ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Happy!, serie tv disponibile su Netflix.
Un folle travestito da Babbo Natale, un ex poliziotto alcolizzato e strafatto, brutti ceffi di strada e un unicorno di peluche sono i protagonisti di Happy!, una favola natalizia distorta, dissacrante, sporca, condita da momenti di puro splatter. Assurda, come assurdo è il contesto nel quale operano i suoi personaggi, tutti deliranti, frenetici, farneticanti. Tarantiniana nei toni, cinica nella visione della realtà, Happy! trasferisce sullo schermo le atmosfere da graphic novel del fumetto da cui è tratta, scritto da Grant Morrison, che ha lavorato anche alla realizzazione della serie, e disegnato da Darick Robertson. I diciotto episodi complessivi di Happy! (che conta due stagioni, una da otto e una da dieci puntate) sono un inseguimento spasmodico in una dimensione che sembra più onirica che reale. Siamo in un contesto costantemente alterato, il prodotto di una versione lisergica della realtà, dove i peluche parlano e il confine tra assurdità e ragionevolezza è saltato, andato, bruciato definitivamente. Non è che sia stata tanto pubblicizzata da Netflix. Per trovarla bisogna fare un giro più approfondito nel catalogo. Tra le serie action ci starebbe bene, perché di azione ce n’è tanta e perché il suo protagonista è una specie di versione natalizia e allucinata de L’ultimo boyscout di Bruce Willis, prima della sua redenzione quantomeno. Tra le commedie cupe ci starebbe altrettanto bene, perché una vena di cinismo dissacrante e black humor attraversa tutto lo show, caratterizzando i personaggi, le ambientazioni, i dialoghi, le situazioni. Ma è anche una serie tv fantascientifica, perché la componente surreale prende il sopravvento, marchiando il prodotto e mescolando i generi, accentuando i contrasti e le antinomie all’interno della trama e nella scrittura dei suoi personaggi.
È una serie tv natalizia, almeno quanto il Babbo Bastardo di Billy Bob Thornton è un film di Natale.
Non si respira l’atmosfera delle feste, sebbene le vicende siano ambientate in una New York addobbata e piena di lucine. Non si tratta di un classico del Natale, Happy! è tante cose, ma di sicuro non la fiaba bella da guardare con la famiglia durante le feste. Profondamente immorale, irriverente, sfacciata, la serie di Grant Morrison e Brian Taylor ribalta i canoni estetici delle storie natalizie. Babbo Natale è un pazzo che rapisce i bambini e minaccia di distruggerne i sogni. Non ci sono slitte, non ci sono renne, non c’è aria di redenzione né di salvezza: nessuno si salva in Happy!, anche se una piccola fiammella di speranza resta accesa fino alla fine. La magia del Natale si tinge di surrealismo ed è sporcata da una lista di personaggi depravati e viziosi, che accompagnano il protagonista e gli mettono il bastone tra le ruote: ci sono poliziotti corrotti, avanzi di galera, malavitosi e criminali svitati. Ciascuno di loro imbratta il clima delle feste con comportamenti volgari e dissoluti e si rende protagonista di una corsa contro il tempo manovrata da menti malate e completamente fuori di testa. Personaggi orribili, surreali, maniaci e depravati, che devono essere smascherati e acciuffati da un ex poliziotto alcolizzato e diventato assassino a pagamento.
Nick Sax è appunto l’antieroe di questa anti-fiaba natalizia.
Disincantato, arrogante e sprezzante, Nick Sax (interpretato da Christopher Meloni) è un ex poliziotto burbero e sboccato, precipitato sul fondo dopo una brillante carriera nella polizia, rovinata da una serie di vicende che la prima stagione di Happy! tenta di ripercorrere, tra flashback, epifanie e riferimenti al passato. Nick è il poliziotto fallito che ha ripiegato sull’alcol e sulla droga dopo aver gettato al macero la propria reputazione. È uno che ha faticato parecchio per aggiudicarsi un posto a sedere dalla parte dei buoni, ma poi quegli stessi buoni l’hanno estromesso rivelandosi i peggiori farabutti in circolazione. Così le illusioni di Nick si sono disintegrate contro la dura scorza di una realtà corrotta e amorale, che lascia prevalere i furbi e gli arroganti. Happy! è perciò anche la storia di un uomo fallito che barcolla tra i vicoli a luci spente della Grande Mela a caccia della giusta dose di perdizione per dimenticare e archiviare il passato e i suoi dolori. È un uomo perso, Nick Sax, che non trova più ragioni per redimersi e ripulirsi la coscienza e allora si mette al soldo di gentaglia che lo sfrutta giusto il tempo necessario per portare a termine compiti poco onorevoli. Poi, però, uno strano personaggio entra nella vita di Sax. Proprio quando iniziamo a pensare che Happy! sia solo un’altra storia di violenza, sangue, parolacce e spari, ecco sbucare un peluche di unicorno con la vocina stridula e gli occhi dolci. Happy – questo è il nome del pupazzo volante – è l’amico immaginario di Hailey, quella che si scoprirà essere la figlia di Sax. Il piccolo unicorno è lo zucchero a velo su un miscuglio amarognolo e indigesto. È una dose di soporifero antidolorifico dopo una carrellata di botte prese e calci alle costole. Spicca subito sul contesto, anche visivamente. È disegnato con colori accesi, come fosse un personaggio tirato fuori da un cartone animato per bambini.
Happy è la controparte buona dell’universo corrotto e sporco della serie, quella piccola componente gentile che lascia accesa la speranza di una realtà migliore.
La strana coppia Sax-amico immaginario di Hailey è una delle più assurde e deliranti che si siano mai viste. Il pupazzo parlante rappresenta la possibilità di redenzione di Nick, la speranza di poter essere ancora una persona migliore. Nonostante i toni hard boiled della serie, Happy! è anche fiducia e sogno, i binari su cui cammina la fantasia. Che non è solo quella dei bambini, ma può essere anche quella degli adulti dalla pellaccia dura come Nick. Tra cazzotti, sparatorie, inseguimenti e morte, i due personaggi principali di Happy! cercano di venire a capo del mistero che ruota attorno alla sparizione dei bambini per mano di un conturbante Babbo Natale completamente folle. È una serie tv sconsigliata ai deboli di stomaco. I particolari truculenti fanno parte del racconto, che è scabroso, raccapricciante, cupo e sarcastico. L’ironia di Nick Sax e la sua strana alchimia con l’amichetto immaginario sono il punto forte dello show, che non ha avuto questa grande risonanza mediatica ed è passato un po’ inosservato, ma che è uno dei titoli più assurdi che potete trovare attualmente su Netflix. Ci sono due stagioni in totale di Happy!, la prima ambientata a Natale, la seconda a Pasqua, con tanto di coniglietti e uova pasquali a fare da contorno alla scenografia. Le feste diventano perciò l’occasione per costruire una storia allucinata e offuscata, da guardare necessariamente con uno sguardo del tutto nuovo.