16 anni, 17 stagioni: Grey’s Anatomy è una delle serie più lunghe dei nostri tempi. Emozioni, risate e tantissimi pianti accompagnano le nostre giornate fin da quel lontano 2005, quando il medical drama ha fatto il suo debutto sui nostri schermi.
Rivedendo a tanti anni di distanza quel primo amatissimo episodio, ogni fan non può che ritrovarsi gli occhi bagnati da qualche lacrima di commozione: troppe cose sono cambiate da allora.
Molti dei personaggi che tanto abbiamo amato sono andati via e, con loro, ogni volta anche una fetta di fan ha detto addio alla serie. Le dinamiche sono diventate sempre più ripetitive e le vicende inverosimili e, così, un po’ della magia delle prime stagioni si è persa pian piano.
Eppure, nonostante i difetti, le critiche e le continue battute sulla necessità di chiudere la serie, Grey’s Anatomy continua ancora oggi a essere un prodotto di successo. Perché?
All’epoca del suo debutto, Grey’s Anatomy si presentava come una serie altamente innovativa. Il mix tra medical drama, commedia romantica e dramma familiare era qualcosa di nuovo nel panorama seriale, soprattutto se accoppiato a una prodotto dai contorni seri e mai trash.
Lo show presentava tutte le carte in regola per essere amato dal pubblico: era piacevole da guardare, emozionante e presentava un cast esteticamente attraente. Ma, a rendere il successo del prodotto ancora più sicuro, era anche l’uso di numerosi cliffhanger.
Se, però, questi elementi potevano giustificare l’iniziale boom della serie, essi non sono sufficienti a spiegare i numeri attuali che questo show continua a ottenere. La morte di alcuni personaggi cardine, la ripetitività delle storie amorose e la costante presenza di catastrofi troppe inverosimili per tenerci ancora con il fiato sospeso, avrebbero potuto facilmente portare a una lenta caduta della serie.
Una caduta che, però, a oggi non è ancora avvenuta. Secondo molti il motivo va ricercato nell’affetto che i fan nutrono per la serie, nella loro naturale incapacità di dire addio a uno show che tanto ci ha emozionati. Per altri si tratta solo di curiosità, in fondo dopo 17 stagioni è più che lecito voler arrivare fino alla fine, scoprire cosa ne sarà di quei personaggi che abbiamo visto crescere fino a diventare grandi medici.
Ma nessuna di queste affermazioni può veramente giustificare il grande successo di cui Grey’s Anatomy gode ancora oggi. A seguire il medical drama, infatti, non sono solo pochi fan nostalgici. La 17×06 della serie, andata in onda in America nel dicembre del 2020, ha raggiunto ben 5660000 telespettatori: è la prova che, dopo 16 anni, Grey’s Anatomy riesce ancora a funzionare alla perfezione.
Bisogna allora guardare oltre e indagare a fondo, fino a cogliere il vero ingrediente segreto che rende Grey’s Anatomy una serie intramontabile.
Per renderci conto di quale sia questo famoso ingrediente segreto, è necessario fermarsi un attimo e riconoscere il vero protagonista della serie. Le risposte potrebbero essere le più varie: dalla più scontata che indica in Meredith Grey l’indiscussa regina dello show, a delle risposte più articolate che provano a individuare nella medicina, nell’amicizia o nell’amore la risposta a questo quesito.
Ma a voler essere veramente filosofici, è forse solo una la risposta più adatta a questa domanda: la protagonista di Grey’s Anatomy è la vita. Se volessimo provare a descrivere la trama di questa serie a qualcuno che non l’ha mai vista, questa parola rappresenterebbe la sintesi più centrata che potremmo offrirgli.
Attraverso le storie dei medici e dei loro pazienti, lo show ci ha offerto un lungo spaccato sulle dinamiche della vita, sulle sue difficoltà e sulle sue gioie. Ogni intrigo amoroso, ogni tragedia, ogni scena altro non era che una rappresentazione degli eventi che ognuno di noi può trovarsi ad affrontare ogni giorno.
Ma Grey’s Anatomy non si limita solo a presentarci questi eventi: ce li fa vivere, ce li fa sentire, portandoci in ogni puntata a riflettere su un aspetto diverso, grazie soprattutto alla voce fuori campo di Meredith Grey che indirizza e guida il nostro pensiero.
La location scelta per questo racconto è forse la più azzeccata che vi possa essere: l’ospedale.
L’ospedale è un luogo in cui la vita ha inizio, ma anche quello in cui spesso trova la sua tragica fine. Ogni paziente, ogni caso, porta con sé una storia complessa e articolata. E su queste storie Grey’s Anatomy basa tutta la sua trama. Le gioie, ma soprattutto i dolori che ogni giorno la vita ci riserva.
Tramite quei racconti, e il loro modo di intrecciarsi prepotentemente nelle vite dei protagonisti, questa serie ci ha portato a indagare le situazioni più varie: la malattia, il lutto, il coraggio, la solitudine, la speranza. Ogni aspetto viene analizzato e presentato nelle sue forme più varie, raccontandoci ogni volta reazioni diverse, presentandoci tutte le sfaccettature possibili.
Certo, si potrebbe ribattere che ogni serie in fondo parla della vita, che non esiste show al mondo che non tocchi e approfondisca questo aspetto. Ma la vera chiave che rende Grey’s Anatomy diversa da tutte le altre serie è il modo in questa analisi viene gestita: con la durezza della realtà.
Niente metafore articolate e spunti di riflessione lasciati alla volontà di chi decide di coglierli: la vita viene messa davanti ai nostri occhi nella sua forma più cruda e realistica, nella disarmante semplicità che solo la verità può possedere.
Questa tematica così semplice e così complessa è arricchita e sorretta dalla grande capacità di Shonda Rhimes, che coglie ogni occasione per portare nello show le tematiche più vive e attuali del nostro mondo.
La realtà e la vita di cui questa serie ci parla non sono qualcosa di distante da noi, di lontano nel tempo e nello spazio. Grey’s Anatomy è attuale, nel modo più sincero che per una serie possa esistere.
Ogni storia raccontata, ogni paziente trattato, portano con sé un tema che fa parte della quotidianità di ognuno di noi e del nostro mondo. Lo dimostra perfettamente l’ultima stagione, interamente incentrata sul Covid19. Ma ne sono una prova anche i numerosi episodi incentrati su temi quali il razzismo, la violenza sulle donne, l’aborto.
Ogni personaggio racconta uno spaccato di società, una problematica politica e sociale del nostro mondo. Come non ricordare quella puntata in cui Miranda Bailey si ritrova a spiegare al suo piccolissimo figlio come comportarsi di fronte alla polizia, mostrandoci con onestà e sofferenza i pregiudizi e le discriminazioni che, ancora oggi, un nero si ritrova a vivere in America.
Potremmo, ancora, ricordare la straziante storia che vede i medici del Seattle Grace intenti a far partorire una giovane donna rinchiusa in carcere per un terribile crimine che ha portato la sua stessa madre a rifiutarla. La puntata apre la riflessione sulla tematica del carcere, sull’assenza di risorse e sulle crudeltà che spesso i detenuti si ritrovano a subire.
Di esempi del genere Grey’s Anatomy è davvero piena. E sono proprio queste puntate il vero segreto dietro al successo di questa serie.
Guardando episodi come il 15×19 di Grey’s Anatomy, ci rendiamo conto della potenza e della grandezza di questo show.
Una serie che racconta la vita, senza aver paura di mostrarci i lati più oscuri del nostro mondo, che ci urla in faccia la verità, senza sentire il bisogno di ammorbidirla.
Dopo 16 anni, Grey’s Anatomy ha ancora qualcosa da raccontarci, pur senza buona parte del suo cast originale, pur avendo concluso numerosi archi narrativi. Semplicemente perché Grey’s Anatomy non è quelle storie, è la nostra storia. La storia del nostro mondo, la storia della vita.