Dopo poco più di un anno è tornata su Amazon Prime Goliath, la miniserie drammatica con protagonista Billy Bob Thornton, volto di Billy McBride: un avvocato caduto in disgrazia dopo essere stato estromesso dallo stesso studio che aveva contribuito a fondare. Le sue abilità tecnico-giuridiche, tuttavia, sono rimaste le stesse, nonostante gli anni passati a ubriacarsi al bar.
Nella prima stagione una serie di vicissitudini lo avevano portato a ritornare in campo, trovandosi contro nella causa di risarcimento civile per la morte di un uomo in mare che aveva coinvolto un importante cliente dello studio (dalla controparte indicata invece come suicidio) Cooperman & McBride, riuscendo a vincere e ottenendo milioni di dollari. In questa prima puntata, La Mano, potremmo dunque aspettarci di trovare un uomo diverso, tornato in pista o perlomeno intenzionato a godere i frutti del suo lavoro. Niente di tutto ciò.
Il Billy che troviamo, invece, è un uomo ansioso di regalare denaro; pronto a perseverare nella sua dipendenza con l’alcol e, come all’inizio della prima stagione, non intenzionato a occuparsi di ciò in cui ha dimostrato di essere bravissimo: la legge. Eppure sembrerebbe che le dinamiche proposte dalle prime sequenze richiederebbero un suo aiuto: una squadra della DEA ha fatto incursione in una casa in cui si vendeva droga, abbattendo i presenti, senza fare distinzione tra venditori e compratori.
L’aspirante cliente in questo caso è Oscar, il proprietario del bar in cui Billy quotidianamente si reca per ubriacarsi. L’uomo vuole l’aiuto dell’avvocato. Il suo terzo figlio, ragazzo in gamba e studente di violoncello, è stato arrestato perché sospettato di aver commesso un omicidio per “vendetta” per ciò che è successo ai due fratelli. È chiaro, fin da subito, che si tratta di un complotto per proteggere qualcun altro. Ma la domanda è: chi?
Il primo tema che inevitabilmente emerge è quello classico di Goliath, cioè il ricorrente dissidio per il protagonista tra il non sporcarsi le mani e il non riuscire a placare il suo sentimento di giustizia.
In questo primo episodio tale dilemma emerge completamente e si sostanzia nell’azione di Billy di non voler essere l’avvocato del figlio di Oscar ma di fare di tutto per assicurarsi che sia in buone mani: persino andare sul campo del presunto omicidio. Egli va ad assicurarsi che l’avvocato d’ufficio assegnatoli sia capace, verifica che i tempi di fuga attribuiti al ragazzo siano veritieri e, infine, prepara Oscar per la testimonianza in tribunale. Non sarà, in questo senso, fortunato, visto che il poveruomo non riuscirà a raggiungere la corte, colpito a morte da colpi sparati da un soggetto misterioso.
Il mistero, appunto.
Se c’è qualcosa di immediatamente attribuibile alla prima puntata di questa stagione di Goliath è l’assenza di chiarezza nella trama. Si badi, essendo il primo episodio, questa affermazione non va intesa come una critica, in quanto è chiaramente intenzione dello sceneggiatore Ben Myer mescolare le carte.
Il grande vantaggio ottenuto attraverso questa impostazione è quello di avere una puntata dinamica, ricca di suspense e con almeno due importanti colpi di scena. In questo senso, forse, si è voluta sacrificare la linearità a favore dell’esplosività dell’episodio, probabilmente per accattivarsi gli spettatori che si sarebbero approcciati con più cautela. Questo per dire che negli episodi successivi è probabile che ci sia uno sviluppo più simile alla prima stagione, cioè molto più “giuridico” e introspettivo e meno d’azione.
La musica, come sempre, si conferma uno dei valori aggiunti di Goliath. E parlando di valore aggiunto non si può non citare Billy Bob Thornton, assoluta garanzia di qualità e di aderenza al suo personaggio. Non dimentichiamo, infatti, che la sua performance per la prima stagione gli è valsa il Golden Globe per il migliore attore in una miniserie drammatica. Il regista Lawrence Trilling in La Mano non ha osato più di tanto, lasciandosi il tempo e il modo di utilizzare tecniche di ripresa più ricercate nelle puntate centrali.