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Romanzo Criminale e Gomorra hanno ridefinito le serie italiane

romanzo criminale
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Lo ammetto: non ero una grande amante delle serie italiane prima di Romanzo Criminale. Oddio, il Commissario Montalbano mi piace, I delitti del BarLume lo trovo un prodotto apprezzabile e se in casa qualcuno guarda le nuove fiction tutte miele come Tutto può succedere ci butto l’occhio e un sorriso mi scappa, ma nulla più di così. Insomma, come accadeva fino a poco tempo fa per il cinema, la tv italiana sembrava – da lungo tempo – stanca: sempre lì a riproporre trame già viste o cambiate di poco, con la stessa recitazione mai credibile fino in fondo, con una staticità che non tiene con il fiato sospeso davvero e una fotografia ben confezionata ma che  ti fa strabuzzare gli occhi.

romanzo criminale
Freddo, Dandy, Libanese in Romanzo Criminale

Poi però qualcosa è cambiato. Nel 2008, infatti, entra in scena Romanzo criminale – La serie tratta dall’omonimo libro di Giancarlo De Cataldo da cui era stato tratto anche il film di Michele Placido. Mentre lo guardavi ti rendevi conto che c’era un cambiamento in corso nel modo di fare serie tv italiane. Per la prima volta ecco un prodotto casereccio di indiscutibile valore che risultava di qualità prendendo a piene mani tutta l’italianità disponibile sul mercato. Romanzo criminale, infatti, affonda le sue radici nella storia patria – certo, quella più cupa, quella della malavita capitolina degli anni ’70-’90 – eppure la magia non era tutta solo nella storia, ma anche nel modo che aveva Sollima (il regista) di raccontarcela. Poi finiva che proprio te ne innamoravi di quei mascalzoni così umani e ti dispiaceva quasi di non aver potuto conoscere il Libanese, il Freddo, il Dandy, per dirne tre. Il punto è che, benché ti stessero mostrando una storia di criminalità e brutture, non riuscivi proprio a non familiarizzare con quell’umanità così sentitamente italiana e vicina. Poi la serie manteneva un ritmo avvincente, con tutti gli intrighi che si intersecavano con la Storia patria. Era una serie tv italiana, ancora riconoscibilmente italiana, ma aveva superato di una spanna la tv nazionale tradizionale. Romanzo Criminale era bella di quel romanticismo che hanno solo le cose amare e diventate leggenda, ma mancava ancora un saltino – piccolo – per poter dire che finalmente la serialità italiana si era risvegliata del tutto.

Stefano Sollima romanzo criminale
Stefano Sollima

E la sveglia suonò nel 2014 quando sempre Stefano Sollima (sia lodato!), Francesca Comencini e Claudio Cupellini regalano all’Italia il fiore all’occhiello della sua serialità: GOMORRA! Gomorra – La serie è un capolavoro confezionato da maestranze qualificatissime. Io iniziai a guardarlo distrattamente, non troppo affascinata dal mondo mafioso che mi veniva messo davanti agli occhi, totalmente priva di aspettative. Quanto mi sbagliavo: la recitazione è di altissimo livello (perfetta l’idea di mantenere l’uso del dialetto che permette una mimesi totale con il reale così che lo spettatore si senta realmente calato nella dimensione spazio-temporale narrata), la fotografia nitidissima,  il montaggio dinamico, netto, serrato e la colonna sonora degna forse di un film fantascientifico (firmata Mokadelic) rendono questa serie il miglior prodotto televisivo italiano. E qui ha luogo lo svecchiamento del nostro fare televisione, nella capacità di unire una trama nostrana  e in tutto e per tutto avvincente, a un lavoro tecnico curato di fino e più simile ai prodotti d’oltreoceano che ai nostri. Il mondo che ci viene presentato è un mondo abitato quasi esclusivamente da mostri, pervaso dal Male, ma così ben congegnato che diventa un’epica contemporanea, un western partenopeo, un’esperienza, per ora, unica. Non vediamo l’ora di vedere cosa uscirà con Suburra, la nuova serie prodotta da Netflix.

Ciro Di Marzio romanzo criminale
Ciro Di Marzio

Nell’attesa a voi scegliere: Romanzo Criminale o Gomorra, Pijarse Roma o stare senza pensier!

un saluto agli amici di Serie Tv, la nostra droga, Seriamente Tv!