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Gomorra ha preso ritmo. E ora si salvi chi può

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E’ ufficiale! Siamo in pieno fermento Gomorra…
Dopo i primi due episodi abbiamo placato l’astinenza, ma terzo e quarto ci hanno regalato quella carica violenta che tanto ci piace quanto ci sconvolge.
Finalmente si delineano le trame, in questi ultimi episodi Gomorra ci regala un quadro più completo della situazione attuale e offre spunti di riflessione su quella che sarà la trama orizzontale del serial.
La vendetta e la fame di rivalsa pilotano tutto. Ciro e Conte, Genny e Don Pietro, e poi ancora tutti i nuovi volti della seconda stagione di Gomorra, come Scianel. Tutti, come pupi, a muoversi tra le fila intricate del comando.
Come giocolieri esperti, si destreggiano in dialoghi e movenze affilate e, come nei migliori serial americani, ogni tanto qualcuno cede alle debolezze e perde il controllo. Soccombendo. Lentamente. Verso la propria, tragica, fine.

L’alleanza nova appena instaurata a Gomorra inizia a vacillare. Troppe teste con la guerra in capa, e forse, poche cape per fare la guerra (per dirla alla Savastano).
Conte millanta perle sulla democrazia. Erano questi i patti no? Nessun monopolio, nessun capo: tutti uniti per lo stesso fine. Ma Salvatore non è abituato al branco. Lui, lupo fedele solo a se stesso, non sa scendere a compromessi e così si aprono i primi dibattiti sulla gestione della roba, sui costi, sui traffici e le piazze.
La roba è di Conte, arriva a lui il carico dal Sud America, dentro sacre Madonne di gesso: la morte avvolta dal drappo bianco della Vergine Madre.
Ma Ciro, non ha fatto tutto quello che ha fatto per continuare a fare il cane di un nuovo padrone.

E allora chi è più stupido? Il cane che si fa portare al guinzaglio, o chi il guinzaglio lo mette?

La tensione sale, la rabbia pure.
Di Marzio mette in scena la sua parte preferita; ed in quella che ha il sapore di una tarantella adulatrice, seduce e conquista consensi e approvazione.
Ammaliatore esperto, fa breccia nei cuori di tutti, anche i più fedeli a Conte, ed organizza qualcosa di simile ad un colpo di stato.
Salvatore Conte è vulnerabile. Questa terza puntata ci mostra un lato di lui che non conoscevamo, ma potevamo sicuramente immaginare.

Conte ama. E ama un uomo.

Un ragazzo transessuale con cui trascorre la sua intimità fatta di coccole caste e regali.
Ma un comandante del suo calibro come può mostrarsi fragile alle passioni della carne, soprattutto se così lontane dai codici tradizionali di un mondo tanto sporco quanto legato alla fede?
Fede, che lui coltiva ed esercita in ogni suo gesto.
Don Salvatò cede al peccato e alle sue voglie come ogni uomo che, chiaramente, non potrà mai essere perfetto come il Dio a cui prega.
Riprende un vecchio pacco di sigarette, nascosto per bene tra stoffe bianche nel cassetto della credenza all’interno di quella che sembra essere una stanza-santuario, e ricomincia a fumare.
Lui, che non fuma, non beve e non fa l’amore...si perde nel piacere di quel vizio che aveva represso, ma mai abbandonato. Diceva che l’uomo che può fare a meno di tutto non ha paura di niente, e forse, adesso, anche lui ha paura. 

Il suo amore non potrà avere seguito, troppo complicato, troppo assurdo per un uomo e per un Dio.
L’Immortale è pronto a sferrare il suo morso da serpe avvelenata e traditrice, e Conte lo sa.
Durante la processione delle vesti bianche, in cui si ricorda il martirio di Gesù Cristo, Salvatore Conte bacia la madre addolorata e inizia la penitenza.
E’ un battente, si punisce con dei chiodi sul petto e le vesti bianche si macchiano di sangue vivo che lava via colpe e peccati, forse mai commessi del tutto.
Presagio di quel che avverrà poco dopo, in cappella.
Ciro, la serpe, deve morire. Lo attende un agguato studiato ed organizzato, in cui grazie all’aiuto dei seguaci di sempre, sarà fatta giustizia.
Ma Conte non ha fatto i conti con la potenza seduttiva di quella serpe, che così come biblicamente si racconta, seduce anche i cuori più fedeli e li trasforma in traditori.
E così, in un gesto che lascia tutti senza fiato, Salvatò viene sgozzato e lasciato sanguinante sul pavimento di quella chiesa, come in un rito sacrificale in cui si immola l’agnello per garantire la pace.

La morte, e la conseguente uscita di scena del più grande degli antagonisti dei Savastano, ci lascia tutti orfani di un vecchio meccanismo di potere. Ma apre nuove prospettive su quello che sarà questa seconda stagione.

La quarta puntata si incentra sul nuovo personaggio femminile, Scianel.
Colei che doveva sostituire la figura di Immacolata, ipotizzavamo. (Male)
Scianel è davvero diversa da Imma, avrà tutt’altro ruolo – lo si intuisce con facilità.
Sembra una pantera, ma è una iena.

“…a pantera è bella assaj ma non conta nu cazz, e invece a mienz ‘e iene a cummandà song ‘e femmene!”

Annalisa, la chiamano Scianel perchè ne capisce assai di profumi, accompagnata dalla nuora giovane, bella e fedifraga – puzza già di morte, anche lei – shopping e gioco di carte. Una matrona verace e vorace di potere.
Non si fa fottere, dice. Ma le toccherà fare i conti con Don Pietro, che, nostalgico, torna a Napoli per riprendersi quello che gli sciacalli e le iene gli hanno preso.
Don Pietro, dicevo, ha bisogno di occhi, mani e cuori nuovi a cui affidare la propria rabbia vendicativa.
Li trova in Patrizia, la nipote del fedelissimo compagno Malammore, che tra un caffè ed uno scialatiello, riporta i fatti e le chiacchiere della strada.
La stessa strada che, per il momento, Don Savastano è costretto a guardare dall’alto del suo bunker segreto tra le vele di Scampia.
Savastano è tornato, e lo vuole far sapere a tutti.
Si sta preparando alla guerra contro la nuova alleanza scissionista, che altro non è se non il clan di Ciro.
Ma la serpe immortale non è mica pronta a cadere nella trappola. Conosce bene quel meccanismo, e sa che se vuole sopravvivere, e forse vincere, dovrà trattare la pace.
Genny, nel frattempo, è a Roma con la sua principessa Azzurra, e riceve una telefonata.
E’ la convocazione ufficiale per le trattative.
Ciro vuole parlare con lui.
E’ lui il Savastano che conta, o più probabilmente, il più sensibile al morso di Ciro.
Un morso che, seppur velenoso, sarà il primo contatto dei due dopo tutto quello che è successo.
I due amici, fratelli, rivali e nemici finalmente si incontreranno per trattare di pace.
E noi non vediamo l’ora di vedere cosa succederà, di sentire cosa si diranno e soprattutto, di capire se sarà possibile un rapporto come quello che abbiamo amato nella prima stagione di Gomorra.

E’ ufficiale, siamo già in astinenza.

Ci tocca aspettare martedì prossimo per la nuova puntata di Gomorra, nel frattempo lo sapete no?
Stay Hos, Stay senza pensieri!