“Max. Ma io, questa. Come la ballo?” – Mauro Repetto
Un lampo. Lo sguardo spaesato, tenero, triste ma in qualche modo speranzoso di un ragazzo che ci ha conquistati tutti, a corredo di una frase, di una domanda che è già iconica e che si erge filosoficamente a interrogativo esistenziale. Mauro Repetto guarda l’amico di sempre Max Pezzali all’interno del loro personalissimo teatro dei sogni, di quel laboratorio che è sempre stato unico serbatoio possibile per la loro fervida immaginazione, e sostanzialmente comincia dolcemente a suggerirci che quello, quel momento lì, per gli 883 è l’inizio della fine. La fine non avverrà esattamente lì, e non avverrà esattamente in quel momento. Ci sarà ancora della strada insieme, ci saranno ancora dei successi da incorniciare, sui quali abbracciarsi e dirsi frasi importantissime – “Mauro, ma te l’ho mai detto che tu sei il mio migliore amico?”, pronunciata da Max prima di salire sul palco per la vittoria del Festivalbar, è una scena solo anticipata da questa prima stagione, che vedremo interamente solo nella seconda – ma il destino del duo è comunque segnato. Lo sappiamo per certo noi, oggi che sono passati più di 30 anni. Ma lo sapevano già allora, intimamente, anche quei due ragazzi di Pavia che erano passati dal saltare la scuola al saltare sui palchi più importanti d’Italia. Solo che non avevano ancora il coraggio di dirselo chiaramente. Non ce lo aveva ancora Mauro, soprattutto, che pur sentendosi sempre più fuori posto ancora non se la sentiva di scendere dalla meravigliosa giostra che aveva costruito insieme al suo migliore amico.
Ma quel momento arriverà, lo sappiamo noi e lo sapevano loro. E sarà devastante. Checchè ne dicano entrambi loro, i veri Mauro e Max, che tendono a raccontare tutto quel periodo d’oro in maniera feliciona e scanzonata, sarà stato sicuramente devastante anche per loro realizzare che le loro strade si sarebbero separate una volta per tutte, dopo che erano arrivati in Paradiso insieme partendo dalle strade provinciali di Pavia con un improbabile motorino sempre in due, per arrivarci.
La fine, però, era inevitabile. E spetterà alla seconda stagione di Hanno Ucciso l’Uomo Ragno (che non è stata confermata ancora ufficialmente da Sky ma che è stata già di fatto confermata da Sydney Sibilia, e che dovrebbe chiamarsi Nord Sud Ovest Est) il tremendo compito di raccontarcela. L’abbiamo già intravista negli ultimi due episodi della prima stagione, negli sguardi di Mauro pieni di rammaricata consapevolezza che quella non è più la sua strada, e forse non è neanche più il suo sogno. E nelle sue frasi così semplici, pure e dirette, dalla già citata domanda del gran finale a quel ‘Max, ma se io non canto che faccio?’ sussurrata a mezza voce in quell’angusto alberghetto vicino al Cantagiro. Frase a cui lo stesso Mauro deciderà di reagire cominciando a ballare sul palco, e dando vita a quello che Pezzali ricorda come il momento in cui cambiò tutto.
Ma l’evoluzione è dietro l’angolo e canzoni come Come Mai no, non si possono ballare saltando sul palco. Bisognerà inventarsi qualcos’altro e ci si inventerà qualcos’altro, ma non potrà andare avanti all’infinito. E Mauro non vuole accontentarsi solo di scriverle quelle meravigliose canzoni. Vuole viverle, al centro della scena, come lui e l’amico Max avevano immaginato sin dall’inizio. Insieme. Questo però non è possibile e Mauro lo sa, che si sta per avviare alla sua Last Dance con gli 883 prima di andare alla deriva via, lontano.
E allora, che si dia inizio a quest’ultimo, lungo ballo. La seconda stagione di Hanno Ucciso l’Uomo Ragno sarà emotivamente devastante in quel senso. Perchè i sogni di quei due ragazzi prenderanno sempre più forma e sostanza, ma a prendere sempre più forma e sostanza sarà anche la loro fine come gruppo. Se in questo primo capitolo ci siamo commossi più volte, ma sono state principalmente tenere lacrime di gioia, nel secondo e presumibilmente ultimo capitolo piangeremo sul serio perchè assisteremo alla separazione di una coppia che ormai abbiamo imparato a conoscere intimamente. Non sarà una fine determinata dal fallimento come i due temevano inizialmente, al contrario: è andato tutto bene, oltre ogni più rosea aspettativa. Ma la fine può arrivare anche col successo. Con la giostra che va più veloce di te e tu la assecondi per un po’, finchè puoi. Finchè in almeno una parte di te, vuoi, anche. Poi decidi di scendere, salutare il tuo compagno di sempre e prendere altre strade.
Una cosa che sappiamo già, perchè è scolpita nella (vera) storia degli 883, è che l’ultima canzone che Mauro Repetto e Max Pezzali scrissero insieme fu Gli Anni. Una canzone generazionale, commovente, bellissima. Per molti, la migliore in assoluto del duo. Fu una canzone che Repetto decise di non firmare perchè proprio lo scrivere quella canzone diede il colpo di grazia a ciò che in cuor suo aveva ormai maturato da tempo: doveva lasciare quella vita, Max, Pavia, la sua famiglia. Doveva lasciare gli 883 per spiccare il volo altrove. Mauro non voleva ancora lo stesso posto, la stessa storia, lo stesso bar. Mauro voleva l’America, in senso reale ma anche figurato, qualsiasi cosa l’America significasse. Voleva ancora viaggiare dentro se stesso e fuori da se stesso, esplorare ed esplorarsi, probabilmente anche uscire dal clichè del ballerino degli 883 che era estremamente svilente per uno come lui, che degli 883 era il cuore tanto quanto Max.
Scrivere con Max Gli Anni gli diede la scossa, gli fece suonare in testa quel triplice fischio finale che andava a chiudere la meravigliosa storia scritta fino a quel momento per aprirla da un’altra parte, in un altro posto, in un’altra vita. Gli diede il coraggio di fare ciò che stava pensando di fare da tempo.
Ecco. Ora provate a immaginarvi cosa significherà vedere su schermo una scena del genere, una cosa del genere. Loro due che scrivono Gli Anni, che sono felici di aver scritto un capolavoro ma dietro al sorriso di Mauro gli occhi si fanno via via sempre più lucidi, consci del fatto che è il momento di andare. Di lasciare tutto e partire, che non è più il suo posto, che sono cresciuti e che sul motorino in due ormai non ci stanno neanche più.
Provate a immaginarvelo, perchè io l’ho appena fatto e mi è già salito un groppo in gola gigantesco. Gli Anni, che è la nostalgica colonna sonora delle amicizie di molti dei ragazzi nati e vissuti a cavallo tra gli anni’90 e i primi anni 2000, sarà con ogni probabilità la canzone che segnerà la fine della cavalcata fianco a fianco di Max e Mauro, che accompagnerà l’uscita di scena di quest’ultimo, e che andrà a chiudere una serie che ci ha fatto sognare, piangere, ridere, tutto. Una serie che probabilmente non ci scorderemo mai, perchè Hanno Ucciso l’Uomo Ragno è una storia a cui possiamo associare, ognuno a modo proprio, frame sparsi della nostra esistenza, momenti dimenticati che non avevamo mai dimenticato davvero, e anche il profumo di un futuro ancora tutto da scrivere. Quello stesso futuro che Mauro abbraccerà alla fine di questo percorso, lontano da Max, lontano da noi. Chiudendo il sipario di una storia che ci rimarrà nel cuore per sempre.
Vincenzo Galdieri