Emergere in un mondo competitivo come quello delle comedy è un’impresa difficilissima, lo sappiamo, eppure c’è una ragione se l’universo seriale creato da Kenya Barris ha avuto così tanto successo negli anni: è originale, carico di autoironia, capace di mettersi in discussione per poi ritrovarsi sempre. Se è vero che negli Stati Uniti grown-ish, ma soprattutto la sua serie madre black-ish, godono di uno status di simil-cult, tanto che il loro creatore Kenya Barris è attualmente uno degli sceneggiatori e produttori di maggiore successo a Hollywood e gli attori delle serie delle vere e proprie star, in Italia queste produzioni sono passate in sordina, e nemmeno il loro arrivo su Disney+ lo scorso è riuscito a far sì che il pubblico del Bel Paese si accorgesse di avere davanti alcune delle comedy più intelligenti degli ultimi anni.
Se per black-ish ciò si spiega in parte per il forte legame che la serie ha con la cultura statunitense, che è oggetto di indagine e critica costante durante le otto stagioni andate in onda, nel caso di grown-ish la spiegazione è più complessa, e deriva forse da una questione di target.
Grown-ish è infatti una produzione ibrida che unisce i temi della commedia a una trama da teen drama, il tutto facendo spesso uso dei toni della critica sociale. Un mix vincente, che tuttavia determina per la serie un pubblico limitato: quello a cavallo tra i Millennials e la Generazione Z.
In fondo lo dice il titolo stesso della serie: grown-ish parla di diventare adulti (più o meno). Il problema – per i protagonisti quanto per gli spettatori che vi si riconoscono – è che negli anni Venti del ventunesimo secolo, nel diventare adulti si incontrano difficoltà che spesso non sono discusse abbastanza, e che tuttavia possono diventare tanto potenti da paralizzare una generazione.
Lo sa bene Zoey Johnson (Yara Shahidi), la privilegiata figlia maggiore della famiglia protagonista di black-ish, che nel primo episodio di grown-ish si trasferisce alle Cal U per frequentare il college, dando inizio così a quella che lei ritiene essere la sua vita adulta. Eppure, partita con la convinzione di poter conquistare il mondo, Zoey si ritrova smarrita ancora prima di riuscire a iscriversi ai corsi universitari. Ecco allora che la giovane di belle speranze di ritrova costretta a dover frequentare un corso che si tiene di notte, che rappresenta l’ultima spiaggia di coloro che non hanno fatto in tempo a prenotarsi per altre lezioni. È qui che la maggiore dei Johnson incontra quelli che diventeranno i suoi migliori amici e principali compagni di viaggio: l’affascinante attivista Aaron, le gemelle Sky e Jazz (interpretate dal Chloe e Halle Bailey, due delle più promettenti star emergenti nel panorama musicale contemporaneo), la convinta progressista Nomi, il ragazzo prodigio Vivek e il genio creativo Luca (a cui presta il volto il super-modello Luka Sabbat), a cui si aggiungono la conservatrice di origine cubana Ana (Francia Raisa, ora nel cast principale di How I Met Your Father) e l’interesse amoroso di Jazz Doug.
Nonostante sia stato il caso a farli incontrare, i protagonisti di grown-ish diventano presto il centro di gravità l’uno dell’altro, costretti a fare affidamento l’uno sull’altro mentre cercano di capire le regole di un mondo che pensavano di conoscere e che invece si dimostra pieno di insidie imprevedibili.
Inizialmente sicuri di sé e delle proprie convinzioni, Zoey, Aaron, Luca e i loro amici si ritrovano a fare i conti con una nuova consapevolezza: tutto quello che credevano di sapere non è che una piccola parte di ciò che servirà loro nella vita, e imparare il resto comporterà dover sbagliare centinaia di volte, imboccare strade a senso unico, a volte persino tornare indietro. E da spettatori, soprattutto se si è in una fase della vita simile a quella in cui si trovano i ragazzi di grown-ish, vedere qualcuno affrontare le difficoltà a cui tutti andiamo incontro con ironia e intelligenza è una boccata d’aria fresca, che tra un sorriso e una risata strappa ben più di una riflessione. E poco importa che in grown-ish i protagonisti commettano continuamente errori, spesso anche stupidi, perché fondo stiamo parlando di un gruppo di neo-ventenni che cercano di trovare se stessi in una realtà che invece sembra loro sempre più incomprensibile.
Laddove in black-ish il filo conduttore tra gli episodi della sitcom è l’esplorazione della questione razziale negli Stati Uniti, con particolare riferimento a tutto ciò che fa riferimento all’identità culturale nera, in grown-ish a essere predominante è invece la tematica generazionale. E proprio come nella serie madre, il tema generale dello spin-off viene esplorato in un continuo rimando alla prospettiva politica, dove per politica si intende la continua lotta per la comprensione del mondo attuale e la costruzione di quello che verrà. Non fraintendeteci, grown-ish è soprattutto una commedia, che tutt’al più si tinge dei colori del teen drama, eppure nelle sue puntate vengono affrontate costantemente tematiche di attualità che spaziano dai diritti dei lavoratori alla scoperta della propria sessualità, dal rapporto con la religione a quello con l’identità razziale, passando per diverse riflessioni sulla condizione dei giovani, sull’incertezza del futuro, sul desiderio di cambiamento. Raramente la serie assume i toni didascalici che sono proprio di black-ish, e ampio spazio è dedicato all’esplorazione di amori e amicizie, eppure grown-ish finisce per insegnare sempre qualcosa, perché i suoi protagonisti sono personaggi che inevitabilmente imparano.
Tra feste, cuori spezzati, esami, tirocini e continue iniziative per rendere la vita un po’ migliore per tutti, Zoey e i suoi amici iniziano a trovare la loro strada nel mondo, anche se spesso per imboccare quella giusta sono necessari fin troppi tentativi. Eppure, quando accanto a te hai le persone giuste, anche l’ennesimo sbaglio diventa l’occasione per farsi un risata insieme, o per sedersi davanti a una birra e scoprire che in fondo non è mai tardi per cambiare idea, ancora e ancora.
Guardare grown-ish diventa allora un’esperienza che può essere frustrante (non vi anticipiamo nulla, ma sappiate che osservare Zoey mentre si destreggia tra triangoli amorosi e decisioni stupide potrebbe farvi scappare un insulto o due nella sua direzione), ma anche divertente, istruttiva, e soprattutto confortante. Grown-ish è un racconto talmente realistico nei temi, che la commedia nei toni e la drammatizzazione delle relazioni tra personaggi servono soltanto a far sentire lo spettatore giusto più compreso, a creare un distacco tra realtà e fantasia che tuttavia è sottile quanto basta da capire che la serie parla non soltanto a noi, ma di noi. Forse non sarà la migliore comedy della televisione, forse non sarà una produzione per tutti, né ha fatto la storia del genere come invece è successo con la serie madre, ma credeteci: se deciderete di guardarla al momento giusto, grown-ish avrà la capacità di entrarvi nel cuore come pochissime altre serie potranno mai fare.