Caro Diario,
sono io, Ruby.
So che non ci sentivamo da un po’ – l’ultima pagina che ho scritto risale all’estate del 2010, ossia all’anno della quinta elementare – ma sono successe delle cose che sento il bisogno di confidare a qualcuno. Qualcuno che non sia dotato di una bocca con cui commentare e, soprattutto, di una faccia che lasci trapelare giudizi. A quelli pensa già la mia coscienza.
È successa una cosa, in realtà: Otis Milburn.
Tutto è cominciato a una festa in maschera, una festa in maschera a cui Otis si è presentato con un costume da pasta al formaggio. Uno spettacolo che mi sarei aspettata di trovare raccapricciante o patetico, ma che per qualche assurdo, inspiegabile motivo è stato terribilmente eccitante.
Senza star lì a pensarci (se lo avessi fatto, avrei sicuramente cambiato idea), ho trascinato Otis in un armadio e abbiamo fatto sesso. Del sesso magnifico, aimè, tanto da spingermi a proporgli un accordo: se non ne avesse fatto parola con anima viva, gli avrei concesso di ripetere l’esperienza e di trasformarla in un’abitudine. Otis è un tipo piuttosto rozzo, ha un senso dell’estetica pari a zero, ma non è di certo stupido, e ha accettato senza fiatare.
Così ha avuto inizio il nostro…affare privato. Il sesso, mi tocca ammetterlo, ha continuato a essere fantastico, e grazie all’accordo di riservatezza che mi sono premurata di stipulare non ha avuto effetti indesiderati.
Fino a un certo punto.
Il fatto è che Otis, oltre a essere piuttosto rozzo, ad avere un senso dell’estetica pari a zero e a non essere stupido è anche parecchio sensibile, e questo lo ha portato a risentirsi. Un giorno mi ha detto che non era più disposto a essere il mio piccolo, sporco segreto, e che preferiva chiudere piuttosto che lasciarmi calpestare ulteriormente la sua dignità. Sarebbe stato lui a perderci, naturalmente, eppure ero piuttosto…dispiaciuta, all’idea che smettessimo di vederci, così gli ho scritto per aggiustare le cose.
Ci tenevo, ad aggiustare le cose.
Nel frattempo, grazie alla gentile collaborazione di Kyle, la notizia dei nostri incontri clandestini aveva fatto il giro della scuola. Ormai il segreto non era più tale e per questo, quando Otis mi ha proposto di essere la sua ragazza, non ho visto alcun motivo per rifiutare. Credo di aver accettato anche perché l’idea mi rendeva felice. Molto felice, a dire il vero; felice come non mi sentivo da tanto, troppo tempo.
Non c’è alcun motivo per cui Otis dovrebbe piacermi, eppure eccoci qui.
Dio, quella spiegazzatura nell’angolo è un sorrisetto di scherno? Ti ricordo che ho deciso di scriverti per non essere giudicata.
Visto l’evolversi della nostra relazione, mi sono sentita in dovere di prendere a cuore la causa di Otis e fargli assumere un aspetto quantomeno presentabile. Uno sforzo che lui non è stato in grado di apprezzare a dovere. Ha indossato gli abiti che gli ho procurato malvolentieri e alla fine ha preteso di tornare ai suoi vestiti da ragazzotto di provincia affetto da daltonismo. Peggio per lui. Non basta così poco a intaccare la mia reputazione e, a quanto pare, quando si tratta di Otis sono disposta a metterla in secondo piano.
E non solo.
Sono disposta persino ad aprire le porte di quella casa che non ho mai mostrato a nessuno, nemmeno ad Anwar e a Olivia. La cosa incredibile è che Otis non l’ha trovata deludente. Non ha detto: “Ti vanti tanto e poi vivi in un posto del genere?” e sono piuttosto certa che non lo abbia nemmeno pensato. Quando è stato qui ha conosciuto papà, che non sa farsi gli affari suoi e gli ha rivelato che parlo continuamente di lui e che sembro molto più felice, da quando stiamo insieme. Sì, lo sono e sì, sono stata io stessa ad ammetterlo qualche riga fa, ma questo non significa che volessi farlo sapere a lui. Vedrai che adesso si monterà la testa e userà l’informazione per ricattarmi.
In realtà penso che si tratti solo di una mia paranoia. Otis non è quel genere di persona; Otis non è come me. Sarà pure rozzo, avrà pure un senso dell’estetica pari a zero, ma è anche gentile, rispettoso e dolce. Forse, a ben pensarci, qualche motivo per cui potrebbe piacermi c’è.
Il problema è che non credo mi piaccia e basta.
Ora ne sono sicura: quella maledetta piega è un ghigno. Da te non me lo aspettavo, diario. Ci penserò due volte prima di venire a raccontarti come andrà quando confesserò a Otis i miei sentimenti. Voglio dirgli che lo amo e voglio sentirglielo dire a mia volta. Non potrà che ricambiare, vero? Insomma, è pur sempre di me che stiamo parlando.
Spero che basti. Spero che anche Otis mi ami, perché ci tengo davvero a lui.
Bene. Credo di essermi umiliata abbastanza per oggi, quindi ti do la buonanotte.
Alla prossima, caro diario. E grazie per l’ascolto.