Gomorra ha preso il ritmo, lento. Le ultime due puntate sono state piene e vuote; la trama si infittisce ma si ha la sensazione, fastidiosa, di attesa incessante che ci risucchia in un vortice di ansia sonnecchiante.
Tutto può succedere e succede di tutto ma sappiamo bene che è solo l’ennesima puntata preparatoria per quello che sarà un finale di stagione epico, di quelli così memorabili da farti sobbalzare dal divano con l’istinto omicida di spaccare la tv.
Gomorra non delude: i protagonisti diventano episodio dopo episodio più complessi e macchinosi.
E’ come entrare in un tunnel dell’orrore: sai che accadrà qualcosa, ma per quanto tu ti possa preparare al peggio, buio e mostri ti faranno paura.
Ma continui a camminare, piano, e passo dopo passo la tensione sale e l’adrenalina scorre nel sangue che pompa tra le vene paura e brividi di vita.
Quel mondo fantastico fatto di principi, nani e vampiri ci incuriosisce. Vogliamo saperne di più man mano che avanziamo nel tunnel. Ma principi, nani e vampiri sono personaggi studiati e creati, maschere di cera plasmate da penne esperte, ad immagine e somiglianza di un mondo che, seppur degli orrori, è reale.
Reale, come O’Principe che come Babbo Natale dispensa doni e compra benevolenza e sorrisi tra i rioni. E’ lui che apre la scena, ed è lui che ci accompagna nel nuovo episodio.
Un anima buona che è caduta dentro una testa storta, il Principe è furbo ed abile.
Come la sua pantera nera – penso al leone di Scarface – elegante e veloce ma incatenato a quel meccanismo di scambio.
L’amico – tra i serpenti – di Genny, ostenta la sua ricchezza in gesti opulenti e gusti sfarzosi.
Troppo sfarzosi per l’alleanza che inizia a sospettare di quel visino furbo con il Rolex al polso.
Ricorda Conte, per le movenze, la parlata e la scaltrezza; e come Don Salvatore inizia ad essere scomodo. Ma o’Principe serve all’alleanza, di uno ne fa tre – chilogrammi– e questo vuol dire triplicare le entrare, arricchirsi e comandare su ogni piazza di spaccio.
Savastano osserva con gli occhi di Patrizia ma fiuta col suo naso esperto una crepa nell’alleanza nova, da cui può inserirsi silenzioso.
“A democrazia non funziona, pecchè i cani si mangiano tra di loro si nun ce sta ‘o bastone”
Tra tutti è proprio il principe il bersaglio da colpire. E’ il perno, la congiunzione esatta, il collante che tiene insieme il gruppo. Porta la roba e la moltiplica, quasi come un Dio.
Alchimista esperto e però vittima del suo stesso ego che lo condurrà dritto verso la trappola di Don Pietro, e neanche l’alleanza segreta con Gennaro lo salverà.
Un colpa di pistola dritto in capo e Napoli trema: il terremoto Savastano è tornato e nessuno questa volta si salverà.
Il nano, Rosario, è il primo della lista dei sospettati per la morte di quel giovane. I loro screzi plateali li hanno visti tutti e, si sa, uno come Rosario cresciuto all’ombra di Don Ciro, non è pronto a perdere la faccia e l’onore per il doppio gioco di un uaglioncello egoista e presuntuoso. Ha le mani legate dalle corde di Ciro che stringono sempre di più la morsa del comando; il nano non può fare niente se non pagare per quelle parole di troppo e chiedere scusa. Ma un morto pesa più di un vivo e la pace si spezza nell’istante in cui il sangue del principe si riversa a terra. Ancora col volto tumefatto per colpi inflitti dai suoi compagni, Rosario è costretto a scappare.
Lascia il suo piccolo regno e si rifugia al mare.
Nello stesso mare freddo che ha conosciuto il sangue caldo della moglie di Ciro, lo stesso che tra poco porterà via anche la sua anima persa e sparsa.
Nessuno può sfuggire al mirino della Camorra, nessuno. Neanche il fratello dell’Immortale.
Ed è proprio lui che prepara la tomba di Rosario. La più bella di tutte, in cui sarà un angelo di marmo a vegliare sulla luce eterna di quell’uomo cresciuto nell’ombra della serpe.
Una tomba rubata per una vita rubata. Una fossa, tre metri sotto terra, troppo grande per un corpo solo, che preannuncia altre tragiche morti. Ciro seppellisce il suo compagno, lo piange in segreto, lo ricorda tra le foto di un vecchio album, lo commemora promettendo vendetta.
Di Marzio seppellisce la sua coscienza, ormai troppo sporca per riuscire a conviverci.
Gli uomini comandati per l’uccisione del nano venivano da fuori, chi è il mandante? Forse Don Pietro che, come con il principe, ha voluto colpire il cuore del nuovo clan; o forse, è proprio Ciro che ormai senza pietà per nessuno, brama potere ad ogni costo? Queste ed altre domande sono in attesa di risposte che arriveranno presto con i nuovi episodi.
Una cosa è certa, la guerra è iniziata. Le puntate appena trasmesse hanno gettato le basi per qualcosa di grande, troppo grande, che sta per arrivare e noi non vediamo l’ora di vedere e vivere con voi.
Ormai lo sapete, no?
Stay Hos, Stay senza pensieri.