Era il 2011, e sul canale NBC una nuova avventura stava per prendere piede aprendo le porte a una storia fantasy che abbiamo amato con la stessa facilità con cui l’abbiamo purtroppo dimenticata. Al centro della nostra malinconia odierna vi è infatti Grimm, una produzione statunitense distribuita nel 2011 e andata in onda fino al 2017 per un totale di sei stagioni. La struttura della serie si caratterizza per quella classicità che, durante quegli anni, era protagonista di tante altre produzioni. Ogni stagione (eccetto la sesta) si componeva infatti di ben 22 episodi che, uno dopo l’altro, raccontavano e mettevano insieme la storia di Nick Burkhardt, un detective della sezione omicidi di Portland che stava per scoprire un’assurda storia sul suo passato, su ciò che è davvero e su ciò che in futuro lo avrebbe atteso.
Gli amanti del fantasy non hanno amato questa storia soltanto perché al centro vi erano creature fantastiche e tutti gli altri ingredienti fondamentali di questo genere, l’hanno amata soprattutto perché – con le sue sei stagioni – il mondo del fantasy e quello del crime sono stati in grado di unirsi senza mai lasciarsi le mani, scrivendo una storia che non perde mai colpi e, al contrario, migliora stagione dopo stagione
Andando a scavare nella nostra memoria, ricorderemo infatti che Grimm racconta una storia banalmente perfetta, una storia che apre e che chiude il suo racconto attraverso l’utilizzo della trama verticale e della trama orizzontale. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, la trama verticale mette al centro della sua storia episodi autoconclusivi, mentre quella orizzontale continua per tutto il tempo della durata della serie. Grimm utilizza entrambi gli espedienti raccontando la risoluzione di alcuni casi misteriosi che avvengono nell’apparente tranquilla cittadina di Portland. Al timone di ognuno di questi troviamo Nick, un detective che durante il primo episodio della serie scopre di far parte di una lunga dinastia di cacciatori (chiamati Grimm) di creature malvagie, chiamate nella serie Wesen.
I mostri protagonisti della serie vanno in giro con un aspetto assolutamente normale e umano. L’unico che riesce a capire la loro vera natura è Nick. Ogni caso vedrà coinvolto un Wesen che solo Nick riuscirà a identificare, ma il brutto per lui sarà riuscire a catturarlo cercando di spiegare razionalmente le ragioni della sua colpevolezza. Il protagonista non sarà però da solo in questa storia: accanto a lui vi saranno infatti altre creature che diventeranno suoi amici e non suoi nemici, aiutandolo così nelle sue difficili imprese. Ogni episodio vedrà così la risoluzione di un caso e l’andare avanti della trama orizzontale che riguarda la vita e il passoto del protagonista. Nick ha infatti sempre creduto di aver perso i genitori all’età di 12 anni a causa di un incidente stradale, ma basterà qualche episodio per scoprire che in realtà sua madre è invece sopravvissuta.
Ciò che più rende Grimm una Serie Tv interessante, misteriosa e dinamica è il modo con cui, molto spesso, utilizza i suoi personaggi. Il passaggio da buono a cattivo è infatti uno degli ingredienti principali di questo racconto, soprattutto se si parla di Sean Renard, il detective della stazione di polizia di Nick di cui nessuno si fida, e con ragione. Il suo è infatti il personaggio più interessante della serie, complice il suo passato e il suo atteggiamento. Cresciuto in una Famiglia Reale ed essendo un ibrido tra le due speci, Sean possiede una natura ambivalente che non gli permette di entrare al 100% nelle grazie di Nick, l’unico personaggio che riesce a desistergli. Il detective appoggia il protagonista solo quando l’obiettivo è comune, per poi porgergli le spalle non appena ne ha l’occasione.
Ed è proprio attraverso questi ingredienti che Grimm scrive la sua storia fantasy di cui purtroppo ci siamo presto dimenticati. Qualche anno fa Netflix aveva introdotto la serie nel suo catalogo, salvo poi rimuoverla qualche tempo dopo. Durante quel breve periodo Grimm riuscì a farsi conoscere in modo ancor più universale, riuscendo a conquistare altri grandi ascolti, ma la rimozione dal catalogo non le ha permesso di continuare a vivere la sua seconda ondata di successo, interrompendola così drasticamente sul più bello.
Il bene e il male in Grimm sono due concetti che si alternano continuamente riproponendo un concetto tipico del genere fiabesco: non tutti cattivi sono dei mostri. Molto spesso saranno infatti gli umani a rendere la vita di Nick ancor più complicata e pericolosa, e saranno ancora una volta loro a mettere in serie difficoltà la sua incolumità. Grimm è infatti una fiaba moderna in cui il bene vince sul male, ma solo dopo aver distrutto e costretto i personaggi a ripartire da zero. Perfino l’argomento dell’amore in questo senso si sposa bene con questo concetto: l’ex fidanzata di Nick diventa infatti presto l’antagonista della storia, mentre la sua nemica la donna che non sapeva di voler al suo fianco e di cui, a un certo punto, finisce per innamorarsi. Per questa ragione Grimm diventa una Serie Tv in cui il fantasy viene utilizzato come un mezzo attraverso il quale scavare dentro non solo l’animo umano, ma anche dentro quello di chi è un mostro soltanto all’apparenza.
Apparenza e realtà diventano così immediatamente due paradossi, due concetti che annullano il pregiudizio e lasciano spazio alla vera essenza di un individuo, qualsiasi sia la sua natura. L’abbiamo dimenticata facilmente, e forse negli anni successivi abbiamo conosciuto qualcosa di ancora più forte a livello qualitativo e non solo, ma Grimm c’è stata anche quando tutto il resto non c’era. C’è stata quando ancora altre grandi Serie Tv del genere non avevano visto luce, e ci ha raccontato una storia che abbiamo amato dall’inizio fino alla fine, senza mai perderci. Esattamente come noi, Grimm non si è infatti mai persa mantenendo il punto e il suo obiettivo narrativo. Nessun momento vuoto, nessuna stagione meno forte: Grimm è rimasta sempre la stessa, e continua a esserlo anche adesso che l’abbiamo purtroppo messa da parte, nonostante abbia lasciato un segno nel genere fantasy che difficilemente rivedremo ancora in questo modo.