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Caro diario, sono io, Miranda Hobbes

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Caro diario,

sono io, Miranda. Miranda Hobbes. Te lo ripeto perché ultimamente faccio fatica anche io a ricordare – o forse capire – chi sono, allora lo dico a te per dirlo a me: io sono Miranda Hobbes.

Ma chi è Miranda Hobbes? Per quasi vent’anni ho avuto l’impressione di saperlo benissimo. Miranda Hobbes era un’avvocatessa di successo, una moglie amata e innamorata, una madre fiera. Era una donna decisa, tutta d’un pezzo, che credeva di aver raggiunto la vera stabilità in una città in continuo movimento come New York. A volte le mie amiche mi invidiavano per questo, soprattutto Carrie. Lei ci ha messo molto di più per capire quale fosse il suo posto nel mondo, per un momento ha pensato addirittura che potesse essere Parigi. Ci ha messo di più anche per capire chi fosse la persona con cui voleva passare il resto della sua vita, e l’ha persa proprio nel momento migliore. Ma sa che stavolta non sono io l’obiettivo verso cui rivolgere lo sguardo alla ricerca della vita perfetta da ammirare. La Miranda Hobbes che lei credeva fossi e che io credevo di essere non c’è più.

Sex and the City

Ma allora chi sono quando ti dico di essere Miranda? Sono una persona nuova, la versione pro di quella che conoscevano tutti, me compresa. Sono una persona che ha fatto una serie di cambiamenti di cui fino a poco fa non credeva di aver bisogno. Tutto è cominciato non molto tempo fa. Sono un’avvocatessa praticamente da una vita, ho lavorato in studi importanti per i quali troppe volte ho sacrificato la mia vita privata. A volte mi sembrava di essere prima un’avvocatessa e poi una donna e sentivo che il mio ruolo spaventava: una volta mi sono addirittura finta hostess per destare in un uomo una reazione diversa dal solito darsela a gambe. A un certo punto della mia vita ho deciso di voler dirottare la mia vita professionale, o forse di volerla semplicemente indirizzare altrove: ho lasciato il lavoro e sono tornata all’università per studiare Diritti umani a cinquant’anni suonati. Sì, lo so, sembrava una follia anche a me, ma mi ha fatto davvero bene. Non solo la Columbia mi ha permesso di conoscere Nya Wallace, una delle donne che ammiro di più al mondo, ma mi ha anche aiutato a capire che quell’unico cambiamento non mi bastava.

Ed è qui che entra in gioco Che. Durante il nostro primo incontro non mi piaceva per niente, considerando il fatto che stava offrendo marijuana a mio figlio. Poi ho cominciato a guardare loro (si identifica con il pronome they singolare) con occhi diversi: è una persona che non ha paura di essere se stessa, di esporsi, di lottare per ciò in cui crede. All’inizio credevo che la mia fosse solo un’ammirazione, poi ho capito che si trattava di un’attrazione vera e propria. Ho dovuto rimettere sul piatto tutto quello che credevo di sapere su me stessa e sulla vita che mi ero costruita, e ciò mi è costato non poco panico e un bel principio di crisi esistenziale.

Non pensavo di essere la persona che si ritrova a tradire suo marito nella cucina della sua migliore amica mentre lei è convalescente a letto. Non pensavo di essere la persona che tradisce suo marito e basta, ma lo sono stata. Ho tradito Steve, ho tradito noi e ho tradito anche un po’ me stessa, soprattutto dopo tutto ciò che ho passando quando sono stata tradita a mia volta. Ma facendolo mi sono anche resa conto di quanto quello che stavo vivendo non fosse più il rapporto di cui avevo bisogno. Io e Steve eravamo diventati praticamente fratello e sorella: può un matrimonio essere costituito solo da routine, dolci sul divano e tanta tv? Dov’era la passione? Dov’era la sorpresa? Dov’era il sesso? Siamo stati insieme vent’anni e tutto ciò che avevamo all’inizio era svanito, lasciandosi dietro un affetto che non riesco neanche a misurare. Ma, appunto, solo un affetto.

Miranda Hobbes

Ho rivoluzionato la mia vita sentimentale e facendolo ho scoperto di essere molto più di ciò che pensavo. Ammetto di non aver avuto pochi uomini, ma non avevo mai avuto una donna, né una persona apertamente non binaria. Non pensavo nemmeno di volerne un*, che potesse anche solo lontanamente interessarmi: io e la mia eterosessualità eravamo un binomio che non avevo idea di voler rompere. E invece mi sono ritrovata a essere una donna cinquantenne separata e a fianco di una persona non binaria. Nemmeno avevo idea fino a poco tempo fa di cosa significasse. Ho capito di essere sempre stata bisessuale, ma di non aver mai avuto prima il coraggio di guardare anche dall’altra parte. Mi sono sempre limitata agli uomini perché così tutto sarebbe stato più semplice. E invece non ho fatto altro che autoimpormi dei paletti, mettendo un freno a me stessa e impedendomi di essere la donna che sono.

Ancora torna e ritorna questa domanda: chi è Miranda Hobbes? Io forse non lo so ancora del tutto, ma sto cercando di scoprirlo sempre di più. Miranda Hobbes è una donna che tiene ai suoi principi e che li porta avanti combattendo per ciò in cui crede. È una donna che ama, una madre appagata. È una persona che non ha perso quel sano cinismo che l’ha sempre caratterizzata, ma che sa anche che c’è sempre qualcosa di nuovo, qualcosa di bello a cui aspirare. E quello che sto facendo in questo momento è andare a prenderlo: mentre ti scrivo sono diretta a Los Angeles, pronta per ciò che mi aspetta ma soprattutto per la persona che mi aspetta. Miranda Hobbes sono io, con tutti i dubbi e le incertezze del caso. Ma la verità è che, anche se a volte ancora non mi riconosco, oggi mi sento me stessa più che mai.

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