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Glitch e gli zombie 2.0

Glitch
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Nella prima scena del pilot di Glitch vediamo sette persone tornare in vita uscendo dalle loro tombe nel cimitero di Yoorana, cittadina dell’Australia. Sporchi e completamente nudi, cominciano a vagare per il cimitero con gli occhi fissi nel vuoto finchè un poliziotto allertato da un testimone che aveva assistito alla scena, non giunge sul posto per capire cosa stia succedendo con l’aiuto della Dottoressa Elishia McKellar. No, non è l’inizio dell’ennesimo prodotto horror-splatter sugli zombie, ma di una storia molto più complessa che con grande leggerezza tocca temi sempre attuali, come il rapporto tra l’essere umano e la morte, la violenza contro le donne e l’omosessualità nelle forze armate.

Glitch è una Serie Tv australiana in due stagioni (confermata per una terza lo scorso dicembre) co-prodotta da ABC1 e Netflix, che pur parlando di morti viventi, non ha nulla a che fare con il genere horror. È una Serie Tv drammatica che ci mostra gli zombie come non li avevamo mai visti: niente versi gutturali, niente decomposizione, niente camminata caracollante in cerca di cerveeeelli. I morti viventi di Glitch hanno un cuore che è tornato a battere, pressione sanguigna e circolazione nella norma e le eventuali malattie o ferite che li avevano portati alla morte non esistono più.

I sette miracoli di Yoorana riescono anche a rimettere insieme i ricordi delle loro vite passate. Chi prima chi dopo ricordano come erano morti, se avevano sofferto o meno, chi erano stati e chi avevano amato ma al puzzle di questo evento incredibile mancano ancora dei pezzi. A differenza di The Walking Dead, nel quale la natura dell’epidemia è ancora sconosciuta, in Glitch ci viene fornita una risposta già nella seconda stagione.

Vediamo le vite delle persone che sono a conoscenza di quanto accaduto al cimitero di Yoorana, completamente stravolte.

È così difficile dire addio per sempre a chi si ama, che nel caso quel “per sempre” si riveli un “solo per un po’” tutto quel dolore vissuto sembra inutile. Tutti gli sforzi di James per elaborare il lutto della perdita della giovane moglie per un cancro al seno, ad esempio, vengono vanificati quando lui, l’agente di Polizia accorso al cimitero nella notte del risveglio, scopre che tra quei sette corpi tornati in vita c’è proprio quello della sua Kate.

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Lei non ha più l’aspetto malato con cui James si era abituato a vederla negli ultimi mesi della sua agonia.

Kate ha le guance rosee e gli occhi vividi. E quei seni che aveva dovuto far rimuovere dal suo petto come ultima speranza di vita, erano di nuovo lì. L’impatto emotivo della scena in cui James rivede Kate viva e sente la sua voce due anni dopo averla persa, è fortissimo. L’attore australiano Patrick Brammal, che interpreta James, è stato bravissimo nel raccontare con le sue espressioni lo shock, lo sbigottimento e la gioia contenuta dall’incredulità. James si è già rifatto una vita ma si capisce subito che non ha mai smesso di pensare a Kate e le conseguenze del suo ritorno in vita saranno dirompenti. Non solo per lui.

A tornare in vita insieme a Kate sono uomini e donne provenienti da diverse epoche, il che offre alla Serie Tv un ritmo movimentato e una molteplicità di spunti su cui ragionare. Vedere uomini morti nel diciannovesimo secolo relazionarsi con le nostre modernità potrebbe riuscire anche a strappare qualche sorriso allo spettatore, spezzando di tanto in tanto il tono cupo della narrazione. Ognuno dei redivivi è tornato per una ragione, ma la natura è una forza incontrastabile e per restare in vita, i sette di Yoorana, sono confinati all’interno della cittadina. La forza che li ha riportati in vita, infatti, ha potere solo nei confini di Yoorana e questo non dà loro la possibilità di ricominciare altrove.

Le persone e i luoghi che hanno vissuto e amato nella loro vita sono ancora lì e ogni questione rimasta in sospeso con la loro morte si ripresenta puntuale insieme ai loro ricordi. Sono legati a Yoorana ognuno di loro in un modo diverso e la città sembra essere uno dei protagonisti della Serie Tv, cambiando forma a seconda delle epoche vissute dai protagonisti.

Ma i confini di Yoorana non saranno l’unica preoccupazione per i sette redivivi, che dovranno guardarsi anche da nemici ben peggiori che avranno lo scopo di ristabilire le leggi naturali della vita.

Il proverbiale “Chi muore giace e chi vive si dà pace” è completamente sconvolto in Glitch. Chi è morto, infatti, è di nuovo in piedi sulle sue gambe e chi era riuscito (o stava ancora provando) a trovare la pace, si è visto stravolgere ogni equilibrio guadagnato con fatica, in balia di un cocktail di sentimenti contrastanti. Non ci si immagina mai nella vita un’eventualità come questa. Nessuno potrebbe pensare che un giorno quella persona che si è tanto amata e che ora non c’è più potrebbe tornare. Ed è in questo senso che il ritorno in vita di quel qualcuno, dopo anni di lavoro su sé stessi per ricostruire i pezzi del proprio cuore, rischia di far più male che bene.

La possibilità che il ritorno in vita dei protagonisti possa essere solo provvisorio, poi, aggiunge un tono malinconico alla vicenda. Perdere qualcuno che si ama è un’esperienza abbastanza dolorosa da non necessitare di essere ripetuta e come si potrebbe sopportare che questo invece possa accadere di nuovo?

Glitch

Glitch ci porta a interrogarci sul rapporto tra l’essere umano e la morte e su quanto possa essere pericoloso violare le leggi della natura, mostrandoci le conseguenze dello stravolgimento del ciclo della vita.

I morti viventi di Glitch sono zombie 2.0 perchè nessuno guardandoli potrebbe pensare che siano persone morte e perchè ciò che li ha riportati in vita ha anche riconsegnato loro ricordi,  sentimenti e coscienza. In questo senso Glitch è una Serie Tv estremamente innovativa.

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