Poco più di trent’anni fa, durante un viaggio in treno, una scrittrice britannica semi sconosciuta creava con un guizzo geniale quella che sarebbe poi diventata una delle saghe per ragazzi fantasy più famose di tutti i tempi. Le straordinarie avventure del maghetto con gli occhiali nate dalla mente di J.K. Rowling fanno parte di quelle opere di finzione che hanno già lasciato, e lasceranno in futuro, un seguito quasi impossibile da quantificare. E, come spesso accade, dal successo nasce altro successo: per tutti il primo decennio del ventunesimo secolo otto lungometraggi basati sull’intera saga hanno tenuto compagnia a milioni di fan sfegatati che non aspettavano altro se non poter vedere le meraviglie di cui avevano letto solo trasposte sullo schermo. Adesso, ad oltre dieci anni di distanza, potrebbe accadere un’altra magia: la piattaforma di HBO ha confermato la produzione di una serie tv che dovrebbe seguire fedelmente i sette libri della saga di Harry Potter come mai visto prima. Rimane solo da chiedersi: siamo davanti ad un disastro annunciato o un possibile capolavoro? Io non lo so, ma la verità è che la serie dedicata a Harry Potter mi fa una paura matta. Ma allo stesso tempo sono carichissima.
Partiamo da un presupposto confortante: HBO, se ci si mette d’impegno, è in grado di portare in scena dei veri capolavori. Stiamo parlando dopotutto della produzione che sta dietro a prodotti come Chernobyl, House of the Dragon, The Last of Us, Euphoria; tutte serie tv considerate dalla maggioranza del pubblico e della critica di alto livello. Sappiamo anche, però, che l’aspettativa di qualità non è sinonimo della qualità stessa, e la verità è che quando si tratta di Harry Potter (o più genericamente dei fantasy) sembra spesso di giocare una partita di scacchi con la benda sugli occhi. Ancora meglio, una sfida di tiro con l’arco: si tira a casaccio sperando di colpire il bersaglio. E troppe, troppe volte la freccia non è riuscita a centrarlo.
Basti pensare a tutte le serie tv basate su saghe o romanzi fantasy che avremmo voluto vedere sullo schermo, prodotti che o non si sono ancora mai visti o hanno finito per diventare un grosso buco nell’acqua (si, Shadowhunters, parlo con te). Se è vero che il fantasy è un genere difficile da trasporre (servono grosse produzioni, budget immensi, voglia di mettersi alla prova con l’altissima possibilità di scontentare qualcuno), le eccezioni ben riuscite sono davvero poche. La trasposizione cinematografica di Peter Jackson basate sulla saga de Il signore degli anelli ne è un esempio: una buona produzione, attenzione ai dettagli e soprattutto una quasi perfetta attinenza ai romanzi di riferimento. Anche perché una delle cose che fa arricciare più il naso ai mangiatori di libri è quando una serie o un film si allontana drasticamente dall’opera che vuole trasporre; spoiler: non funziona (quasi) mai.
La saga cinematografica di Harry Potter, per prima, non è esente da critiche. Sebbene fosse a dir poco complesso trasporre sullo schermo una delle saghe più poliedriche, variegate, intricate e complesse del genere fantasy più recente, i fan più accaniti ancora non perdonano alla produzione diversi passi falsi. Davanti a tutti, la semplificazione (tante volte assolutamente necessaria) operata nel confronto di romanzi che hanno fatto dei minuscoli dettagli, i sottotesti e i meravigliosi significati nascosti i loro punti di forza.
Ed è proprio che potrebbe arrivare a gamba tesa la serie di HBO e riuscire dove i film non sono potuti arrivare: dare spazio alle piccolezze, i punti di luce e d’ombra che hanno reso i libri della Rowling i capolavori che sono. Che ve lo dico a fare, di materiale ce n’è a bizzeffe: dalle vicende ambientate durante la giovinezza dei Malandrini alla storia personale di Severus Piton, da un insight doveroso alla vita di Voldemort ad un possibile approfondimento sulla storia che riguarda i quattro fondatori di Hogwarts, Harry Potter pullula di spunti interessanti. Se poi la serie dovesse effettivamente basarsi sui sette libri della saga, le diramazioni sono altrettanto piene di potenziale (forse fin troppo). Finalmente, verrebbe dato il giusto spazio a tutto ciò che, per esigenze di produzione e adattamento, è stato tagliato o bruscamente semplificato nelle pellicole cinematografiche. Personaggi solo accennati o addirittura mai comparsi (Ludo Bagman, Winky, Barty Crouch Jr), storie piene di meraviglia trascurate ingiustamente (l’amore tra Tonks e Lupin, il sentimento profondo e bellissimo che unisce Harry a Ginny) o semplicemente i significati base di tutta la storia che inevitabilmente finiscono per modificarsi o semplificarsi su uno schermo.
Se provaste a chiedere a chi ha visto solo i film di Harry Potter il motivo profondo e fondamentale per il quale Harry alla fine riesce a sconfiggere Voldemort, probabilmente non vi saprebbe rispondere. Questo perché c’è quasi sempre uno scarto, una crepa che allontana la magia del libro da quella del film. Magia che è difficile recuperare.
Difficile ma non impossibile. Ecco perché, nonostante tutto, la serie sarà aspettata con il cuore in gola e gli occhi che brillano. La passione c’è, non se n’è mai andata, me le aspettative sono alte e il rischio lo è ancora di più. Non ci resta che aspettare, vedere e pregare che gli sceneggiatori decidano di fare quello che fece la crew di scrittori ai tempi de Il signore degli anelli: la compagnia dell’anello: onorare una storia per la storia in sé, niente di più e niente di meno. Non solo Harry Potter: la letteratura è piena di fantasy meravigliosi che non aspettano altro che essere posti su un tavolo, smembrati e ricomposti insieme per creare qualcosa di sublime. E’ vero che non basta solo volerlo, ma da qualche parte si dovrà pur partire.
Dopotutto, il Silente dei film qualcosa di importante ce l’ha insegnato: la scrittura è davvero la più alta forma di magia. In grado sia di procurare dolore che di alleviarlo.