Puntate tanto attese quanto seguite. Gomorra prende il volo e lo fa settimana dopo settimana con una spinta adrenalinica che raggiunge picchi al cardiopalma. Fiato sospeso, cuore in gola, qualche vuoto d’aria. Gli episodi di ieri decollano verso nuovi orizzonti narrativi sempre più coinvolgenti ed imprevedibili.
In cabina di comando lui : L’Immortale, che ormai pilota esperto, conduce tutti all’interno della sua rete di comando, ormai consolidata e intricata ma anche, e soprattutto, letale.
Ciro non vacilla, non ha paura. La sua fame deve essere saziata sempre più frequentemente ed è pronto a rischiare tutto, perfino la vita, per nutrire quel mostro che gli cresce dentro.
Per tutto il primo episodio sembra di stare in apnea. Manca il fiato.
La tensione per il grande incontro sale e Sollima – sia sempre lodato – ci accompagna scena dopo scena in quelli che saranno i preparativi.
Come una festa, ma senza torta, si organizza tutto nei minimi dettagli.
Ed una festa effettivamente c’è: il compleanno di Genny che si svolge in un lussuoso locale romano tra gli invitati sconosciuti avvolti di griffe e gioielli, la sua principessa Azzurra e gli amici di sempre; i fratelli di Gennaro, il suo clan di cani randagi, quelli che il piccolo Savastano ha nutrito, plasmato… ed abbandonato.
Arriva perfino il regalo di papà. Don Savastano non si è dimenticato del figlio; lui, padre benevolo e consolatore, manda il suo corriere di fiducia (Patrizia) a consegnare un messaggio ed una pistola.
Un’arma sicura, stampata in 3D – Camorra 2.0 – e caricata di un colpo solo con cui il figliolo dovrà uccidere Ciro e vendicare il buon nome dei Savastano.
Ma se Genny uccide Ciro, gli uomini di Ciro uccideranno Genny.
“Agg murì ij p’ fà content iss…“
L’incontro si terrà in un luogo neutrale: a Trieste. Ormai è tutto pronto ed ognuno di loro ha dato la sua parola. Ma le parole non servono a molto quando a parlare è il sangue. Quel sangue che si mastica senza sputare, mantenendo l’amaro in bocca. A Napoli come a Roma, si stringono gli affetti per quella che forse sarà l’ultima volta. Quella semplice promessa di rivedersi domani, pronunciata così spesso da sembrare un mantra persuasivo, questa volta sembra troppo difficile da mantenere, ma chest’ e’.
I due arrivano nel luogo prestabilito, alberghi diversi ma vicini.
La bora soffia forte e noi ne percepiamo la potenza ed il freddo spacca-ossa.
Il freddo si trasforma in paura, e forse anche Ciro trema.
Di Marzio conosce Gennaro, e anche se adesso lo chiamano “Don” lui è sempre un soldato di trincea, uno di quelli che la morte la guarda negli occhi e impara a percepirla nel vento.
In quella stanza d’albergo, che sembra una gabbia d’oro, la serpe incontra il cane.
I due finalmente faccia a faccia.
La canna della pistola dritta sulla fronte e la vita di Ciro nella mani di Gennaro.
“Agg campat tutt’a vita n’copp ‘a mort. nun teng paura ‘e morì.”
L’Immortale prende fiato.
“Accirl a st’omm e’ merda! Spara! Spara! Spara!”– urla, stanco.
La vena giugulare di Gennarino pompa rabbia e veleno. La sua pelle trasuda odio, i suoi occhi gridano vendetta e le sue mani bramano sangue.
“Mi piac vederti così. Come uno che cerca o’ perdono, a’ pace. Ma pe te nun c’è ne pace ne perdono n’copp ‘a sta terra.”
Genny non spara. Consegna il suo nemico alle fiamme della dannazione. I rimorsi per quello che ha fatto gli daranno il tormento e giorno dopo giorno Ciro vivrà marchiato del peso della sopravvivenza. A ricordagli la grazia ricevuta, quella pistola.
Tienila tu, accussi ti ricordi du jorn in cui t’a putiv accirl e non l’agg fatt.
Ancora, aggiungerei, perchè Gennaro non è uno stupido. Sa bene cosa conviene fare e cosa no, e soprattutto conosce i tempi. Non è ancora tempo di vendetta, e infatti accetta le condizioni di Ciro e siglano la pace.
Savastano vende il padre ed i suoi uomini, non potranno più uscire dal quartiere di appartenenza, in cambio la nuova alleanza comprerà la roba di Genny.
Stanotte i due dormiranno con la loro famiglia, quella che resta e quella che sarà.
Gennaro ha allargato i suoi orizzonti, presto sarà padre e gli affari romani sono fiorenti, Napoli non è più cosa sua ma solo l’ennesimo canale d’entrata per i suoi traffici. Si prendesse quello che vuole quell’infame di Di Marzio, ormai Savastano Junior è cresciuto.
Don Pietro però non è della stessa idea. La vecchia guardia liquidata è delusa dal comportamento del figlio. Delusione e rabbia, ancora una volta, accecano Don Savastano al punto di farlo uscire dal bunker per incontrare il figlio.
Genny chiede fiducia. Don Pietro non capisce, la sua visione delle cose è vecchia e troppo legata a codici ormai passati. Bisogna pensare agli affari, almeno per adesso. La condizione in cui si trova Don Pietro lo obbliga a cedere, le sue mani sono legate, i suoi occhi tappati e la sua rabbia seppellita dai vincoli a cui Genny e Ciro lo hanno obbligato.
Con lui tutti i suoi seguaci. Malammore e compagnia, prigionieri nei vicoli del quartiere, non controllano nulla se non la loro piccola piazza di spaccio. Con loro anche i randagi orfani di Genny che stretti in quella che sembra sempre più ad un girone dantesco soffocano fino a perdere il controllo. I fedeli dei Savastano non dimenticano e li escludono dai loro giri, e Gennaro è troppo lontano per prendersene cura.
Quel quartiere è terreno fertile, concimato di delusione e povertà, in cui Ciro pianterà i semi della discordia.
Propone ai uaglioncelli di allearsi con lui, ma non per mettersi ‘e zoccole in casa, bensi per aizzare i cani.
Cani contro cani, al massimo muoiono cani.
E sarà così. Lo spirito ribelle di O’ Track insorge presto e l’inesperienza fa il resto.
Ancora una volta il piano dell’Immortale ha funzionato, è guerra civile ed interna.
Ormai lo sappiamo, se c’è caos le piazze di spaccio cadono e se cadono quelle il malcontento generale prende il sopravvento lasciando la porta aperta a chiunque volesse entrare ed abbuffarsi.
Don Savastano non può più stare a guardare, deve intervenire per salvare quel poco che gli resta. Malammore ferito a fuoco da O’ Track, uno scugnizzo ignorante ed assetato, è la goccia che fa traboccare la pazienza già flebile di Don Pietro.
La parola di Gennaro non conta più nu cazz, ora tocca a lui prendere in mano la situazione.
Ma ancora sono tante, troppe, le cosa da capire. Cosa farà Don Pietro? Cadrà nella trappola di Ciro ed uscirà allo scoperto oppure finalmente compirà la sua vendetta uccidendolo? E Genny resterà a guardare da Roma o tornerà a Napoli per aiutare il padre? Ciro ha previsto tutto? e se fosse così quale sarà la sua prossima mossa?
Le prossime puntate risponderanno a tutte le nostre domande, e voi nel frattempo sapete che fare, no?
Stay Hos, Stay senza pensier!