Amelia Shepherd e il disturbo dissociativo dell’identità
E poi ci siamo noi, gli inquilini del terzo piano interno 11, che continuano a sopportare i rumori di quella di sopra che no, non può proprio evitare di togliersi i tacchi quando rientra la mattina alle tre! E continua ad urlarti contro perché a lei piace tuo fratello, si sono anche sposati, grande matrimonio, tantissimi invitati, sì, e come testimone un post-it. Poi però il poverino è venuto a mancare, perché diciamolo, questa donna porta anche un po’ sfiga. E allora rimani solo tu, quella che, a detta sua, serve a poco, ma diciamo pure a niente. E te la devi sopportare sempre, costantemente. Ed è normale che ad un certo punto sviluppi una sorta di disturbo dissociativo dell’identità. Come si fa a non rimanere traumatizzati quando in casa quella sbagliata sei sempre tu?
Si manifesta con personalità sempre diverse, un po’ come noi, che in questo condominio non c’entriamo proprio nulla, ma dobbiamo dimostrare sempre e comunque di essere seri e maturi. Poi puntualmente ci beccano mentre parliamo da soli quando stendiamo i panni sul balcone. E non veniamo mai presi sul serio.
C’è veramente un po’ di Amelia Shepherd in tutti noi.