Una delle produzioni più interessanti degli ultimi anni, passata incomprensibilmente troppo sotto traccia, è senza ombra di dubbio Good Girls. Commedia crime nata dall’emittente NBC e portata in Italia da Netflix, la serie è andata in onda per quattro stagioni dal 2018 al 2021, chiudendo anticipatamente la propria corsa, che secondo i piani originari prevedeva cinque stagioni. Al centro del racconto ci sono tre madri che, per dare una svolta alle loro vite, decidono di organizzare una rapina, finendo in un vortice infinito di nuove disavventure. Good Girls è una serie che ha tutto: c’è un dramma ben costruito, condito in egual modo dalla componente crime e da quella comedy, che si bilanciano alla perfezione in un perfetto gioco narrativo. C’è un cast di alto livello, che ben si accompagna alla costruzione di personaggi molto approfonditi e ben caratterizzati e ci sono tutta una serie di tematiche, anche molto importanti, che vengono affrontate a dovere nel corso della serie.
Good Girls è una serie ricca di spunti e di pregi, che però, come abbiamo detto, non ha ottenuto il riconoscimento che meritava, a causa di diversi fattori. Oggi, però, siamo qui per rendere giustizia alla produzione NBC, dando a tutti coloro che non hanno avuto il piacere di vederla otto buonissimi motivi per cominciare finalmente Good Girls, una serie di cui si sarebbe dovuto parlare di più e per cui non è mai troppo tardi per cominciare a farlo.
I motivi per cominciare Good Girls: un equilibrio perfetto
Il primo motivo per cominciare Good Girls, di cui in realtà abbiamo già parlato in maniera molto generica nell’introduzione, è che la serie presente su Netflix è in grado davvero di dare allo spettatore tutto ciò che desidera. La produzione NBC si costruisce mescolando diverse anime: c’è tutto l’apparato crime, che nasce proprio dallo spunto narrativo, ovvero la decisione di tre madri di famiglia di compiere una rapina per ovviare ai propri problemi economici, ma c’è anche molta commedia, data dal tono ironico e spesso grottesco della vicenda. Non manca, però, il dramma, che si mescola al crime ma spazia e si allarga, andando ad approfondire anche altri aspetti delle vite delle tre protagoniste.
Good Girls non solo presenta tutte queste componenti, ma riesce anche a mescolarle alla grande, riuscendo sempre a mantenere un cruciale equilibrio tra le sue diverse anime: un risultato sicuramente non facile da ottenere. Per questo motivo, dunque, il primissimo motivo per cominciare la serie è dato proprio dalla sua capacità di arrivare a un pubblico vasto, fondendo in sé format e stilemi differenti che sanno convivere alla grandissima in un sapiente gioco di equilibri.
Una trama sempre avvincente
Facendo un passo oltre quanto detto nello paragrafo, Good Girls non solo riesce a mescolare le sue diverse componenti mantenendo sempre un equilibrio vincente, ma arricchisce il tutto con un racconto costantemente incalzante e interessante. La costruzione narrativa contribuisce a raggiungere quell’equilibrio di cui abbiamo parlato, perché riesce ad accogliere in sé tutti i differenti elementi della serie e li mescola andando a intessere una storia che per tutte le quattro stagioni realizzate rimane sempre coerente e ritmata.
La trama di Good Girls propone continui colpi di scena, riflessioni e snodi narrativi che, inquadrati nella costruzione globale, rendono la produzione NBC di altissimo livello. L’organizzazione della rapina che fa da preludio a tutta la serie è solo l’escamotage narrativo che apre il racconto, che poi da quell’evento si amplia sempre di più, si articola in sottotrame e altre linee narrative che alla fine riescono sempre a convergere verso la propria risoluzione, intrattenendo lo spettatore e non perdendosi mai. Cominciare Good Girls, dunque, significa anche cominciare un viaggio interessantissimo in un racconto godibile e sempre avvincente.
I motivi per cominciare Good Girls: il talento cristallino di Christina Hendricks
Al centro del racconto, come detto, ci sono tre madri dei sobborghi di Detroit: Beth e Annie, che sono anche sorelle, e Ruby, la migliore amica della prima. Nonostante le tre siano egualmente protagoniste e Good Girls assuma le sembianze di un dramma corale, piano piano la scena se la prende principalmente Beth e questo anche a causa dello straordinario talento di Christina Hendricks, semplicemente esaltata da questo ruolo. D’altronde, siamo di fronte a un’attrice strepitosa, che nel mondo delle serie tv si è messa in mostra soprattutto per aver vestito i panni di Joan Holloway in Mad Men. Con Good Girls, la Hendricks sfodera un’altra performance coi fiocchi, riuscendo spesso a imporsi grazie alla sua straordinaria bravura.
L’attrice incarna alla perfezione Beth e tutte le sue contraddizioni. La protagonista di Good Girls è una donna tutta d’un pezzo, la classica madre di famiglia, virtuosa ma anche un po’ repressa, che si scatena scendendo nel sottobosco criminale di Detroit. In Beth albergano queste due anime, una più contenuta e l’altra decisamente più ribelle e Christina Hendricks è bravissima nel restituire questo dissidio e questa doppia anima del suo personaggio, che proprio a causa di questa ambivalenza è uno dei principali motori narrativi della serie. Vale la pena cominciare Good Girls, dunque, anche solo per vedere in azione questa straordinaria attrice e chi ha visto Mad Men sa quanto straordinario sia il talento di Christina Hendricks.
Un villain coi fiocchi
In ogni crime che si rispetti, come contraltare al protagonista o, come in questo caso, al gruppo di protagonisti, deve esserci un villain adeguato e Good Girls non smentisce questa regola. Uno dei punti di forza della serie distribuita in Italia da Netflix è proprio il personaggio del cattivo, ovvero Rio, un boss con cui le tre madri si troveranno a fare i conti, capendo definitivamente che la loro bravata le ha portate in un mondo spietato, dove non si scherza e non si gioca e dove soprattutto non si commettono errori.
Rio, interpretato da Manny Montana, non è solo il villain della serie, ma è un personaggio che s’interfaccia in maniera stretta e a più livelli con le protagoniste e in particolar modo con Beth. Proprio questo binomio, formato da Rio e Beth, è uno degli snodi più appassionanti di tutta la trama e, oltre che essere interessante di suo, è anche decisivo per lo sviluppo narrativo generale. Una costruzione del genere non sarebbe stata sicuramente possibile se il personaggio di Rio non avesse avuto la potenza che ha nelle quattro stagioni di Good Girls.
I motivi per cominciare Good Girls: i personaggi e gli intrecci tra loro
Finora abbiamo parlato di due personaggi fondamentali, ma Good Girls come detto assume i tratti di un dramma corale e, sebbene Beth e Rio siano un po’ i punti di massimo interesse, ci sono tanti altri personaggi estremamente importanti e ben riusciti. A partire, ovviamente, dalle due co-protagoniste, Annie e Ruby, che insieme a Beth costruiscono un trio eccentrico e improbabile. Le tre donne sono molto diverse tra loro, la prima è scapestrata e spesso incosciente, mentre la seconda è sin troppo giudiziosa, ma anche cinica quando serve.
Sia Annie che Ruby sono due personaggi estremamente connotati, così come lo sono gli altri che gli orbitano intorno. Da Stan, il marito di Ruby, a Sadie, la figlia di Annie, arrivando al marito di Beth, Dean. Tutti i personaggi principali di Good Girls sono ben costruiti e danno vita a rapporti e intrecci molto variegati, capaci di contribuire al meglio a quell’efficacissima costruzione narrativa di cui si parlava prima. Tra i motivi per cominciare la serie, dunque, c’è l’allestimento di un grande dramma corale, in cui ogni protagonista recita alla perfezione la propria parte.
I temi importanti
In fase d’introduzione, tra i vari pregi di Good Girls abbiamo elencato anche quello di riuscire a ragionare su temi profondi e infatti la serie, oltre a offrire una trama avvincente con dei personaggi ben caratterizzati, non si risparmia l’analisi di tematiche anche molto importanti e delicate. Come detto, quella rapina famosa con cui si apre la serie è solo un preludio all’incredibile marea di situazioni che si verificano in seguito e che portano le tre protagoniste e le loro famiglie a dover prendere delle scelte difficili e ad affrontare questioni molto rilevanti.
Mentre si trovano a dover fare i conti con le loro scelte e le conseguenze che ne scaturiscono, le tre madri fanno i conti con i problemi della vita quotidiana, che possono riguardare la malattia, come nel caso della famiglia di Ruby, o l’identità sessuale come in quella di Annie. Good Girls non si limita a buttare lì delle situazioni, ma le sviscera, portando l’analisi a un livello profondo, pur non tralasciando la costruzione narrativa e non rinunciando alla natura comedy della serie. L’equilibrio di cui parlavamo, dunque, che permane sempre, anche nei momenti più intensi del racconto e della riflessione.
I motivi per cominciare Good Girls: la riflessione di fondo
Ci sono diverse tematiche che Good Girls, nel corso delle sue quattro stagioni, affronta, ma di base c’è una riflessione di fondo che permane per tutto il racconto: cosa sareste disposti a fare per salvare la vostra famiglia? Fin dove vi spingereste per loro? Questo non è solo il motore propulsore per l’inizio della serie, dal momento che Beth, Annie e Ruby decidono di compiere la rapina proprio a causa di problemi economici in famiglia, ma rimane il leitmotiv di tutta la narrazione, anche andando avanti.
Buonissima parte, se non quasi tutto, di ciò che le tre compiono è per aiutare e proteggere le loro famiglie. Good Girls propone costantemente questa riflessione e pone ogni evento sotto questo filtro. L’intera narrazione, anche quando assume le tinte più grottesche, rimane ancorata a questa componente, a questo bisogno di proteggere il nucleo familiare che, in fondo, è ciò che connatura le tre protagoniste, che prima di tutto sono delle madri e in quanto tali pongono come prerogativa il bene delle loro famiglie. Cominciate Good Girls, ci sarà molto da riflettere, a partire da questa questione esistenziale.
Un grandissimo cast
Chiudiamo questa rassegna con l’ultimo punto, che era un po’ nell’aria anche nei paragrafi precedenti, specialmente quello sui personaggi, ma che è bene sottolineare. Per costruire una grande trama e dei personaggi ben riusciti ci vuole, per forza di cose, un grande cast e Good Girls in questo è impeccabile. Abbiamo parlato di Christina Hendricks e Manny Montana nei panni di Beth e Rio, ma non si può non parlare di Mae Whitman e Retta nei panni di Annie e Ruby o di Matthew Lillard e Reno Wilson in quelli di Dean e Stan. Il cast di Good Girls funziona alla grande, è ben allestito e contribuisce in maniera fondamentale alla riuscita della serie nel suo complesso.
A questo punto terminiamo questa lista di otto motivi per cominciare Good Girls. La speranza è quella di avervi convinto a dare una chance a questa grande produzione e di dare un contributo alla riscoperta di una serie che, non ci stancheremo mai di dirlo, merita decisamente più visibilità di quella che ha avuto sinora. Il fandom di Good Girls, d’altronde, è fortissimo, testimonianza di quanto la serie abbia avuta presa sul proprio pubblico, e la portata di questa produzione merita di essere ampliata, così che questo zoccolo duro di appassionati delle disavventure di Beth, Annie e Ruby possa aumentare ancora di più.