Vi ricordate il periodo delle scuole superiori? Quando tutto sembrava incombente? Quando credevi che il mondo potesse finire da un momento all’altro non appena messo piede dentro l’aula? Le scuole superiori sono, molto probabilmente, il periodo più brutto per un adolescente che si appresta a diventare adulto. Se con Serie Tv come Friends e How I Met Your Mother abbiamo dato uno sguardo alle paure che ogni persona vicina ai trent’anni ha il diritto di avere, con Glee ci affacciamo a un panorama più adolescenziale. Come molti di voi già sapranno, la Serie Tv di Ryan Murphy parla di accettazione, di progresso e di lotta.
L’ultima puntata di Glee ci ha lasciato un vuoto enorme, ma forse era giusto così. Dopo sei stagioni ricche di performance di ogni genere, era arrivato il momento per i ragazzi di Will Schuster di abbandonare il palcoscenico. Nel 2009 un progetto che vedesse unite Serie Tv e musical era considerato veramente all’avanguardia, ma Ryan Murphy ce l’ha fatta. Ha creato Glee che non è solo un racconto di lotta della vita di ogni adolescente alle superiori. È soprattutto un racconto sulla forza di un gruppo.
Se si pensa a Glee nel 2009, ci si rende conto di quanto sia cambiata la società. L’attenzione ai Social Network che si evince in 13 Reasons Why, in Glee appare quasi del tutto inesistente. Ryan Murphy con Glee ha dato il via a una serie di progetti diversi, di denuncia, progressisti. Il produttore sa come stuzzicare l’attenzione dello spettatore, così come in American Horror Story e i vari riferimenti a Trump, Glee vuole essere una Serie Tv diversa. Che pone l’attenzione su quei particolari ai quali nessuno pensa. Ecco perché la si può considerare una Serie Tv alternativa per quel determinato periodo.
Glee segnala al mondo interno problemi esistenti nella vita di ogni adolescente: la lotta alla sopravvivenza. Le (dis)avventure raccontate in 13 Reasons Why che portano i protagonisti all’esasperazione, alla solitudine, all’abbandono vengono affrontate in maniera diversa dai componenti del Glee. Seppur ci troviamo in un contesto liceale, la variante che rende così diverse due Serie che “denunciano” il sistema è il gruppo. In Glee il vero protagonista è il gruppo. Chi si ricorda come principali protagonisti Rachel e Finn sbaglia.
Nessuno di loro avrebbe pensato di trovarsi nella stessa stanza con il quaterback, la cheerleader e il bulletto di turno. Eppure è successo. Ed è stato un Successo. Unire tutte queste teste non è stato semplice per il professor Schuester, e le sei stagioni lo confermano. Quando hai a che fare con un gruppo dove tutti vogliono primeggiare, devi stare attento nel dare la giusta attenzione a tutti. E per attenzione non si intendono solo le luci della ribalta, ma anche un sostengo. Un esserci incondizionato a prescindere da ogni cosa.
Don’t Stop Believin’ è sia il motto del gruppo, ma anche il motto di ogni singolo membro. La canzone dei Journey che viene introdotta sin dal primo episodio divenne una colonna portante nella vita di ogni ragazzo che si sia avvicinato al mondo di Glee. Nascono così le Nuove Direzioni, nome che mai fu più azzeccato. Questo perché in Glee, l’insieme di elementi diversi tra loro ma così simili ha portato a un nuovo movimento. Un movimento verso “nuove direzioni”. Verso l’affermazione, verso il successo. Le Nuove Direzioni danno una voce a chi non l’ha mai avuta, non solo cantando.
Pensate forse che se Artie Abrams si fosse trovato in 13 Reasons Why sarebbe sopravvissuto un solo giorno in quella scuola? La forza del gruppo è questa. Nel gruppo nessuno viene lasciato solo. E questo Finn lo sa bene, fin dal primo episodio. Lui che si configura come leader anche se talvolta altalenante. Questo perché anche Finn ha una storia dietro quella divisa di football. Lui che si è vestito di quella divisa per far fronte a problemi del suo passato, uno su tutti la perdita del padre. Non ha mai avuto una figura maschile a seguirlo e questa mancanza sarà colmata dal Glee Club.
All’interno delle Nuove Direzioni, non ci si ferma semplicemente su quello che si vede. Ma a tutti viene dato il beneficio del dubbio. Dietro ogni performance c’è una storia. Dietro ogni lamentela di Mercedes c’è un comportamento di una ragazza abituata a dover contendersi tutto con tutti. Una crescita interiore di ogni personaggio. Dentro l’aula di canto, l’ambiente ovattato e protetto, il vero leader che dà la forza al gruppo è Will Schuster. Glee ci insegna che tutti possono avere una possibilità ed è così anche per Will. Si fa portavoce di questo gruppo di disadattati perché anche lui in quel momento della sua vita si sente così. Tutti possono avere una possibilità e nessuno verrà deriso per quanto folle sia.
Glee ci ha insegnato che tutti sono uguali. Un’uguaglianza sudata per ogni membro delle Nuove Direzioni, ma cosa ci si aspetta da un gruppo di persone che si conosce appena? Il confronto, le discussioni, il dibattito sono tutti elementi che hanno aiutato dei semplici liceali emarginati a formare qualcosa di speciale. Perché solo così avrebbero imparato a conoscersi meglio. Per ogni volta in cui hanno cercato di deriderli, di farli cadere, le Nuove Direzioni hanno risposto. Hanno sempre dovuto affrontare un botta e risposta contro un nemico astratto: la società.
Grazie al canto hanno saputo trovare quella voglia di rivalsa nei confronti di chi non li ha mai capiti, li ha giustiziati in ogni angolo di quella scuola. Una passione che li ha aiutati a ritrovare quella fiducia nel prossimo. Verso l’altro che non viene visto più come un nemico. Uniti come un gruppo, come una famiglia.