Gomorra 4×03, 4×04 sono puntate, stranamente, molto poco violente rispetto allo standard a cui ci aveva abituato questa stagione: un vero inizio col botto, sanguinoso e che non scende a compromessi. In queste due puntate, invece, scorre molto poco sangue, ma la tensione, invece, quella scorre sotterranea in ogni fotogramma.
La terza puntata è incentrata sulla figura di Patrizia, e sulla sua crescita come leader. Patrizia pensa che gestire il potere con il bastone non abbia dato i frutti sperati e cerca di cambiare strategia. Lo svolgimento della puntata le darà torto: la violenza e le regole ferree della malavita sono l’unico modo per farsi rispettare, e il rispetto è tutto.
Anche se il potere ti porta a compiere atti terribili, come l’esecuzione a sangue freddo di due ragazzini, colpevoli di aver sfidato Patrizia, che già gli aveva concesso una seconda possibilità, e che hanno sconfinato nel territorio di Sangueblù.
Le tensioni tra loro sono tutt’altro che risolte: i
Io non mi sporco le mani con la merda di Patrizia
Così Enzo commenta l’intrusione dei due pischelli nel suo territorio, che derubano due pusher per soddisfare lo sballo del sabato sera e farsi belli con due ragazze. Errore che pagheranno carissimo.
Non è che non mi voglio far sfidare da due mocciosi come voi, è che non posso proprio.
Così Patrizia dice addio alla sua politica di tolleranza, uccidendo i due ragazzi, non prima di avergli dato un materno buffetto sulla guancia. Così comincia la sua trasformazione nella boss rigorosa, giusta e spietata che intravediamo in lei fin dalla terza stagione. Ma Patrizia è ancora combattuta: lo dimostra la scena al locale, la sua insicurezza e il suo orgoglio ferito che si dibatte e geme, pelle contro pelle di Mickey, in un amplesso disperato.
La solitudine e il conflitto di Patrizia, mai come ora sul punto di spogliarsi di se stessa e diventare una vera leader, viene sottolineata molto efficacemente dalle inquadrature che la mostrano sola, riflessiva. E nel tentativo fallito di avvicinamento al fratello intravediamo l’ombra della vecchia Patrizia, materna, protettiva, ancora con le mani linde e non sporche di sangue.
Chissà quando se ne andrà la vecchia Patrizia, e cosa nascerà al suo posto.
La quarta puntata, invece, vede Genny alle prese con la sua ascesa imprenditoriale. Ora è a Londra, alla ricerca di una società che possa finanziare il suo progetto di costruire il più grande aeroporto d’Italia. L’affare della svolta si rivela però una truffa ai danni della cordata capitanata dal rampollo Savastano, e richiede una controffensiva violenta e inesorabile.
Questa quarta puntata di Gomorra inizia e si sviluppa in maniera antitetica alla Gomorra a cui siamo abituati. La scena della statua della Madonna, smembrata e ricoperta d’oro, è commentata ironicamente dalla canzone Virgin Mary had a baby boy. Canzone che, con un colpo di genio straniante e ironico, ci introduce in quel mondo della camorra “dei colletti bianchi“, ben vestita e profumata di Colonia.
La merda è ovunque, cambia solo colore
Mondo nel quale Gennaro cerca di entrare, faticosamente e ferocemente. Lui, così grosso, cupo, minaccioso, pur vestito in doppiopetto resta sempre un lupo in mezzo alle pecore. Non si mimetizza per niente fra quegli imprenditori inglesi puliti, boriosi, che cerca di convincere a stare dalla sua parte grazie all’intervento provvidenziale e persuasivo di Azzurra.
Un mondo che prova a morderlo, masticarlo e sputarlo, e che viene invece piegato da Gennaro, che forza le fauci del leone come la figura dei Tarocchi. La metamorfosi di questa quarta puntata di Gomorra, che solo a metà diventa effettivamente una puntata di Gomorra, avviene sempre con l’ausilio della musica. Una canzone napoletana, popolare e insieme colorita e trash, in apparente dissonanza con il contesto, che rispecchia la rabbia montante di Genny, che si toglie la maschera dello yuppie e si ricorda di essere, orgogliosamente, camorrista.
Anche la scelta di Genny di parlare inglese solo il minimo indispensabile, limitandosi ad ascoltare cupo e concentrato, è sintomatica del suo rigore identitario. Lui non scende a patti, non basta un completo elegante per togliere dalle sue mani la polvere e il sangue di Secondigliano. E far uscire fuori la bestia che è in lui, sul finale, è un atto trionfale e tragico insieme.
Perché la sua identità sarà sempre quella del camorrista napoletano, della belva, non importa quanto la sua vita cerchi di portarlo lontano. La parte malata di Napoli è sempre lì, in agguato, pronta a ghermirlo e a stringerlo a sé.
Gomorra 4×03, 4×04 contengono un ammonimento ai due protagonisti Patrizia e Genny. Il potere, se lo vuoi, chiede in cambio tutto te stesso e quello che ami. Che sia un fratello, la propria umanità, la propria identità, il potere prende e, come un bambino capriccioso, restituisce tirando con violenza. Ora possiamo azzardare un’ipotesi di svolgimento di questa quarta stagione di Gomorra. Genny, cercando di perdere se stesso, si ritroverà sempre negli stessi panni di camorrista in cui è cresciuto. Patrizia, cercando di ritrovarsi, si perderà.