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Mauro Repetto, alias Matteo Oscar Giuggoli, i una scena da brividi di Hanno Ucciso L'Uomo Ragno

“Max, ma se io non canto, cosa faccio?” – 1×07

Mauro Repetto, alias Matteo Oscar Giuggoli, i una scena da brividi di Hanno Ucciso L'Uomo Ragno
Credits: Sky

E’ questo l’esatto momento in Hanno Ucciso L’Uomo Ragno ci ha spezzati in due, restituendo la voce a uno sguardo angosciato di Mauro che andava avanti già da un po’. Da quando Cecchetto preferiva nasconderli perché non adatti a un contesto televisivo, da quando – andando sul palco – Mauro non si era sentito altro che un accessorio, uno strumento per riempire il palco. Mauro Repetto probabilmente lo ha capito proprio in quel momento, ma ha cercato di resistere. In quel punto interrogativo ci sono anni di traumi, di continui “ti manca quel tanto così.” Perché quella mancanza, quell’assenza che lo rendeva sempre non all’altezza della situazione, stava tornando da Mauro. Stava prendendo possesso del suo sogno, contaminando il mondo che lui stesso aveva creato.

Mauro non ci aveva pensato. Credeva di bastare così com’era agli 883. E di fatto era così. Ma poi le voce esterne hanno sovrastato quelle interne che lo rassicuravano del grande lavoro fatto, mettendo fine a quel senso di pace e di realizzazione di un sogno. Sul più bello, Mauro Repetto scopre di non essere all’altezza di qualcosa che aveva creato lui stesso. Di aver lavorato tanto per qualcosa che la gente non gli riconosceva, che la gente non vedeva.

In quell’esatto momento non trova neanche troppo conforto da parte di Max, impegnato nell’andare a chiamare Cecchetto e Silvia. Quindi le ferite, le paranoie di quel momento, almeno per questa notte, dovrà curarsele lui stesso. E così resta da solo in stanza, sperando che il giorno dopo vada meglio, chiedendosi ancora una volta cosa gli manchi. Dove si nasconda quel “tanto così” che tutti vedevano più di tutto il resto. Come se lui altro non fosse che l’assenza dello stesso.

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