ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER su The Last of Us.
Caro diario,
sono io, Ellie.
Non so bene cosa mi ha detto la testa quando ho deciso di provare a scrivere due parole. E pensare che non posso nemmeno usare la scusa del Cordyceps che mi ha mangiato il cervello, perché con me non funziona. Ti ho trovato nel cassetto della vecchia scrivania di una casa in cui siamo passati io e Joel. Eri pieno di polvere. Non ho fatto fatica a strappare le tue prime pagine, tanto erano rinsecchite e ingiallite. Appartenevi a una certa Miriam Doews, ed era giusto che i suoi segreti rimanessero suoi, così le ho bruciate. A giudicare dalla scrittura e dai cuoricini accanto al nome del suo caro, dolce Jordan Miles probabilmente era una bambina. Magari non era poi tanto più piccola di me. Anche se io sono dovuta crescere in fretta. Non ricordo, in effetti, di essere mai stata davvero bambina.
Ci sono giorni in cui, se ci ripenso, tutta la dolcezza delle pagine scritte da Miriam mi fa venire il voltastomaco. Ce ne sono altri invece in cui, non so perché, ma ne sento la mancanza. Sento la mancanza di qualcosa che non ho mai avuto, ti rendi conto? Sono nata e cresciuta in un mondo in cui non esiste più alcuna dolcezza. Non sapevo che forma avesse finché non ho conosciuto Riley. Non avevo mai avuto voglia di non rispondere male a qualcuno finché non siamo rimaste da sole noi due, in quel dannato centro commerciale fatiscente. Forse dovrei scrivere qualche parola su di lei, ma non vorrei fare la fine di Miriam e dei suoi imbarazzanti cuoricini per Jordan Miles. E non credo di riuscire a farlo. Se ripenso a quel giorno ancora non riesco a spiegarmi come possa essersi trasformato in una frazione di secondo dal più bello al peggiore della mia vita.
Avrei dato qualsiasi cosa per regalarle la mia immunità, per ridarle la voglia di vivere che in quelle ore aveva restituito a me. Non avevo nemmeno mai sentito così forte il bisogno di dare la mia vita al posto di quella di un altro. È stato così per molto tempo… finché quel vecchio burbero di Joel non mi ha presa con sé.
Non glielo dico mai, ma senza di lui mi sento persa.
Lui non me lo dice mai, ma senza di me i suoi occhi sono sempre tristi.
Ultimamente sorride meno del solito quando faccio delle battute, se lo prendo in giro o leggo qualche barzelletta. Cioè, ride ma poi si spegne in un istante, come se avesse per la testa altri pensieri, come se qualcosa lo trascinasse indietro subito dopo aver provato a fare un passo avanti. Come se si sentisse in colpa per qualcosa. Ma non mi dice nulla. Non so cosa gli passi per la testa. L’altro giorno ho provato a chiedergli se un infetto gli ha mangiato la lingua, ma sembrava su un altro pianeta. So che è mezzo sordo, quella testaccia dura, ma mi ha sentito. Ha scelto di ignorarmi. E quando sceglie di ignorarmi è perché mi sta tenendo nascosto qualcosa. Eppure me lo ha giurato, me lo ha giurato. Mi ha giurato che sarebbe stato sempre sincero con me. E invece mi ha accarezzato la testa distrattamente e poi si è dileguato. Ma cosa sono, un cane?
Non sono sopravvissuta alla follia cannibale di David per ricevere una stupida carezza sulla testa. Non ho macchiato le mie mani con il suo sangue per sentirmi trattare come una sciocca. Pensavo che Joel avrebbe capito che non lo sono mai stata. Invece a volte se lo dimentica, fa finta che io non sia nata in questo covo di morte, diversamente da lui che ci si è trovato a vivere da un giorno all’altro. Voglio che mi dica che andrà tutto bene; che questo mondo non mi renderà un mostro anche senza infettarmi; che se ho rischiato di perdermi è stato per un valido motivo, anche se alle Luci non sono servita più. Ho bisogno di sentirmi dire che nessuno dovrà più rinunciare alla sua Riley perché tra qualche anno tutto questo sarà finito. Non per forza tra pochi anni. Sono disposta ad aspettare, ma un cambiamento deve esserci. Non posso credere che l’unica vita che ho ricevuto dovrà consumarsi in questo modo.
Invece, non gli chiedo mai niente e continuo a fidarmi di lui senza esitazione. Alla fine, Joel è l’unica famiglia che ho.
Se penso quanto a lungo l’ho desiderata. Anche se me la immaginavo diversa, so di essere stata fortunata, non sono così sciocca da pensare che in questo mondo in cui l’umanità si fa sempre più rara di giorno in giorno, avrei potuto trovare qualcuno in grado di prendersi cura di me meglio di lui. Ma anch’io sono riuscita a prendermi cura di lui. Spero che Sarah lo sappia. Spero possa capire quanto significa per me questo suo malconcio papà. Meglio malconcio che inesistente, d’altronde.
A volte per Joel ho le sembianze di sua figlia. E lo capisco quando succede, perché il suo tono si fa all’improvviso più duro e fa finta di impartirmi ordini solo per il gusto di farlo, anche se sa che non li rispetterò mai. Quando lo fa, vorrei prenderlo a schiaffi. Perché poi finisco per pensare a Sarah, a cosa le direi se fosse ancora viva. Con tutta probabilità, se Joel l’avesse avuta ancora con sé, avrebbe combattuto per lei e non avrebbe mai scelto di prendersi anche la responsabilità della mia vita sulle spalle. Ma se per pura casualità invece l’avesse fatto? Se io avessi conosciuto Sarah? Magari ora anche lei farebbe parte di questa mia sgangherata famiglia. Una famiglia che cigola. Joel ha sempre detto che saremmo andate d’accordo. Mi piace pensare che abbia ragione e che insieme lo avremmo preso in giro. E perché no, forse lei sarebbe riuscita a parlarci come non riesco a fare io.
Magari staccherò queste pagine come ho fatto con quelle di Miriam e le brucerò. Magari poi lascerò il diario accidentalmente nello zaino di Joel e aspetterò che lo usi anche lui.
No, preferirebbe farsi rosicchiare fino alle ossa da un infetto piuttosto che scrivere qualcosa di sé. In realtà lo preferirei anch’io, quindi è arrivato il momento di bruciare queste pagine. Non sarà questo a spingere Joel a dirmi perché continua a comportarsi come se non fosse mai andato via da Salt Lake City.
Spero che Miriam mi perdoni per tutti i fogli che ho distrutto. E che Riley mi abbia perdonato per tutto quello che avrei voluto dirle ma non le ho mai detto.
Addio,
Ellie