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Federico Buffa racconta: Jim Hopper

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Hawkins, Anno Domini 1983. Sono 365 giorni densi, ingarbugliati. Borg si ritira dal tennis giocato, l’America progetta lo scudo spaziale e siamo in piena guerra fredda. Freddo è anche il 6 novembre nello stato dell’Indiana. Piove, e non è una casualità in quelle latitudini, e sotto le gocce e le nuvole succede il dramma. Un bambino sparisce dopo una partita a Dungeons and Dragons con gli amici, un mostro terrorizza la città e l’elettricità scorre sotto i piedi dei suoi cittadini. Non c’è niente di scontato, non c’è un sotto, non un sopra, ma un Sottosopra. Nietzsche diceva che i giovani amano l’interessante e lo strano, ed è per loro indifferente che sia vero o falso. Non sapremo mai cosa avrebbe pensato su questi bambini guardando le vicende che vi sto per raccontare, ma sicuramente qui ci sono tante cose strane, perché vi sto per raccontare la storia di Stranger Things.

La storia in realtà la fanno gli uomini e oggi vi racconteremo la storia proprio di un uomo. Qualcuno lo ha definito un eroe, altri un pioniere della moderna scienza investigativa. Noi lo vogliamo chiamare semplicemente con il suo nome, quello di un pittore contemporaneo, di un navigante esperto nel mare del mistero. Qui per gara uno, Federico Buffa racconta James “Jim” Hopper, il detective di Stranger Things.

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Si perché se il futuro è incerto, il passato è scritto.

Noi partiremo dall’inizio, per raccontare la storia di Jim Hopper. Nasce a Hawkins e sin dall’inizio conosce alcuni suoi futuri compagni di viaggio come Joyce Byers (che anche su di lei, beh, ce ne sarebbe da raccontare) e Bob Newby. L’adolescenza è luminosa ma all’improvviso Jim cresce e iniziano a radunarsi nuvole oscure sopra la sua testa. Si sposa, è felice, lo è ancora di più quando arriva una bambina. Ma il destino a volte è beffardo e la piccola si ammala di cancro, e muore. La moglie poco dopo l’abbandona. È tutto buio intorno a Jim, è solo.

Entra nel tunnel vorticoso dell’alcol e degli antidepressivi, è un calvario. Nel mentre però il mondo non si ferma e Jim lavora come poliziotto in una grande città non ben definita della nazione con la bandiera a stelle e strisce. Il nostro eroe però non è felice, non ha stimoli. Le uniche cose che lo tengono in vita sono le sigarette e le bottiglie. Jim allora torna a Hawkins, al comando della stazione di polizia della piccola cittadina. Nonostante le dipendenze però riesce a gestire bene la città. Prima degli eventi di Stranger Things, anche Pamela Prati era a Hawkins, e recentemente, in una intervista a Verissimo ha dichiarato: “Ho conosciuto Jim molti anni fa e sono sicura che se oggi fosse stato qui, sarebbe riuscito a trovare il mio Mark Caltagirone”. Pamela non lo troverà mai. Il suo matrimonio non si farà, ma questa è un’altra storia.

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Torniamo a Hop e iniziamo a parlare proprio delle vicende di Stranger Things.

Sembra un lavoro tranquillo il suo, ma a un certo punto tutto cambia. Prima gli Americani e poi i Russi decidono che Hawkins è il posto perfetto per una base segreta per complotti mostruosi. Sarà stato per via del clima o degli Slurpee alla ciliegia, ma entrambe le nazioni rivali hanno la brillante di stabilirsi lì. I primi decidono di generare un Demogorgone. Così, senza un motivo preciso. Sparisce Will Byers, sua madre inizia a investigare e scopre che qualcosa in città non va. Tutti la credono impazzita, anche il nostro protagonista. Jim però stavolta si sbaglia, ma presto lo capirà. Nel mentre crea neologismi e frasi iconiche come “la mattina è fatta per il caffè e la contemplazione” oppure “ho speso tutto in alcol e donne, il resto l’ho sperperato”. La seconda frase la pronuncia uscendo da uno stadio mentre era a guardare una partita con Dustin; un giocatore nordirlandese la sente e la fa sua. Il resto è storia.

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Per quanto riguarda la nostra di storia, possiamo dire che Hopper rivoluzionerà il mondo di Stranger Things grazie alla sua ignoranza investigativa. Per sommi capi: sconfigge un Demogorgone insieme a Undici (che pure lei, dà non poco da parlare) e compagni, poi nasconde la bambina e diventa suo padre adottivo. Jim è chiaramente di un altro livello. Non investiga, risolve casi, è incredibile. Nella seconda stagione eleva le sue prestazioni, è un Dio della lotta contro il crimine. A proposito di Dio, Don Matteo, parlando di lui, ha detto: “Se avessi anche un briciolo del suo talllleeeeento, a Gubbio non esisterebbe il crimine”.

Quello di Jim è un trionfo.

Nella terza stagione però, la storia prende il volo. I pianeti si allineano, la luce fa il suo giro e punta dritta sul nostro protagonista. Hop è a tutti gli effetti l’eroe, ma come si sa, “o muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo”. Se non sapete a chi si è ispirato Batman per partorire la frase, citofonate a James Hopper; ovviamente però, questa è un’altra storia. Jim non diventerà mai cattivo, ma alla fine della terza stagione succederà qualcosa. Non voglio raccontarvi troppo, ma tutti potete immaginare.

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Non è finita qui però, perché Jim sarà anche nella quarta stagione di Stranger Things e questo non può che renderci felici. La serie non sarebbe la stessa cosa senza di lui. Hopper è un esploratore dell’animo criminale, un collezionista di gesti eroici. Si sacrifica per l’America, si sacrifica per la donna che ama, per la bambina che non è sua, ma che lo è diventata. Non sapremo veramente cosa ne sarà di Jim nella quarta stagione, ma sappiamo ciò che è stato fino a ora. See you soon Jim, see you soon.

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