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Harlem 2 – La Recensione della seconda stagione della Serie Tv targata Prime Video

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Attenzione: evita la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla seconda stagione di Harlem

Il 25 febbraio 2023 escono su Amazon Prime Video le ultime due puntate della seconda stagione di Harlem, tornata a far parlare dei suoi intrighi e delle sue storie legate a quattro donne newyorkesi alle prese con amore e carriera: si, ci ricorda qualcosa. Se, infatti, nella prima stagione si era già parlato dell’associazione con Sex and the City, con la seconda la propensione a quel tipo di serie viene sicuramente confermata, senza che questo sia un punto a suo sfavore. Harlem pare essere un omaggio alla famosa serie culto con Sarah Jessica Parker e ne rappresenta una rilettura in chiave afroamericana, meno altolocata. Di sicuro in comune hanno un forte legame con la città che in Harlem viene, se possibile, ancora più accentuato grazie al senso di appartenenza che le protagoniste dimostrano di avere con il proprio quartiere, oltre che con New York in generale. Insomma, Harlem deve sicuramente qualcosa a Sex and the City ma allo stesso tempo riesce a ritagliarsi il suo spazio in modo originale e fresco, che conquista grazie alla sua spontaneità. Il presupposto di Harlem parte dal racconto delle vite di Camille, professoressa di antropologia alla Columbia, Tye, informatica e proprietaria di un’app di incontri per persone queer afroamericane, Quinn, stilista alle prese con la sua attività, e Angie, attrice in continuo divenire. Nella prima stagione ci eravamo lasciati con con Camille che rovina le nozze di Ian, suo grande amore, con Tye alle prese con un divorzio inaspettato e con Angie e Quinn in apparente crescita, l’una con la sua carriera, l’altra con la sua vita amorosa e sessuale.

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La seconda stagione di Harlem si apre con un presupposto piuttosto chiaro: tutto è cambiato ma nulla sembra diverso. Le quattro amiche si ritrovano esattamente nello stesso bar di sempre, ad affrontare i loro problemi con un misto di serietà, rassegnazione e ironia. La forza di Harlem è soprattutto questa: il modo in cui i vari temi vengono affrontati, con spigliatezza e spontaneità senza mai tralasciare la giusta serietà e complessità che ci permettono di afferrare la vera morale. Il rapporto che le protagoniste hanno tra loro è il tipico rapporto idilliaco che tutti sogniamo di avere con i nostri cari e che spesso non esiste. È infatti un rapporto molto stretto, quasi viscerale, che comporta molti drammi e molte sorprese. Senza dubbio è un tipo di relazione piuttosto costruita, volta a farci sognare un mondo in cui i rapporti umani non siano complessi. Il paradosso è che Camille insegna antropologia del sesso e dell’amore e spesso non sa come comportarsi nella sua vita quotidiana. È ovviamente questo uno degli espedienti che nella prima e ancora di più nella seconda stagione, vengono utilizzati per la narrazione della sua vita e delle sue amiche. Nella seconda stagione Harlem sembra sognare ancora più in grande, chiudendosi con una intera puntata dedicata alla gioia: alla gioia di saper amare, alla gioia di saper stare nel mondo, alla gioia di avere delle amiche preziose e soprattutto alla gioia di realizzarsi in quanto donne, in quanto esseri umani.

Ma veniamo a noi. Nella seconda stagione Camille non subisce grandi variazioni. Continua a lottare col suo amore per Ian, arrivando a lasciare Jameson (tipico esempio di uomo perfetto ma troppo buono per risultare abbastanza attraente). Impossibile non pensare al triangolo amoroso Carrie-Big- Aidan. In Harlem la questione gira intorno al tradimento, all’incapacità di opporsi al primo amore, alla novità di un nuovo partner. Insomma, Camille ci ricorda Carrie ma forse con più consapevolezza dei propri errori e con la capacità di saperlo ammettere. Camille sa di sbagliare, ma sbaglia col cuore e si arrende a quest’ultimo. Si arrende di nuovo a Ian, si arrende nuovamente ad un’idea di amore piuttosto che all’amore in sé. Fino ad arrivare ad arrendersi semplicemente a sé stessa, comprendendo che il suo desiderio di maternità è solo una protezione. Perché nella seconda stagione di Harlem si parla anche di maternità e se ne parla in più sfaccettature. Per Camille la maternità diventa una forzatura, qualcosa che è per lei molto difficile da raggiungere (scoprirà di non poter avere figli), così difficile da risultare superfluo. Camille scopre infatti che non è un suo desiderio e la notizia di non avere figli non la sconvolge più di tanto. Quello che la smuove davvero è la difficoltà di doverne parlare con Ian, il quale invece desidera fortemente una famiglia. Si potrebbe dire molto sul tema della maternità e su come spesso le donne siano costrette a fare i conti con qualcosa di imposto dalla società, prima ancora che dal loro senso critico. Harlem, senza molti giri di parole, ce lo racconta attraverso la vita di Camille, piena di gratificazioni lavorative che semplicemente bastano per quello che sono.

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Al contempo Quinn ci insegna l’amore, finalmente nella seconda stagione esce fuori la vera Quinn: insicura, maldestra, innamorata dell’amore e piuttosto fragile. E la sua fragilità la esporrà a varie occasioni di rivalsa che la porteranno ad esplorare il suo corpo, la sua sessualità e anche la sua stessa persona. La sesta puntata è un piccolo gioiello dal punto di vista narrativo. Per la prima volta vediamo le quattro donne affrontare la giornata in modo completamente separato l’una dall’altra, per poi ritrovarsi solo nel finale (o almeno tre di loro) per una giusta causa: la depressione di Quinn. In merito al tema della depressione Harlem riesce a convincere, affrontando il tema tanto complesso in modo molto semplice. Mostrando, cioè, semplicemente ciò che è, senza fronzoli e senza sovrastrutture. E regalandoci una Quinn finalmente vera. La depressione di Quinn non è, infatti, legata alla delusione amorosa, all’occasione svanita di carriera, all’espressione anaffettiva della madre, o almeno non è solo questo. Esce fuori soprattutto durante la parata, quando Quinn sembra divertirsi, quando da fuori sembra vada tutto alla grande. La depressione di Quinn è un male atavico, che non ti spiega perché insorge, non chiede permesso, non ti dà giustificazioni. Entra e basta, e fa malissimo. Le sue amiche non se ne rendono conto e lei non vuole far sì che succeda, ma alla fine cede sotto il peso del macigno che si porta dietro e trova conforto nel suo posto sicuro: tra le braccia delle sue alleate. Il cerchio si chiuderà su una fantastica presa di coscienza da parte di Quinn. Finalmente comprende quanto sia importante stare prima bene con sé stessi e poi con gli altri e finalmente si concede una cena tutta per sé, nel suo luogo da favola, con la sua persona preferita: sé stessa.

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Il vero cambiamento lo vediamo in Angie, che solitamente ci ricordava la Samantha della situazione. Spensierata, carnale, passionale. Nella seconda stagione conosciamo una Angie molto simile a quella che eravamo abituati a vedere ma allo stesso tempo molto diversa. Trova l’amore e si accorge di essersi innamorata sul serio di Michael, che la riempie di attenzioni e sembra essere l’uomo giusto per lei. Ma Angie rimane molto fedele a sé stessa, e questo la rende il miglior personaggio di Harlem. Non si tradisce, rimane vera, esplicita, entusiasta. Semplicemente volge la sua energia verso una sola persona e non più su persone diverse. Dalla seconda stagione esce fuori una Angie davvero appassionata della vita e, in quest’ottica, sembra essere l’unica ad aver davvero afferrato il tema finale della gioia. Sembra prendere la stessa strada anche Tye, che subisce però una variazione molto repentina e che non riesce in questa stagione ad inquadrarsi davvero. Tye è forse il personaggio che meno riusciamo a comprendere: se da una parte sembra voler abbandonare i rapporti casuali per comprendere cosa sia l’intimità, dall’altra la vediamo annoiata da una vita simile che non le sta bene addosso. Come se non bastasse, proprio mentre speravamo in una risoluzione grazie ad Aimee, scopriamo che quest’ultima è la madre di Zoe, avventura di una notte di Tye. L’unica speranza che abbiamo in merito al futuro di Tye è sul finale, quando scopriamo che una di loro è incinta ma (ovviamente) non sappiamo chi. La terza stagione pare confermata e le nostre aspettative, a conclusione di questa seconda stagione, sono tutte su Tye. Sperando che Harlem si confermi per quello che è: un’ottima serie tv sul tema dell’amore, dell’amicizia e della realizzazione. E anche un po’ sull’emancipazione femminile, tema che non si tratterà mai abbastanza e di cui non ci stancheremo mai di saperne di più.