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7 curiosità su Marco D’Amore, l’Immortale di Gomorra

Gomorra
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Marco D’Amore è un bravissimo attore il cui volto è indissolubilmente legato, almeno fino al prossimo “grande” ruolo, a quello di Ciro Di Marzio, l’Immortale di Gomorra-La serie.

Che Marco D’Amore abbia talento ed arte si sa; è evidente quando lo vediamo interpretare il ruolo di un criminale e lo è ancora di più quando si ha l’occasione di vederlo a teatro o anche solo recitare qualche monologo in tv.

Classe 1981, campano, regista, attore e sceneggiatore, Marco D’Amore, già prima del ruolo che gli ha garantito un successo internazionale, ha avuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo talento.

Noi oggi vogliamo raccontarvi alcune curiosità su di lui e chissà che non vi servano per capire meglio l’uomo dietro l’Immortale.

1. Marco D’Amore è nipote d’arte

Marco D’Amore è sicuramente uno dei migliori attori e registi esordienti del panorama artistico italiano e internazionale e le sue doti attoriali, molto probabilmente, sono ereditarie.

La famiglia di Marco D’Amore è di origini napoletane e il nonno era Ciro Capezzone un noto attore che ha recitato nella compagnia del comico Nino Taranto, storica spalla di Totò e in alcuni film di Nanni Loy e Francesco Rosi.

In un’intervista rilasciata a Vanity Fair, l’attore ha raccontato: “Mio nonno creava sofferenza e insofferenza. In famiglia essere attori equivaleva a una patente di inaffidabilità. Ogni tanto partiva e si eclissava per riapparire settimane dopo, dicendo: ‘Sono stato in Calabria, ho recitato davanti a 10 sconosciuti, ho un video, ve lo mostro?’. Era considerato un caso irrecuperabile”.

Marco D’Amore, sempre parlando di suo nonno, ha spiegato che “lavorava al cinema ma, per garantire una stabilità economica ai suoi non aveva mai smetto di fare anche l’impiegato della Sip”

2. L’Ommortale è il primo film in Italia in large format

Marco D’Amore è anche regista e nel 2019 ha dato prova delle sue capacità, già mostrate in alcuni episodi di Gomorra-La serie, nel “L’Immortale“, film di cui è sceneggiatore, regista e interprete.

Con questo film D’amore ha creato un progetto transmediale tra cinema e Tv, ripercorrendo sul grande schermo il percorso di Ciro Di Marzio che sfugge la morte per l’ennesima volta e cerca di sfuggire dai demoni del suo passato in una nuova location.

La curiosità su “L’Immortale” è che è il primo film in Italia ad essere stato girato inlarge format“, ovvero con una pellicola che misura tra i 35 mm dei film canonici e i 65 dei kolossal.

Il large format permette di catturare più luce consentendo un’eccezionale acquisizione in condizioni di scarsa illuminazione.

Marco D’Amore è quindi primus inter pares nell’uso di questa tecnica in Italia.

3. Marco D’Amore è molto romantico

Marco D’Amore è fidanzato con Daniela, una sua ex compagna di liceo con la quale si è rincontrato dopo anni che non si vedevano.

Di lei si sa ben poco e di certo non sono una coppia mediatica.

L’immortale ha rivelato:“Le dissi ‘Ti chiamerò tutti i giorni‘. Lei non ci credeva. Da allora non ci siamo mai lasciati. È la prima volta nella mia vita che faccio progetti: il futuro, i figli”.

Fun fact: la sua fidanzata è di origine siciliana e fa Majorana di cognome e sì, è pronipote del fisico Ettore Majorana.

L’attore in una intervista ha dichiarato che ogni mattina (quando è a casa) scrive alla compagna un biglietto d’amore che mette sul comodino col caffè.

Pare, oltretutto, sia solito scrivere bigliettini a tutti i suoi cari in quanto scrivere è al sua forma preferita di comunicazione.

Ve lo immaginavate romantico?

4. É fan dei Måneskin

  Marco D’Amore è presente su Instagram con un proprio profilo, seguito da 826 mila persone. All’interno di questo l’attore è solito condividere scatti tratti da momenti di svago, ma anche foto promozionali dei suoi progetti futuri.

Da un post Instagram scopriamo che è fan dei Måneskin che addirittura paragona ai Beatles!

Sotto una foto dei Fab4 in sala prove, tratta dal documentario “Get Back” di Peter Jackson, D’Amore scrive: “… se fossi il loro manager lo farei vedere ai Måneskin perché quella gioventù dedita e appassionata gli rassomiglia. Ovviamente stiamo parlando di un MONUMENTO ma è necessario guardare ai grandi per superare se stessi. Io credo molto a questi ragazzi, credo che dietro la bravura e la bellezza, dietro le provocazioni e il gioco ci siano 4 giovani artisti pieni di voglia e di amore”. A queste belle parole mette come firma: “un fan napoletano che ama la musica”.

5. Ha avuto problemi col dialetto napoletano

Tra Marco D’Amore e Ciro Di Marzio non è stato amore a prima vista, in diverse interviste l‘attore ha dichiarato di non essere subito rimasto affascinato né dalla serie né dal suo personaggio. Facile pensare che fosse difficile per lui identificarsi in un criminale e che abbia dovuto fare un grosso lavoro per entrare nella mente di un uomo che non ha paura di nulla perché non ha nulla da perdere, ci sembra più strano pensare che nell’interpretazione dello stesso abbia avuto difficoltà con la lingua.

Ebbene si, Marco D’Amore è campano ma ha dovuto studiare il napoletano con dei coach.

I napoletani tra voi infatti sapranno bene che la lingua parlata nella serie è quella della periferia nord, ben diversa dal napoletano del centro o di Caserta.

Chissà come sarebbe stata “Sta’ senz pensier‘” senza l’ausilio dei vocal coach.

6. Marco D’Amore voleva fare il musicista

Nel mondo c’è chi è alla ricerca di un talento e chi di talenti ne ha molteplici e li fa anche fruttare, Marco D’Amore si colloca nella seconda, fortunata, categoria.

Prima di intraprendere la carriera d’attore, questi sognava di diventare un musicista. Suona infatti il flauto e il clarinetto.

Inizialmente, dunque, Marco D’Amore avrebbe voluto percorrere una strada diversa: “Volevo diventare musicista. Suonavo il flauto e il clarinetto, sognavo di cantare in un’orchestra. A recitare proprio non ci pensavo”.

La sua famiglia avrebbe preferito una carriera più usuale, da medico o da insegnante, Marco ci ha provato iscrivendosi alla facoltà di lettere e di filosofia ma la scintilla della recitazione si era ormai accesa e abbandonò l’università.

E meno male, diciamo noi, D’Amore insegnante ci avrebbe privato di uno dei migliori attori italiani e di un ottimo regista, gli episodi diretti da lui nella quarta stagione di Gomorra sono risultati i migliori e il film “L’Immortale” ha riscosso un gran successo .

7. Avrebbe potuto aprire una pizzeria

La vita di Marco D’Amore è stata segnata dall’incontro con un altro grandissimo attore: Toni Servillo.

Attraverso alcuni provini, a diciotto anni Marco viene scelto per partecipare ad uno spettacolo diretto dall’attore feticcio di Sorrentino.

Dopo due anni di tournée, D’Amore frequenta la Scuola di Teatro “Paolo Grassi” di Milano. Terminati i tre anni di accademia, l’attore viene nuovamente chiamato da Servillo per partecipare allo spettacolo “La trilogia della villeggiatura” ed è con Servillo che sarà co-protagonista del film “Una Vita Tranquilla” del 2010.

Servillo è uno dei mentori di Marco D’Amore e uno dei motivi per cui questi ama l’arte della recitazione.

Ed è proprio Servillo ad avergli offerto un piano B; ospite del programma “Effetto notte“, Marco ha raccontato: “Se dovessi smettere di fare questo lavoro tra dieci anni potrei aprirmi anche una pizzeria. Vivo molto alla giornata, la vita è fatta di tante cose impreviste. Toni Servillo mi consigliò di aprirmi una pizzeria. Mi diceva sempre ‘apritevi una pizzeria, questo lavoro è troppo duro’”.

E meno male che l’Immortale non ha dato ascolto al suo mentore.