Ascesa e declino di una star: Rachel Berry in GLEE. Questo sarebbe il titolo di un intero volume dedicato alla talentuosa, antipatica ma simpatica, arrogante, sensibile Rachel Berry. Gli aggettivi si sprecano. Di certo possiamo dire che, qualunque sia il vostro punto di vista su di lei, non lascia mai indifferenti. D’altronde è un segno distintivo dell’opera di Ryan Murphy creare dei personaggi complessi e portatori di interessanti dibattiti, tant’è vero che GLEE rimane una serie tv che ci ha sicuramente lasciato grandi lezioni di vita, oltre che a una buona quantità di disagi che solo l’enorme community di fan può capire.
Iniziamo col dire che Rachel Berry ha un character arc un po’ atipico rispetto a quello di vari protagonisti di serie tv. Anzi, ha uno sviluppo particolare anche considerando gli altri personaggi di GLEE, che invece seguono una linea di crescita più diritta. Un esempio su tutti è il magnifico sviluppo di Santana Lopez, che è cambiata talmente tanto da meritarsi un discorso complesso a parte. Questo percorso è parte del motivo per cui la percezione del pubblico è mutata da stagione in stagione, finendo la serie con una sensazione generalmente più negativa che positiva su Rachel Berry (e in realtà sulla serie, ma ci arriveremo). Questo calo è comunque visibile anche dalle valutazioni di IMDb, non sempre lusinghiere quando si tratta degli episodi delle stagioni più recenti.
La “wannabe” star
Diciamocelo GLEE era divertente, soprattutto agli inizi. Sopra e righe sia nella caratterizzazione dei personaggi che delle ambientazioni, sembrava più una parodia ben confezionata dei teen drama al liceo che non una serie vera. Questo, unito con la formula semi-musical accattivante, è stata la formula che l’ha resa un successo planetario. Ogni personaggio nasceva come un concentrato di stereotipi vivente, se ci si concentrava bene era possibile quasi leggere l’etichetta col ruolo sulla loro testa: la classica cheerleader popolare (Quinn), il quaterback popolare (Finn), la darkettona (Tina), il bullo dall’aria cattiva (Puck), le cheerleaders cattive senza personalità (Santana e Brittany), l’omosessuale sensibile e flamboyant (Kurt), la nera dalla voce soul e potente (Mercedes). E Rachel?
Essendo la protagonista, Rachel spiccava per essere già fuori da un’etichetta precisa: sì, era la tipica loser impopolare innamorata del quaterback e senza senso della moda, ma allo stesso tempo dal talento pazzesco pronto a spiccare. Certo, anche questo in realtà è un trope classico: lei impopolare e brutta, ma col talento nascosto conquista tutti. Però Rachel saltava anche questo step, perché non rappresentava la classica umile acqua-e-sapone ma, al contrario, era già una diva senza paragoni. Presuntuosa, spocchiosa, superdrammatica, Rachel capisce subito che il GLEE club è casa sua e non solo ci mette radici, ma ne diventa la leader indiscussa per appropriazione.
Se la sua superbia è ciò che la rende diversa da tanti cloni sempre uguali delle serie tv, è anche l’elemento che la rende quasi da subito bersaglio di antipatie e contestazioni. All’epoca la fanbase era praticamente scissa in due.
Ma qui torniamo a quanto detto all’inizio: la natura più pura di GLEE era l’aspetto parodico e Rachel non faceva comunque eccezioni: talmente esagerata nelle sue esternazioni da diventare macchietta, tutto era così ben calibrato e capace di prendersi in giro, da diventare simpatico e assolutamente leggero. I lati più competitivi e antipatici di Rachel venivano così perfettamente bilanciati dal tono estroso, da altri personaggi ilari e da un’idea vaga di morale.
Rachel Berry o Lea Michele: la crescente popolarità
Eppure c’è qualcosa che ha minato dall’inizio questo delicato equilibrio: l’onnipresente presenza di Rachel Berry in tutti gli assoli musicali di GLEE. Siamo tutti d’accordo che Lea Michele sia un’ottima cantante, ma la scelta di darle quasi tutti gli assoli e gran parte dei duetti non ha fatto altro che tagliare screentime e storylines ad altri personaggi, ridurne le storie o trasformarle. Nel corso della serie assistiamo dunque alla “caduta” di Quinn – che da personaggio principale diventa secondario – la ridimensione di Mercedes, dall’inizio rivale musicale di Rachel nonché una riduzione degli assoli di Kurt, che ne avrà sempre meno sia a causa di Rachel che di Blaine. Si vocifera che la scelta sia stata guidata da qualcosa che intanto accadeva dietro le quinte proprio nei rapporti tra gli attori e sceneggiatore/regista. In ogni caso il risultato è stato davanti agli occhi di tutti e non tutti hanno apprezzato.
Le lezioni di vita e i “reset”
Abbiamo già detto che GLEE ci ha dato molte lezioni di vita perché in effetti, soprattutto nelle prime stagioni, l’intento di moltissimi episodi era proprio quello di insegnare qualcosa ai giovani protagonisti. E, attraverso di loro, insegnarlo a noi. Così abbiamo stupendi episodi in cui le relazioni di antagonismo cambiano e ognuno cede sui suoi lati più duri. Rachel Berry è senza dubbio uno dei personaggi di GLEE che più di tutti incarna questo aspetto. Non si contano i momenti delicati e bellissimi in cui Rachel, sempre presuntuosa e megalomane, rimane abbagliata dal talento di un compagno, accetta di buon grado di fare un passo indietro per amore del gruppo, si fa da parte per la musica. Proprio questi sono i tratti che bilanciano la sua personalità abrasiva, quelli che ci fanno intravedere dolcezza e sensibilità dietro l’estrema ambizione.
Purtroppo la decisione di infilare a forza nella serie tv la “formula sitcom” non ha giovato né alla dinamiche né ai personaggi e Rachel Berry è quella che ci ha sofferto di più.
Cosa intendiamo per “formula sitcom”? Ovviamente non è un termine tecnico, ma lo usiamo per indicare quella caratteristica tipica delle sitcom che vede una sorta di reset di alcuni eventi e crescite in favore della possibilità di riproporre sempre le stesse dinamiche negli episodi successivi. Se un personaggio ha una batosta e cresce nel corso di un episodio ci si aspetta normalmente che quell’elemento sia ormai assodato, invece si rischia di cascare negli stessi schemi narrativi per non perdere le dinamiche interessanti. Rachel Barry funzionava perché era comica nella sua eccessività e perché funzionava bene in contrasto con gli altri personaggi, quindi si è cercato di tenerla sempre così: uguale a se stessa.
Purtroppo non si contano più neanche i momenti dove Rachel impara a dare spazio agli altri ma poi ridiventa acida e drammatica nell’episodio immediatamente successivo, facendo le solite piazzate da diva che alla lunga l’hanno resa sempre più antipatica al pubblico ma anche… inconsistente. La formula del reset però non ha funzionato sempre con gli altri personaggi, che invece subivano sviluppi diversi. Alcuni platealmente rafforzati e migliorati (su tutti: Santana, Brittany, Blaine, in parte Puck), altri completamente bloccati o abbandonati nel tempo (Tina, Mike, Artie, purtroppo Kurt e Quinn su tutti). La differenza sta nel fatto che Rachel Berry era incontrovertibilmente la protagonista all’inizio e questo rendeva ancora più dolorosamente chiaro il suo essere bloccata in un loop di non crescita.
New York: l’involuzione e lo snaturamento del personaggio
Purtroppo dal momento in cui GLEE si è suddivisa in due grandi filoni e Rachel Berry è partita per la NYADA a New York le cose per il suo personaggio sono solo peggiorate. Se da una parte il problema è stato proprio l’intero arco a New York (suo, di Kurt e poi di Blaine e Santana) a sembrare fuori luogo perché così lontano dallo spirito iniziale di GLEE, dall’altra è stato proprio il personaggio di Rachel a essere capostipite di questo snaturamento. Rachel cresce sì, ma in realtà lo fa solo nell’aspetto esteriore: dismessi i panni della “loser fuori moda” diventa una sorta di fashion victim e anche la sua sicurezza migliora. Tuttavia lo sviluppo esteriore non va di pari passo con quello interiore, perché tutti i difetti di Rachel Berry sono ancora lì e il suo loop anche.
Le manipolazioni, le gelosie e i giochi di potere rimangono intatti e si stagliano ancora più lampanti quando viene accostata a una Santana, che intanto sta subendo un percorso di evoluzione incredibile. Diventa allora chiaro quello che sta succedendo: Rachel Berry sta involvendo e la cosa non ci piace perché siamo ormai fuori dal regno della parodia, del macchiettismo e della leggerezza. Tutti gli elementi esagerati che facevano sì nessuno si prendesse sul serio sono spariti e questa Rachel si prende mortalmente sul serio quando si tratta della sua ambizione. Se un tempo avrebbe apprezzato il talento di Santana anche dopo le bizze iniziali da diva, oggi Rachel non riesce più in alcun modo a farlo perché quello che vede è soltanto un’espropriazione del suo ruolo.
Arrivare al punto di apprezzare la sincera e ruvida amicizia di un’iniziale “guastafeste” come Santana contro quella che all’inizio era la protagonista unisci-tutti (vi ricordate We are young?), fa capire bene a che punto sia Rachel Berry verso la fine di GLEE.
Ancora più assurdo, conoscendo la vecchia Rachel Berry, la scelta di farle rinunciare a una parte in Funny Girl per una serie tv su di lei. Ovvia scelta sbagliata della sceneggiatura, questo non fa altro che mettere in luce l’egocentrismo di Rachel che ormai si è allontanata anche da quello che era il fulcro del suo personaggio: Barbra Streisand. Crediamo che tutto questo abbia causato un odio a volte anche troppo immotivato per il personaggio di Rachel Berry, che alla sua prima uscita invece si mostrava fresco, simpatico, persino innovativo anche se parodico. Purtroppo la percezione popolare non ha giovato alla serie, certo funestata da mille altri problemi. GLEE verrà sempre ricordata come un esperimento originale, ma Rachel Berry certo non lo sarà come miglior protagonista.
E voi cosa ne pensate di Rachel Berry?