È certamente finita nel dimenticatoio, eppure questa serie tv biografica sulla scalata professionale di una giovane Sophia Amoruso potrebbe meritare un’altra chance di visibilità. Nonostante sia stata cancellata per un’audience abbastanza esigua. Girlboss (che puoi recuperare qui su Netflix) è trainata letteralmente dalla prepotente grinta, irriverenza, caparbia e anticonformismo di Sophia, che si rifiuta di diventare un’adulta convenzionale una volta entrata nel mondo del lavoro.
Se la società ci vuole schiavi di un percorso già segnato con traguardi, obiettivi e promesse fatte agli altri mascherate da sogni personali, la Girlboss Sophia non ci sta e lotterà con tutte le sue forze per venirne fuori. All’inizio del suo percorso di rivendita di vestiti su eBay, però, sarà difficile far fronte a diversi ostacoli come l’acquisto della materia prima, l’esposizione online e il fatto che alcuni non credessero in lei e nel suo primo progetto imprenditoriale. Quindi a venire fuori sarà solo la sua ernia inguinale, pronta a ricordarle che un’occupazione canonica si deve pur avere per poter sfruttare diversi vantaggi sociali come l’assicurazione sanitaria.
Sophia incarna una delle prime Girlboss della storia americana
Pertanto, Sophia è una giovane donna che si fa da sé, che non si preoccupa di apparire scontrosa o difficile. La sua buona dose di egoismo la porta infatti a un menefreghismo annesso che diventerà il suo punto di forza. Ma perché la nostra Girlboss vuole fare carriera in questa maniera? È davvero appassionata al mondo della moda? Sicuramente è attratta dallo stile vintage che la rende appunto una ragazza originale ed esperta di moda. Ha un gusto ragguardevole senza dubbio, tuttavia in tempi non sospetti non avrebbe mai pensato che potesse avere successo in questo settore probabilmente.
Questa sua ricerca quasi spasmodica di potere sociale ha come location la città di San Francisco, dove Sophia si è trasferita per fare la sua fortuna lontana dal padre e perseguire così l’atavico sogno americano (tema che abbiamo affrontato in un’altra interessante serie). Ringrazierà spesso questa città per le opportunità, il caos foriero di occasioni e quindi trampolino di lancio per un futuro radioso. Inutile dire quindi che la città risulti essere un personaggio principale indissolubilmente legato alla Girlboss.
Tuttavia il suo vero obiettivo è quello che di non sottomettersi alle incombenze della vita adulta e tradizionale che vorrebbe farle condurre il padre. Allo stesso tempo, però, la sua taciuta ambizione è quella di vivere da ricca e rilassata soft-girl, semanticamente l’opposto di una girlboss. Il desiderio è quello infatti di essere ricoperta di soldi comodamente dal letto di casa, divertendosi a scorrazzare come un grazioso furetto iperattivo tra negozi vintage e porte in faccia. E notevole è il fatto che lei non lo neghi né provi vergogna ad asserirlo!
Una Girlboss che cerca il supporto di pochi altri
Importante è sicuramente la presenza degli amici e dei diversi “aiutanti” che la circondano. Abbiamo la migliore amica Annie, l’eccentrico vicino Lionel, quelli incontrati mentre lavorava all’università, come Nathan e Rick. Parliamo anche della commessa della caffetteria che ingaggerà come modella o la programmatrice Ivy League che seguirà la creazione del suo sito personale Nasty Gal. Tutti a modo loro le sono di supporto, sanno apprezzare i suoi sottili pregi e spesso la incoraggiano a continuare sulla direzione intrapresa. Questo nonostante il suo essere scostante, arrogante a tratti ed egocentrica. Iconico è il momento in cui rifiuta in maniera secca di dare ad Annie un’occupazione ufficiale nella sua azienda. Oppure quando scappa come una forsennata dalla casa di Nathan e sua mamma, senza ringraziare per la serata trascorsa insieme e per la colazione a letto.
Presente ma non molto rilevante all’inizio, è inoltre la sottotrama amorosa che la lega a Shane, batterista di una band e cacciatori di musicisti indipendenti. Li vedremo affiatati e appassionati a loro modo, però tutto il micro-cosmo della storia sembra avere spazio solo per Sophia, che è la protagonista assoluta della vicenda. Lei dà per scontato che le persone che le stanno accanto, che la stimano dicendole belle parole e che non per ultimo, siano attratte da lei e saranno sempre lì a tenerla su quel piedistallo. Questo spiega come il tradimento di Shane (qui una lista dei tradimenti più disgustosi nella storia delle serie tv) sarà per lei un colpo basso, un’occasione per crescere ed aprire gli occhi. Tanto che per l’inaugurazione di Nasty Gal e del suo showroom, non riesce a godersi davvero il momento perché prova una forte sofferenza nel cuore. Quella tipica della sua età dopo la fine di una storia d’amore.
I lati intimi di Sophia emergono a piccole dosi
Questa reazione ad un tradimento all’apparenza banale, dimostra il lato fragile della Girlboss e giustifica la spigolosità e la temerarietà che mostra agli altri. Scavando non troppo a fondo risulta palpabile la sua insicurezza, il suo sentirsi meno e non all’altezza. Abbiamo infatti il padre che ha sempre voluto ciò che lei non avrebbe mai desiderato. La madre è invece un’attrice di teatro, un’artista come lei se ci pensiamo, ma ha però preferito seguire la sua carriera, piuttosto che crescere sua figlia ed essere il suo punto di riferimento.
Ed ecco come dal sagace umorismo, si toccano poi momenti drammatici per sfociare nell’introspezione psicologica. Tali da rendere questa biografia liberamente tratta dalla vita della vera Sophia Amoruso (qui altre serie tv che non sapevi fossero tratte da una storia vera), non una semplice narrazione iperrealistica e asettica. Pertanto la libertà che si ostenta all’inizio di ogni episodio, non è un semplice romanzare i fatti. È un’arricchirli di carica emotiva, di credibilità, di empatia con la protagonista e la sua famelica ambizione.
Riguardo alla connessione con la protagonista, qualcuno potrebbe lamentarsi del fatto che nei primi episodi Sophia potesse risultare insopportabile! A tratti troppo ribelle, maleducata e poco raccomandabile su vari fronti. Ma una ragazza che si costruisce da sola, che cadendo più volte si rialza e ne guadagna in termini di maturità, coscienza di sé e realizzazione personale, non si può non apprezzare. Per certi versi, anzi, non ci resta che prenderla come esempio. Magari con meno aggressività, ma spesso la forza di una Girlboss indossa questi abiti… non a caso.
Non mancano le scene comiche e quelle più drammatiche
Se pensiamo alle svariate avventure di Sophia, non riusciamo a trattenere veraci sorrisi ogni volta che vive situazioni piuttosto ilari. Come quando viene licenziata dal negozio di scarpe dove lavorava poiché parlava al telefono mentre una cliente era entrata e per aver mangiato il panino della sua responsabile.
Oppure quando farà di tutto per restituire senza macchia di caffe l’abito da sposa all’esigente Ladyshopper99, per evitare di accumulare recensioni negative su eBay. Così come quando ruberà il tappeto per abbandonarsi per ore su un parco e tardare così alla cena con il padre. Queste e molte altre scene alleggeriscono Girlboss, dandole quel colore tenue da commedia che però non si può di certo definire brillante.
Sophia ci regalerà anche inaspettate e amare lacrime, infatti. Sicuramente nella scena in cui arriverà davanti casa sua fradicia per la pioggia, dopo essere svenuta per il dolore all’ernia nella cabina armadio della donna che “liquidava” i suoi beni. Ancora, quando le verrà chiuso il suo account di eBay per il complotto del Forum Moda Vintage. E non per ultimi per l’acceso litigio con Annie o per il tradimento di Shane.
In altre occasioni invece la rabbia, quella che anche lei sa di avere dentro, esce fuori con foga e nessuna lacrima permea la sua corazza. Memorabile la scena in cui si infuria con il padre che è andato a leggere di nascosto le clausole del contratto d’affitto dello showroom di cui doveva fare da garante. Oppure quando mette a soqquadro la stanza in preda all’ira quando le cose vanno male con eBay. Quando si presenta a casa di Gail perché è stata con lei ipocrita e la più attiva hater del Forum che è riuscito a detronizzarla.
Girlboss ci offre una significative morale
Alla luce di quanto detto, Girlboss lancia alla fine un messaggio definitivo. Se lo si desidera davvero, nonostante le grandi cadute e le decisive insoddisfazioni, si riesce ad ottenere anche di più di quello a cui si aspirava al principio. Un deciso focus in Girlboss inoltre lo merita sicuramente lo sfruttamento dello strumento tecnologico e del potere di Internet. Questo già nei primi anni 2000 come adesso, permette a chi si distingue per qualcosa di innovativo, virale e smart, di avere un successo concreto e duraturo. O forse no. La cancellazione della serie ha evitato al suo pubblico un epilogo non proprio felice della carriera della vera Sophia Amoruso. Questo perché sarà costretta a vendere il suo primo impero, fondarne un altro con la società multimedia Girlboss per poi farla rilevare dopo anni.
Appare una scelta ragionevole quella di non infrangere il sogno di chi voleva ricordarsi di Sophia sempre in questo modo. Una combattente eroina del femminismo contemporaneo, che non ha paura di affrontare il peso dell’imprenditoria da sola, nonostante fosse tanto giovane e donna. Riguardo a questo Girlboss rappresenta l’ideale paritario con grande naturalezza e senza estremismi. Tanto che nel profondo avrebbe voluto volentieri proseguire la storia con Shane per costruire così qualcosa di più solido. Così come per Natale la vediamo felice a cena con il padre. In quanto nel profondo ha bisogno di vederlo orgoglioso di lei, di avere la sua approvazione, nonostante rappresenti il paternalismo tipico del patriarcato.
Girlboss ha aperto le porte a tutti coloro che “si fanno da sé”
In conclusione possiamo affermare che Girlboss ha dato i natali a molti prodotti seriali dei nostri giorni. In particolare quelli che perseguono un’ideale di donna che quasi desidera cacciarsi in situazioni più grandi di lei! Tutto ciò per poi uscirne vincitrice e godere di questa specifica soddisfazione. Porta il testimone di quelle donne che non hanno paura della solitudine o di non essere abbastanza forti, e di fallire miseramente e venire schiacciate dal peso delle proprie insicurezze.
Ma Girlboss non parla solo alle donne, ovviamente. Sophia diventa infatti una cassa di risonanza per tutti quei giovani che magari dopo le superiori non sanno quale strada percorrere e come impiegare le proprie energie. Così come, basandoci sulla sua testimonianza, dà voce a chi intraprende un percorso universitario per poi scoprire che non è forse quello giusto o davvero desiderato. Girlboss “rassicura” i giovani che tutto può andare a rotoli. Tuttavia arriverà quella precisa idea, pensiero o scelta fortunata che mostreranno loro quanto la vita possa davvero essere un sorprendente cappello da mago delle volte.