Grazie di esistere Shonda Rhimes. È così che mi sembra giusto cominciare la recensione di questo episodio di Grey’s Anatomy che mi ha commosso e mi ha riportato alla memoria tanti ricordi del passato, alcuni – certamente – più piacevoli di altri. “Who Lives, Who Dies, Who Tells Your Story” è un episodio carico di emozioni e non mi aspettavo niente di diverso dai produttori in occasione della trecentesima puntata della Serie.
Grey’s Anatomy ci fa compagnia da quasi quattordici anni. In tutto questo tempo sono tanti i personaggi, sono tante le storie e i casi che ci sono entrati nel cuore e che ricordiamo con nostalgia. Questa recensione – come avete notato – ha un tono diverso dal solito. Sarà che sono le tre del mattino e sto affogando nei feels, ma per una volta non voglio insultare Shonda Rhimes, bensì voglio provare a tessere le sue lodi e quelle di Grey’s Anatomy stesso. Spero di riuscire nell’impresa.
È difficile che una Serie Tv raggiunga la quattordicesima stagione e – soprattutto – è difficile che conservi per un tempo così lungo così tanti seguaci. Seguaci che fedelmente, per anni, hanno seguito attentamente le vicende del Seattle Grace, Seattle Grace – Mercy West Hospital, Grey – Sloan Memorial. Grey’s Anatomy ci ha fatto ridere, piangere (tanto) e insultare (tantissimo) senza sosta la povera produttrice dello Show. Ma soprattutto ci ha fatto innamorare dei suoi personaggi e delle sue storie improbabili e – allo stesso tempo – intriganti.
Ho amato questo trecentesimo episodio perché, anche se attraverso la sola menzione o il ricordo di qualcuno, ha riportato indietro tutti quei personaggi che hanno lasciato lo Show, ma che non lasceranno mai il nostro cuore. Certo, avrei preferito che qualcuno tirasse in ballo Lexie un po’ di più. Mi sembra che non si parli mai abbastanza di lei o, almeno, non quanto si dovrebbe. Sarà che sono di parte perché Lexie era uno dei miei personaggi preferiti in Grey’s Anatomy, sarà che non riuscirò mai a dimenticare il momento in cui è morta, fatto sta che mi manca tanto e – ripeto – non si parla mai abbastanza di lei.
Ma tornando all’episodio. Dalle indiscrezioni trapelate dal set e dal promo dell’episodio stesso, sapevamo che ci sarebbero stati i sosia di Cristina Yang, George O’Malley e Izzie Stevens. Quando effettivamente ho visto i pazienti (che tra l’altro sono anche loro specializzandi in medicina) che somigliavano così tanto a quei personaggi che abbiamo dovuto lasciarci alle spalle, sono sprofondata in un mare di feels così profondo da non riuscire a vederne la fine.
In onore del trecentesimo episodio, la signora Rhimes ha pensato bene di riproporci la vecchia sigla. Questa scelta mi ha scaldato il cuore e mi ha riportato a quando una giovanissima Ellen Pompeo nei panni di Meredith Grey cercava coinquilini per il suo appartamento al 613 di Harper Lane. Un’altra cosa che mi ha fatto sentire tremendamente emotiva è stato guardare i nuovi specializzandi e ascoltare i loro discorsi.
Quante volte in quello stesso corridoio, sugli stessi lettini, abbiamo ascoltato i problemi dei nostri specializzandi preferiti. Quanti meravigliosi aforismi da postare sui nostri profili social ci hanno regalato standosene seduti lì a parlare delle proprie paure, delle proprie insicurezze e dei propri obiettivi. E quante cose ci hanno insegnato. Sembrerò terribilmente sdolcinata, ma mi ha fatto davvero uno strano effetto. E così, mentre le pubblicità interrompevano fastidiosamente il ricordo delle stagioni passate, per occupare la lunga attesa canticchiavo “Nostalgia Canaglia” dell’immenso Al Bano e di Romina Power.
Ma andiamo avanti. Ringrazio Shonda Rhimes perché ha fatto in modo che anche il personaggio di Mark Sloan venisse ricordato decentemente. Ho adorato il piccolo tributo che gli hanno fatto a fine episodio, includendo anche il personaggio di Callie Torres che, purtroppo, abbiamo dovuto salutare alla fine della dodicesima stagione di Grey’s Anatomy. La ringrazio per la scena in cui Alex racconta di come abbia immaginato la vita di Izzie. Lo so che a molti non piacevano, ma adoravo la coppia Karev-Stevens. Ringrazio Shonda Rhimes per aver ricordato Derek Shepherd attraverso la piccola Zola che mi ha commosso e con il caso di cui si è occupata Amelia.
Soprattutto ringrazio Shonda Rhimes per aver finalmente regalato una gioia a Meredith, regalandola, dunque, anche a noi. Non credevo che questo giorno sarebbe mai arrivato. Meredith Grey ha vinto il prestigiosissimo Harper Avery. Al momento della premiazione ero ormai sepolta dalle mie stesse lacrime e – non credevo fosse possibile – mi sono emozionata ancora di più. Prima che Catherine dicesse il suo nome, ho provato lo stesso terrore che provi quando stai per scivolare in doccia o quando ti cade il telefono. Dopo aver assistito alla delusione di Cristina quando non ha vinto il premio, non avrei potuto sopportare di vedere perdere anche Meredith. Poi, finalmente, Catherine ha annunciato la vittoria di Meredith e mi sono sentita fiera di lei proprio come una madre con la propria figlia.
Ho adorato il discorso di Jackson. L’ho adorato perché è stato un vero e proprio elogio del personaggio di Meredith Grey. E l’ho adorato perché era rivolto a tutti i fan di Grey’s Anatomy. Un altro momento che mi ha fatto battere il cuore, come lo shirtless di Jackson della scorsa settimana, è stato vedere la Grey alzare lo sguardo verso i suoi colleghi in galleria che applaudono e tra loro vnotare Ellis, sua madre, che la guarda fiera e applaude a sua volta. Mi ha ricordato la Meredith insicura, ma piena di potenzialità e di talento delle prime stagioni. Mi ha fatto riflettere, ancora, su quanto questo personaggio sia cambiato e si sia evoluto. Meredith Grey è l’essenza di Grey’s Anatomy.
Oggi mi è sembrato di guardare di nuovo la Serie Tv che tanto mi ha appassionato in questi anni e che reputo tuttora una delle mie Serie preferite, nonostante tutti i colpi bassi che Shonda Rhimes ci ha tirato e tutte le lacrime che ci ha fatto versare. Questa quattordicesima stagione mi sta ricordando perché ho continuato a guardare Grey’s Anatomy nonostante gli alti e bassi (ma soprattutto bassi) di questi ultimi anni. La risposta è che ci si può aspettare di tutto da questa Serie e cercare di prevedere quello che avverrà non serve. Come ho detto altre volte, cercare di capire la mente della creatrice dello Show è davvero impossibile.
Sono felice che abbia fatto in modo che la mia cara Amelia Shepherd conservasse un po’ di follia, follia che la rende esilarante e magnifica. Grazie Shonda per il tributo di Miranda Bailey a George O’Malley, mi ha fatto commuovere. Sono felice che in qualche modo, tutti sono stati ricordati e spero che ci siano altri 300 di questi giorni. L’episodio mi è piaciuto tantissimo, speriamo che la stagione continui così. E speriamo di avere l’opportunità di rivedere prima o poi, nei corridoi del Grey-Sloan Memorial, uno dei pilastri della Serie: Cristina Yang. Tanti, tantissimi complimenti a Debbie Allen che ha diretto la puntata.
Per quanto io la critichi, senza Grey’s Anatomy non potrei vivere.