita che un padre stringe col proprio figlio. Se poi il figlio è un erede “adottato”, la questione diventa ancora più interessante. Capita raramente, ma quando capita non può non regalarci un piccolo sorriso.
Ringraziamo i nostri partner di Game of Thrones – Italy, Game Of Thrones fans page -ITA- , Game of Thrones ITALIA , L’immane disgusto di Varys nei confronti dell’umanità. Team Sansa