Siamo sicuri che questa sia una domanda che attanagli e che non lasci dormire la notte molti di voi lettori: come sarebbe Grey’s Anatomy una volta arrivata alla cinquantesima stagione? In fondo, se ci pensate, siamo quasi a metà dell’opera: la diciannovesima stagione di una delle serie tv più longeve di sempre infatti sarà presto realtà! Perché quindi non provare a ipotizzare quella che sarà la sorte di Meredith, una volta arrivata all’età di circa settantacinque anni (sì, abbiamo fatto i calcoli)? Che ne sarà di quello che un tempo era il Seattle Grace Hospital e dei tanti sventurati chirurghi che hanno avuto il coraggio di rimanere a lavorare tra le sue tristi mura?
Rimanete con noi per scoprire le nostre folli teorie su come potrebbe essere la cinquantesima stagione del medical drama più famoso di sempre, tra vecchie conoscenze, cliché e innovazioni.
Saranno presenti spoiler su tutte le stagioni di Grey’s Anatomy, ma soprattutto tanti, tanti deliri.
“Una volta una persona saggia disse che abbandonare il passato è facile, è andare avanti che è doloroso. Quella persona però non aveva pensato che il passato molto spesso può essere più confortante del futuro.“
50×22, Grey’s Anatomy
Meredith Grey, seduta alla sua scrivania firma qualche modulo che poi passa all’infermiera chiedendole alla quale chiede di chiudere la porta uscendo dal suo ufficio. La donna si aggiusta la fluente e candida chioma e si alza per dirigersi alla teca che racchiude tutta la sua vita. In alto, ben scintillanti, ci sono i suoi quindici premi alla memoria di Harper Avery, poi l’encomio da parte del Presidente degli Stati Uniti a cui la donna ha salvato la vita durante il Tornado Kimberly del 2029, il premio Nobel per la medicina del 2034 per aver trovato una cura definitiva all’Alzheimer…
Il suo occhio poi cala sulle cornici digitali che contengono i ricordi più belli di famiglia e amici. Ecco sua madre Ellis, suo padre Thatcher con sua moglie Susan, la sorella Lexie assieme al suo amato Mark e il dolce George. Un bel quadretto funebre che si unisce a quello dei suoi grandi amori: l’indimenticato Derek, padre dei suoi figli, il bel Andrew De Luca, il dolce Nick… Poi David, Carl, John… O forse era Jonathan? Ah, che bei momenti aveva vissuto con loro!
Ma probabilmente erano troppo deboli per questo mondo crudele: non tutti avevano la forza di sopravvivere ad annegamenti, schianti aerei, dissanguamenti, pestaggi, coma, sparatorie, tornado e quant’altro.
La donna sorride tristemente, si infila il camice e inizia a sfogliare l’ologramma del paziente. Per lei è un grande giorno: il primo trapianto di cervello al mondo sta per verificarsi nel suo ospedale per mano di un’equipe chirurgica altamente qualificata e selezionata con grande cura. La donna lascia il suo ufficio e a piccoli passi si dirige verso la sala operatoria; durante il suo percorso si imbatte in un uomo sull’ottantina intento a discutere con una donna. Meredith scuote la testa ridacchiando mentre pensa che forse Owen dovrebbe smetterla di sposare donne per poi divorziare da loro meno di un anno dopo. La donna arriva così all’ascensore che però tarda ad arrivare. Passa qualche minuto prima che le porte si aprano rivelando due giovani spettinati dall’aria colpevole: “Scout, ci sono gli stanzini per queste cose. Non mi fa piacere pensare di entrare in un ascensore dove mio nipote fa …. Hai capito.” Asserisce Meredith rimproverandolo. “Muoviti, non vorrai mica perderti l’evento dell’anno, vero? Dico anche a te Harriett!“.
La donna scuote il capo severa, ma mentre lo fa si sente un po’ ipocrita pensando a tutto quello che lei e i suoi amici e colleghi erano e sono tuttora soliti fare all’interno di quegli ascensori.
L’osservatorio della sala operatoria è gremito di un sacco di chirurghi: il leggendario intervento ha attirato tante vecchie glorie dell’ospedale, ma anche molti tirocinanti e specializzandi che non vedono l’ora di assistere. Il dottor Webber, cento anni da poco compiuti, illustra con orgoglio quella che sarà la procedura al proprio gruppo di specializzandi, composto da Leo e Allison Hunt, Alexis ed Eli Steven Karev e Luna Wilson. Meredith li supera e si avvicina a una donna dai grigi capelli ondulati con in testa un casco per la realtà aumentata e sulle mani particolari guanti. “Togliti quell’affare, Cristina, e guarda con i tuoi occhi i giovani fare la storia!“. La donna si toglie con stizza tutto l’armamentario e guarda l’amica scocciata mentre socchiude gli occhi “Non è giusto. Dovremmo esserci noi lì dentro. Chi ha studiato per primo questo tipo di trapianto? Noi. Chi ha sviluppato gli strumenti? Noi. Non quei tre mocciosetti viziati, senza offesa, Meredith“.
Meredith non fa in tempo a rispondere, perché dalla porta della sala operatoria avanzano i tre migliori chirurghi dell’ospedale: sono i tre Sheperd. Alla loro entrata tutti si zittiscono: dopotutto sono stati scelti per fare la storia per i loro incredibili meriti e talenti e non per il diretto legame con la proprietaria dell’ospedale, nonché eroina nazionale e vincitrice di premi Nobel. La dottoressa Bailey, seduta comodamente su una poltrona, ordina a Sofia Robbin Sloan Torres di riprendere ravvicinatamente le varie procedure.
La più alta dei tre fratelli fa un sospiro, guarda la platea e il personale di sala e dice ad alta voce “È un bel giorno per salvare vite!” e a Meredith si riempie il cuore d’orgoglio. “Bokhee, bisturi dieci, per favore“. Segue un piccolo applauso, poi il silenzio cala sulla sala mentre tutti guardano con ammirazione la complicata e innovativa procedura chirurgica riprodotta direttamente su tutti gli schermi dei loro apparecchi tecnologici. “Grande tecnica!” mormora qualcuno. “Questo porterà la speranza di vita a toccare i novantotto anni!” bisbiglia qualcun altro.
Passano le ore e tutto sembra procedere per il meglio, così Meredith si alza dicendo a Cristina che deve incontrare l’avvocato di famiglia per discutere di affari urgenti promettendole però che sicuramente farà ritorno prima della fine dell’operazione, ma la donna annuisce distrattamente, mentre spiega a due poveri specializzandi come è riuscita a coltivare in laboratorio il primo cuore umano perfettamente funzionante. Nel frattempo, Zola, Bailey ed Ellis sembrano cavarsela bene e solo in rare occasioni rischiano di perdere il paziente.
Ogni cosa pare andare per il verso giusto, quand’ecco che nel giro di pochi secondi tutto degenera completamente.
Di colpo le luci e i macchinari si spengono. L’improvviso black out lascia tutti gli astanti senza fiato. Seguono attimi di panico: il paziente non potrà resistere a lungo in quelle condizioni senza gli appositi macchinari. Ma le urla e gli scongiuri hanno vita breve perché la dottoressa Bailey richiama all’ordine e alla calma e si rivolge ai tre Shepard: “Se c’è qualcuno che può farcela in queste condizioni siete voi! Quindi sangue freddo e continuate finché la corrente non tornerà”.
Zola guarda i propri fratelli con piglio deciso. “Papà e mamma avrebbero perseverato!” continua Bailey con determinazione. Ellis annuisce e fa un grande respiro.
Sono minuti di massima tensione, che tutti osservano in contemplante silenzio. Non mancano attimi di angoscia, ma quando tutto sembra ormai perduto per il paziente, ecco che la corrente ritorna e i nostri chirurghi riescono a portare a termine l’operazione con successo. I presenti esultano e i fratelli finalmente possono tirare un sospiro di sollievo: hanno fatto la storia.
All’esterno, Meredith è seduta su una panchina. Con una mano regge un plico di fogli, da cui si intravede la titolazione “Testamento“, con l’altra tiene un gelato. Sorride mentre guarda il proprio ospedale in lontananza: il suo nido d’amore, il suo rifugio nonostante i tanti drammi, tutta la sua vita. Il suo sorriso però dura ben poco perché, volgendo in alto lo sguardo, la donna nota un grosso asteroide dirigersi a tutta velocità contro l’edificio.
Schermo nero.