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Grey’s Anatomy è morta da tempo, ma ormai ha davvero senso sperare nella sua chiusura?

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Non mi è mai capitato di parlare con le persone che conosco di una serie tanto quanto faccio di Grey’s Anatomy. Giuro che non seleziono le mie amicizie in base alle serie che vedono – anche se forse dovrei, dato quello che faccio nella vita e dato che le nostre scelte seriali spesso parlano di noi meglio di quanto possiamo fare noi stessi – ma negli anni mi si è presentato uno strano pattern: tra gli amici di una vita, quelli che ho conosciuto all’università e quelli con cui ho costruito la mia quotidianità nella città dove adesso vivo, ho sempre qualcuno con cui di tanto in tanto parlo di questa serie. Sei brava a selezionare, direte voi. Ma la risposta è no – o almeno ni – perché la stessa cosa mi succede in famiglia. E quella non me la sono scelta, è stata pura fortuna.

Capita dunque che, dico almeno una volta al mese per stare larga, io abbia una conversazione sul medical drama più longevo della tv. E capita ancora anche se, come ormai ho detto e riaffermato, da diversi anni ho smesso di vedere Grey’s Anatomy. Credo che l’unica altra serie della quale ho parlato così tanto nella vita sia Game of Thrones, ma con conversazioni molto concentrate in un determinato periodo storico – quello del season finale – e nel tempo sostanzialmente diminuite. Con Meredith Grey e compagnia, invece, questo non è successo. Forse perché il season finale non è ancora arrivato? Può darsi, ma non solo. Perché se la serie un finale non ce l’ha e se le persone continuano a parlarne ancora con costanza dopo 20 stagioni, un motivo ci sarà. Anche se Grey’s Anatomy, questo credo sia abbastanza pacifico per tutti, sarebbe dovuta finire tempo fa.

Mi rendo conto del fatto che definire già “finita” una serie che continua a essere rinnovata possa essere un po’ ambiguo.

Grey's Anatomy (640x360)
Il cast principale della prima stagione di Grey’s Anatomy

Chi sono io per affermare che Grey’s Anatomy sia giunta al termine quando Shonda Rhimes non accenna a farle il funerale? Capisco che possa sembrare un po’ pretenzioso. Da diversi anni, infatti, la scena che si ripete è sempre la stessa: qualcuno dice che potrebbe essere arrivato il momento di chiudere i battenti, ma alla fine spunta la notizia che ci sarà un’altra stagione. Insieme a questa, però, c’è anche la lista dei membri del cast che faranno ciao ciao con la manina l’anno dopo. E poi, ovviamente, il toto scommesse su quale sarà il livello di partecipazione di Ellen Pompeo alla stagione successiva. E diciamolo, il fatto che la protagonista assoluta si allontani sempre di più dalla partecipazione attiva non è propriamente un buon segno sullo stato di salute della serie.

Eppure, anno dopo anno, Grey’s Anatomy continua ad andare avanti. Dopo una ventesima stagione a dir poco particolare a causa dello sciopero degli sceneggiatori, è stata rinnovata per la stagione 21. E scommetterei sul fatto che l’anno prossimo, a quest’ora, avremo già la conferma della 22, della 23, magari anche della 24. Imperterrita, la produzione continua ad andare avanti, e mentre i suoi spin-off sono nati, cresciuti e terminati, lei non si ferma. Ma arrivati a questo punto, per quanto la mia posizione da spettatrice che l’ha abbandonata parli chiaramente del mio modo di vedere la cosa, ha davvero senso che si fermi? La parte di noi pragmatica, quella che riesce a guardare con freddezza le cose a prescindere dalla delusione personale, dice di no: forse ha senso che continui.

Credo che esista una sorta di punto di non ritorno quando si parla di serie tv.

È quel momento in cui una serie smette definitivamente di essere quello che era per trasformarsi in qualcosa di totalmente nuovo. Migliore? Peggiore? Non spetta a noi dirlo, poiché relativo al gusto personale. Per nascere e morire con una coerenza, la serie in questione dovrebbe chiudere proprio in prossimità di questo fantomatico punto, che forse non è identificato per tutti nello stesso identico momento. Nel caso specifico di Grey’s Anatomy, il mio personale punto di non ritorno è la stagione 11, con la morte di Derek. Per molti, la serie si sarebbe dovuta concludere lì, magari con Derek ancora vivo e vegeto – non per niente la sua morte è quella che più ha fatto arrabbiare i fan – e proprio per questo infatti dopo un paio di stagioni, perché ho comunque provato a darle il beneficio del dubbio, ho smesso anch’io di seguirla.

La morte di Derek in Grey’s Anatomy

Che sia la stagione 11 o giù di lì, questo punto di non ritorno, il momento in cui Grey’s Anatomy sarebbe potuta terminare con la malinconia di un bellissimo viaggio che giunge al termine è ormai stato ampiamente superato. Quello che è venuto dopo è qualcosa di molto diverso, non necessariamente sempre brutto ma sicuramente, appunto, “diverso”. Tutti i personaggi per molti “senza nome” che si sono susseguiti da quel momento in poi sembrano un po’ delle caricature dei giovani Meredith, Cristina, George, Izzie e Alex. Sono i protagonisti di una serie tv che non è più Grey’s Anatomy, che dovrebbe chiamarsi Tutte le sventure portano a Seattle o qualcosa del genere. Ma una serie che forse ha ancora qualcosa da dire. Qualcosa che molti hanno smesso di ascoltare ma che in fondo interessa ancora.

Quello di Grey’s Anatomy sembra un treno deragliato che però ha trovato un altro binario da percorrere.

Un binario diverso, che non porta di certo nella stazione delle serie tv ben riuscite dall’inizio alla fine, ma che altrettanto certamente l’ha diretta verso un Olimpo dal quale non sarà spodestata facilmente. Se c’è una fetta di pubblico che continua a guardarla non può essere per una semplice curiosità nervosa e morbosa. E questa fetta di pubblico non solo esiste, ma è anche abbastanza grande da giustificare i rinnovi continui degli ultimi anni che – ci potete giurare – continueremo a vedere ancora per un po’. Perché io forse non sarò abbastanza pragmatica, ma le produzioni televisive lo sono eccome e non vanno avanti solo per il piacere di farlo. Vanno avanti solo quando c’è qualcuno che le guarda ancora e che permette loro di portare a casa il risultato.

Grey's Anatomy (640x360)
Meredith Grey, interpretata da Ellen Pompeo, in una scena di Grey’s Anatomy

E allora vero è che Grey’s Anatomy non è più la serie innovativa che è stata, ma è una serie che continua a raccontare qualcosa. Porta avanti tematiche contemporanee, racconta a suo modo il mondo di oggi senza tirarsi indietro. Che poi questo racconto sia troppo spesso simile a una sorta di Beautiful in versione medical e impegnata è un’altra storia. Certo, fosse stato per me a questo punto non ci saremmo mai arrivati. Ma io sono io e Shonda è Shonda, e questo dice tutto su chi abbia il potere decisionale. E dato che ormai è troppo tardi per dare a Grey’s Anatomy una degna sepoltura, a questo punto che ognuno ne faccia ciò che vuole. Shonda sicuramente ne farà un sacco di soldi, io altrettanto sicuramente la guarderò da lontano ma continuerò a parlarne. Con ogni probabilità anche qui.