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Verme Grigio, fedeltà ad ogni costo

Verme Grigio
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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Game of Thrones.

Curiosità, gioia, dolore, sorpresa, rabbia. Sono solo alcuni dei tantissimi aggettivi con cui i fan hanno descritto Game of Thrones nel corso degli anni.
Un viaggio, perché di esso si tratta, durato 8 stagioni, un climax ascendente iniziato con la semplice curiosità di scoprire il futuro di Ned Stark, che ha raggiunto vette sempre più alte fino a subire lo stesso destino di Icaro, rovinando per molti versi negli ultimi anni ciò che di buono era stato costruito con fatica pur di soddisfare le altissime pretese degli spettatori.
Partiamo quindi da qui oggi, dal contestato finale, per tracciare il percorso di una delle figure più “lineari” e cicliche, se cosi possiamo dire, dell’intera saga.
La storia di un soldato schiavo diventato prima rappresentante della propria legione e poi comandante di tutte le forze della regina Daenerys, Verme Grigio.

Lo vediamo per l’ultima volta prossimo alla partenza, con destinazione Naath, dopo che ha combattuto, seppur soltanto verbalmente, un’altra battaglia in nome della sua regina e della sua volontà.
La regina però è morta e Verme Grigio è in cerca di vendetta o almeno di una punizione adeguata nei confronti di chi le ha tolto la vita, privando il comandante dell’unica guida.

Il Soldato tra i soldati, fedeltà al servizio della propria liberatrice, braccio armato sempre pronto a seguire gli ordini, Verme Grigio è un membro degli Immacolati un gruppo di schiavi – soldati della città di Astapor addestrati e disponibili alla vendita dal loro padrone in giro per tutto il mondo al miglior offerente.
Temuti per le loro grandissime abilità e il loro modo di combattere ripreso dalle leggende Spartane, questa élite è rinominata oltre che per la loro efficienza e obbedienza per aver subito da giovanissimi una sterilizzazione completa tale da non venir in alcun modo distratti dalla sete di sangue o dalla presenza femminile nel campo di battaglia.
Da essere umani si trasformano in oggetti, mezzi senza emozioni e molte volte senza nome pronti a essere usati per conquistare territori, castelli e rappresentare la forza bruta di chi li ha assoldati.
Questo è il loro unico compito in vita e Verme Grigio è un membro di questa legione, fortunato abbastanza da avere un nome e sufficientemente spiccato da poter emergere tra loro come rappresentante.

Una vita passata da schiavo sotto il tiranno di turno fino alla liberazione di Daenerys Targaryen a cui ha promesso, in segno di gratitudine, assoluta fedeltà fino alla fine dei suoi giorni.
Seguace della propria regina da Astapor fino alla conquista dei 7 regni, sotto di lei ha combattuto tantissime battaglie, perso validi compagni, costruito inaspettate amicizie e soprattutto scoperto l’amore.
Il rapporto con Missandei, consigliera fidata della giovane Targaryen, si è costruito lentamente, grazie al coraggio di superare le barriere culturali e fisiche del soldato, un percorso dove abbiamo scoperto un lato inedito, timido e opposto rispetto a quello letale solito degli Illuminati.
Amore vero, che ha fortificato ulteriormente il suo attaccamento a Daenerys e da cui ne è scaturita una nuova comunione d’intenti, una simbiosi completa tra la “Madre dei draghi” e chi, in fin dei conti, si è rivelato essere il suo soldato più fidato, talmente tanto da smettere di giudicare le decisioni della propria leader e iniziare a seguirla ad occhi chiusi ovunque, anche quando guerra e morte erano di fatto l’unica strada praticabile.

È questa l’altra faccia della medaglia di Verme Grigio, una dimostrazione di tutti i limiti di un personaggio che non ha mai avuto la possibilità di prendere una propria scelta nella vita ma si è limitato al massimo a ereditare la volontà della sua regina defunta, perdendo con essa di conseguenza ogni principio morale e d’onore.
Una situazione che nel finale viene esasperata ulteriormente con la morte dell’amata.
L’ira di Daenerys è cosi l’ira del soldato, un punto di non ritorno che ha bruciato inesorabilmente ogni traccia di umanità coltivata nei due ormai decisi nello sterminare chiunque di intromettesse nella conquista del regno dalle mani dei Lannister, una missione diventata personale e un altro motivo di unione della “coppia”.
Nessuno si è salvato dall’assalto infuocato e chi lo ha fatto è stato giustiziato dal braccio destro dell’ormai folle bionda, diventata di colpo una Targaryen a tutti gli effetti dopo aver abbracciato vendetta e pazzia senza pensarci due volte.
Per il periodo (davvero breve, quasi simbolico) del regno di Daenerys Verme Grigio è stato il suo miglior uomo, l’unico a non aver abbandonato la propria liberatrice per via di un legame diventato indissolubile tra i due, basato non sull’amore ma su gratitudine, fedeltà, odio e un rapporto di potenza ben chiaro a chi non ha mai conosciuto la vera libertà.
L’odio di Verme Grigio per il nemico era ereditato da chi impartiva gli ordini in quel momento, da liberatore si era tramutato in portatore di morte e distruzione, semplicemente un altro soldato pronto a compiere gli ordini.

Può trattarsi davvero di fedeltà in questo caso?

Restando strettamente legati agli avvenimenti e alla narrazione della serie non ci sono dubbi a riguardo, Verme Grigio è sempre stato al fianco della sua regina, tutto per un bene “superiore” e per la salvezza dei popoli tanto agognata all’inizio della campagna di conquista dei 7 regni.
Ma se questa fedeltà cosi inossidabile non fosse soltanto un modo più elegante per parlare di dipendenza? Di schiavitù vera e propria?
Gli Unsullied d’altronde non conoscono altro che il prossimo comando da eseguire e anche sotto Daenerys hanno continuato a vivere in questo modo nonostante il concetto di “libertà” fosse proprio il motivo principale delle loro battaglie.

Cosi Verme Grigio si è ritrovato all’interno di un loop che ha di colpo messo in dubbio tutta la crescita a cui abbiamo assistito nel corso degli anni.
Ufficialmente senza catene ma obbligato comunque a rispettare qualsiasi comando espresso da parte della “Madre dei draghi”, una fedeltà di sangue che lo terrà intrappolato anche dopo la morte della sua guida, dovendo continuare senza sosta a combattere per vendetta e giustizia come se fosse all’interno di uno dei cerchi infernali descritti da Dante.

Ciò porterà il suo corpo a Naath, città natale di Missandei ma causerà la sua mente a tornare ad Astapor, a essere nuovamente un Immacolato in attesa del prossimo tiranno a cui giurare la propria spada.

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