Il seguente articolo contiene SPOILER sulla trama della prima stagione di Gen V.
Uno degli elementi più importanti della trama di Gen V, anche e soprattutto in ottica The Boys, dato che si procede verso un ampliamento dell’universo narrativo della serie principale, è stato l’apporto dato dai nuovi giovanissimi personaggi. Non era affatto semplice reggere il peso dei protagonisti di The Boys, ma Marie, Jordan e compagnia bella si sono difesi molto bene, sicuramente favoriti da un contesto completamente diverso rispetto a quello a cui i fan erano abituati, più circoscritto, ma fin da subito hanno mostrato l’ottimo lavoro di scrittura alla base dei loro personaggi. Per certi versi, Gen V ha svecchiato The Boys, non soltanto a livello anagrafico, ma anche per quanto riguarda una serie di tematiche trattate con maggiore enfasi in questa prima stagione: in questo senso, la presenza di un cast di teen ha dato la possibilità di indagare su temi profondi legati al senso di inadeguatezza provato in età giovanile, per esempio. E tra i tanti nuovi personaggi introdotti nella prima stagione di Gen V, uno dei più interessanti, profondi e allo stesso tempo esuberanti è Emma, che rappresenta un indiscutibile valore aggiunto alla trama.
Emma è la spalla perfetta per Marie: entrambe al primo giorno alla Godolkin University School of Crimefighting dimostrano immediatamente di avere una forte alchimia.
Partendo dal presupposto, già accennato prima, che non era per niente semplice rimpiazzare, almeno per un po’, i protagonisti di The Boys, il personaggio di Marie è stato costruito e spiegato nei primissimi minuti del primo episodio e a parlare per lei è stato il suo passato, in fin dei conti; la protagonista di Gen V, infatti, è stata presentata al pubblico come un personaggio forte e soprattutto determinato, poiché vittima di un incidente che ha irrimediabilmente cambiato il corso della sua intera esistenza. Marie è il classico underdog mosso da un desiderio di rivalsa, e in più ha dalla sua parte dei poteri rarissimi, che in ottica Godolkin sono oro colato, ma tutti questi elementi non sono necessariamente sinonimo di successo agli occhi del pubblico, anzi, rendono molto più complicato collocare la personalità della protagonista all’interno della trama; ed è precisamente qui che interviene in suo aiuto la spalla perfetta: Emma Shaw. Emma è un esplosione di colori e creatività negli oscuri meandri del campus della God U, che si presenta fin da subito come un ambiente ostile in cui è davvero complicato trovare la propria strada: ma le personalità di Marie ed Emma si completano, si sposano perfettamente per la riuscita del progetto Gen V, dando la possibilità al pubblico di affezionarsi a questo strambo duo passando per la porta principale, senza attendere troppo. Questo processo era stato graduale, per esempio, ai tempi di Hughie, protagonista inizialmente più “debole”, più umano, sicuramente difficile da collocare nel folle universo di The Boys.
Invece, in Gen V, si sono viste fin da subito le basi giuste per una narrazione collettiva, la stessa che ritroviamo in The Boys a lungo andare, ma portata avanti fin da subito nello spin-off proprio per la necessità di rimpiazzare totalmente uno dei cast più forti degli ultimi anni in ambito serie tv. In The Boys non c’è niente che non funzioni a livello di personaggi: ci sono quelli più forti e quelli meno forti, certo, ma si amalgamano alla perfezione nel colorato mosaico di fondo; Gen V ha fatto la stessa cosa ma ha potuto farla subito, sfruttando un’ambientazione teen facilmente riconoscibile: i protagonisti dello spin-off hanno delle storie interessanti e diverse, tutti sono spinti da una ragione ben distinta, chi per compiacere i propri genitori, come Andre e Jordan, chi per un senso di rivalsa nei confronti di un’entità ancora da scoprire, come Marie e Cate, e chi invece proviene da una realtà più attuale se vogliamo, come Emma, che rappresenta la quota umana del cast di Gen V, la vera voce del popolo che incarna più di chiunque altro problemi e caratteristiche di un teenager americano qualsiasi, dando dimostrazione di potersi comunque rapportare e confrontare con i suoi compagni più forti, che a differenza sua hanno già un’ottima padronanza dei propri poteri, oltre che la consapevolezza di poter fare tanta strada.
Emma è un underdog al pari di Marie, ma a differenza della protagonista non può affidarsi troppo ai propri poteri: è qui che entra in gioco la sua capacità di empatizzare con le persone e con il pubblico.
Il vero super potere di Emma, in Gen V, non è quello di potersi rimpicciolire e ingrandire a suo piacimento, potere con cui ha parecchie difficoltà fin dall’inizio, dato che ha imparato a conoscerlo per via dei suoi problemi legati all’alimentazione, implementati dal giudizio di una madre horror che la tratta come un mezzo qualsiasi per arrivare al successo; niente di tutto ciò: a salvare Emma dall’anonimato o, ancora peggio, dall’isolarsi e chiudersi in se stessa, è la sua innata capacità di capire le persone con un solo sguardo, di riuscire a empatizzare con chiunque abbia di fronte, vedere il bene anche laddove è impossibile pensare di trovarlo, proprio come accade con Sam, con cui è praticamente amore a prima vista. Tra i due si crea un rapporto unico, e anche in questo caso è grazie alla ragazza che quest’ultimo trova il modo di esprimersi, proprio come successo con Marie all’inizio. Questo ruolo che Emma assume durante lo svolgimento della trama di Gen V non è per niente scontato se si considera che è grazie a lei che i due personaggi più complessi di tutto il cast emergono, tra difetti e pregi che era difficile soltanto immaginare, soprattutto nel caso di Sam. Emma rappresenta una colonna portante solida, affidabile e necessaria per amalgamare i tratti del super hero a quelli di un comune teen drama (che tanto comune non è) perché è proprio da questo presupposto che parte Gen V, ovvero dal tentativo di “riumanizzare” i protagonisti di una storia che, almeno in The Boys, stava prendendo una piega autoconclusiva. Insomma, Emma è la miglior rappresentazione dell’arduo compito di Gen V: ridare giovinezza all’intero progetto, nuova linfa vitale che permette a The Boys di rallentare i tempi e farci godere ancora per un po’ della presenza di uno dei cast, e delle storie, più forti degli ultimi anni di serie tv.