L’abbiamo conosciuta come Sookie in Una Mamma per Amica, ma poi si è fatta largo come attrice comica versatile e magnetica. Da Mike & Molly a Gostbusters, Melissa McCarthy non perde un colpo e riesce sempre a strappare una risata con i suoi personaggi un po’ sopra le righe, ma sapendo anche come rendere l’atmosfera tesa o dolce. E neanche questa volta ci delude: God’s Favorite Idiot è una nuova comedy di Netflix (qui potete leggere la nostra recensione). Assurda, ottimista, divertente e caotica si è rivelata una piacevole sorpresa. Già il trailer preannuncia il tono della serie e delinea la trama, ma dalla visione dei primi due episodi capiamo che c’è molto di più dietro.
Grande merito va alla bravura degli attori, dai protagonisti ai personaggi secondari passando per gli antagonisti. E da questi primi 8 episodi capiamo anche che la serie punta principalmente sulle loro doti comiche e mimiche. Melissa McCarthy (qui trovate 7 curiosità su di lei) è Amily, co-protagonista insieme a Ben Falcone, anche regista della serie e marito nella vita reale della McCarthy. Lui è Clarke, l’idiota prescelto da Dio come messaggero. Sulle spalle di un uomo che vive con due gatti, ha appuntamento con suo padre ogni martedì per fare a sauna insieme nel giardino di casa, è astemio e adora Sign of the Time di Harry Styles, poggia il destino dell’intero universo. Se riuscirà nell’ambigua missione assegnatagli da Dio, l’ago della bilancia penderà a favore di quest’ultimo e il Paradiso sarà salvo. Altrimenti, l’apocalisse avrà inizio.
In fondo non sembra poi una grande novità: una serie su un uomo che all’improvviso si trova in mezzo al regno dei cieli e a quello degli inferi, normalissimo umano che si scopre essere l’unico in grado di evitare la fine del mondo. Eppure, God’s Favorite Idiot è tutto fuorché scontata. Già come viene gestita la situazione, la rivelazione della sua missione e della sua “nuova” identità ha un che di assurdo. Un uomo si illumina (letteralmente, come una lampadina) sulle note di un brano che andava forte nel 2017. La prima a scoprirlo è Amily, e dopo la sua rivelazione tutti al lavoro tutti fanno il possibile per assistere al miracolo e dimostrare che Amily era sotto acidi quando l’ha visto brillare. Invece, quando scoprono della sua illuminazione dopo poche ricerche, accettano come un dato di fatto che il loro amico e collega è il Prescelto. Il mondo intero accetta la cosa come un fatto e si divide tra quelli che lo adorano come il nuovo profeta e quelli che sospettano sia un trucco possibile perché nasconde un telecomando nel sedere. Una spiegazione classica, la prima cosa che verrebbe in mente a chiunque insomma.
Le premesse si rivelano fin da subito accattivanti proprio grazie a questo protagonista così buono e semplice, un uomo comune che passerebbe totalmente inosservato. Sembra quasi che Falcone abbia voluto tradurre la sua personale esperienza: ha sempre recitato parti piccole, ruoli minori, talvolta restando nella più sicura ombra di altri protagonisti. Stavolta invece si trova a ricoprire il ruolo principale e il destino della serie pesa sulle sue spalle. Tutti si chiedono: ne sarà in grado? Così un uomo normale viene catapultato in un mondo che di normale non ha nulla, neanche i co-protagonisti.
La storia prosegue tra momenti di tensione, battute, scene letteralmente assurde. Nell’ultimo episodio vediamo Tod, uno degli amici di Clarke, combattere seminudo i quattro cavalieri dell’apocalisse puntando sul fatto che la sua nudità li avrebbe confusi. E uno degli stessi cavalieri, Morte, si avvicina tutto gentile e premuroso per aiutare un uomo caduto da una sedia a rotelle, ma appena lo tocca quello muore.
Insomma la comedy va avanti in questo modo, con scene no sense e visite divine, insieme a divertenti scambi di battute tra i due coniugi protagonisti, che dimostrano fin dalle prime scene una forte alchimia e perfetta sinergia, e alla brillante performance di Leslie Bibb nei panni di Satana. Ma tolti i momenti sopra le righe, rimangono diverse scene in cui si da spazio a storyline secondarie che però non sembrano aggiungere molto alla trama in sé.
God’s Favorite Idiot si rivela una sorte di metafora di Clarke stesso: proprio come il suo protagonista la serie è bonaria, attenta alle esigenze di tutti, mite e timida, che però si trova a dover portare avanti l’eterna lotta tra bene e male e in questo conflitto si perde e dà vita ai momenti più stravaganti.
Se qualche pecca quindi resta e il finale ci lascia un po’ disorientati e un po’ incuriositi, va anche ricordato che la comedy doveva snodarsi nell’arco di una sola stagione autoconclusiva da 16 episodi e che poi è stata smembrata in due parti. Quindi il senso di incompiutezza è più che legittimo, considerando che ci siamo interrotti a metà della storia e proprio sul più bello. Non è da escludere che, acquistando Clarke maggiore sicurezza nelle proprie capacità e maggiore fiducia nella scelta fatta da Dio, anche la serie diventi meno sfocata, meno improntata sulla comicità immeditata e punti invece sull’evoluzione della trama oltre che dei personaggi.
Ancora nello stato embrionale, God’s Favorite Idiot si presenta comunque come un modo originale e divertente per distrarsi e sembra promettere un prosieguo catastroficamente esilarante.