Ti ho trovato avvolto nella coperta con le maniche che mi ha ridato Lily e ti butterei via se solo non avessi paura che in qualche modo lei possa venirlo a sapere.
È la mia migliore amica, ma è anche una pazza svitata, non voglio rischiare di ricevere il suo sguardo “tu per me sei morta”, sono abbastanza sicura che un giorno di questi incenerirà seriamente qualcuno. Mi ricorda in modo inquietante Willow in Buffy quando lo fa.
Comunque, se ti ha messo nella busta ci sarà un motivo, anche se avrei preferito i miei vestiti. Altroché Caritas, sono sicura che cercava da tempo un modo di riprendersi quel che avevo comprato come ragazza_canadese_metronewsone, ma in fondo non si può scappare per sempre dalla giustizia di Lily Aldrin. È letteralmente impossibile.
Pensandoci bene dovrei chiamarla. Venendo qua Ranjit mi ha raccontato una storia assurda: dice che Madonna lo ha chiamato per un suo video musicale. Figurati.
Comunque con “qua” intendo a casa di Patrice. La detesto.
Continua a cucinare biscotti su biscotti, di questo passo nessuno mi riconoscerà quando comincerò ufficialmente la conduzione di World Wide News. Forse questo è il suo piano per far sì che non possa più trasferirmi nell’appartamento di Central Park la prossima settimana. MALEDIZIONE, PATRICE.
Calma, Scherbatsky. Ricorda che sei armata e dopo il terzo bicchiere di Glen McKenna la mira ne risente. Meglio accendere un buon sigaro e voltare pagina.
“Voltare pagina“, sembra che l’universo non voglia altro da me ultimamente.
Questo scotch deve essere forte, perché inizio a parlare come Ted.
Sarà che in questi ultimi mesi me ne sono successe di ogni e vorrei confidarmi con lui, ma c’è troppa tensione tra noi ed eccomi qui a scrivere su questo stupido diario come una sedicenne. Mi manca solo la giacca con gli strass e torno a essere Robin Sparkles.
Forse sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai incontrati (parlo di me e Ted).
Dirgli che non lo amo è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto in vita mia.
E non sono nemmeno certa che sia del tutto vero. Così come non sono sicura che non me ne pentirò prima o poi.
Quando Kevin mi ha chiesto di sposarlo ho capito di essere cambiata, di essere pronta al grande passo e mi illudevo di poterlo fare con lui, ma probabilmente per le ragioni sbagliate. Sarà che incasinata come sono, credevo di aver bisogno di una persona concreta che sapesse mettermi a posto.
Dopo che la dottoressa Sonya mi ha comunicato che non posso avere figli mi sono sentita difettosa. Per quanto avessi maturato già da anni la consapevolezza che nella mia vita non ci sarebbe mai posto per un impegno del genere è stato come se qualcuno mi dicesse “non ne saresti comunque all’altezza”.
Ad ogni modo, affrontare questa realtà mi ha consentito di prendere a pieno coscienza di quello che voglio per me stessa.
Se fossi con Ted, Marshall e Barney a guardare la trilogia Guerre Stellari, direi loro che tra tre anni vedo la mia faccia su quell’autobus a due piani che di tanto in tanto passa davanti al MacLaren’s. L’ultima volta, vestita da Stormtrooper, non avevo avuto letteralmente occasione di dire la mia.
Se hanno finito di vedere anche l’ultimo film, adesso Ted starà ribadendo che nel 2015 si vede sposato e almeno con un bambino in arrivo, come ogni volta.
Non sa quanto vorrei vedere questo suo desiderio avverarsi.
Credo che a questo mondo servano più genitori come Marvin Eriksen e Ted, come Marshall, sarà esattamente il genere di padre che forse avrei voluto avere anche io.
Questa è in realtà una delle principali motivazioni per cui ho dovuto chiudere la porta dei 40 anni per sempre.
Perché quando una porta si chiude, il resto lo sai.
Non posso assicurare a Ted la felicità che merita. Il lieto fine che gli ho detto non avrebbe trovato con Stella in verità non posso darglielo nemmeno io. Una vita senza bambini a cui raccontare le sue storie non è da Ted Mosby. Letteralmente.
Con il test del portico Lily aveva fatto centro, capisci?!
Fortunatamente il viaggio a Mosca dopo il nostro riavvicinamento mi ha dato modo di mettere ordine nella mia testa prima che fosse troppo tardi, prima di lasciarmi ammaliare dall’ipotesi di un futuro che in realtà non avrebbe reso giustizia ai sogni di nessuno dei due finendo con il logorare il nostro rapporto irrimediabilmente.
E poi c’è Barney.
Forse era lui il mio destino, ma ho avuto paura e ho perso il treno. Ho davvero scritto destino? Okay, ho decisamente esagerato con lo scotch.
Non credo nel destino, bensì nella chimica. Mi spiego meglio.
È successo circa 5 anni fa, Ted era tutto smancerie con Victoria mentre Marshall e Lily erano partiti per festeggiare il loro anniversario (o così credevamo).
Allora Barney mi ha chiesto fargli da spalla per una sera. A quei tempi avevo una cotta per Ted e vederlo perso per un’altra mi infastidiva. Per non pensare a cosa stesse combinando, accettai.
Devo ammettere che quella serata fu letteralmente LEGGEN- non ti muovere -DARIA, come direbbe Barney, e capii che ho in comune con quel depravato molto di più di quanto credevo possibile. Quando mise da parte il suo intento di portarmi a letto intuendo i miei sentimenti, la nostra amicizia ebbe inizio.
Non lo vedevo come una persona con cui chiunque a New York potesse avere un rapporto quindi chiaramente siamo finiti insieme e… è stato letteralmente un disastro!
Al tempo eravamo troppo immaturi sotto gli stessi aspetti.
Se hai la chimica manca solo una cosa: il tempismo.
Ma il tempismo è una brutta bestia.
Non importa se ora che siamo cresciuti tra noi il test del portico non fallirebbe. Barney sta con Quinn, mentre io urlo a Patrice che deve smetterla di stirare in quel modo i miei pantaloni.
Il fondo del bicchiere mi avverte che è arrivato il momento di spegnere il sigaro.
Se non mi metto a dormire potrei diventare un po’ troppo canadese.
A tal proposito, quasi dimenticavo, devo scriverlo: