Il seguente articolo contiene spoiler di Hawkeye.
Il 2021 nel mondo delle serie tv ha avuto svariati protagonisti, dai successi di The Crown e Ted Lasso agli arrivi inaspettati come Squid Game. Quest’annata ha ripreso a far funzionare l’industria alla grande dopo il dovuto rallentamento dello scorso anno e, probabilmente, verrà ricordata come la rinascita di essa. Eppure in questi dodici mesi vi è stato uno tsunami al cui passaggio qualsiasi altro prodotto si è messo di lato: il Marvel Cinematic Universe è arrivato sul piccolo schermo. Non parliamo più solo dell’arrivo dei film della saga su Disney+, ma della nascita di una corrente di serie tv ambientate in quest’universo narrativo. E, ufficialmente, canoniche in tutto e per tutto.
Abbiamo già elogiato questo movimento e prodotti come WandaVision, The Falcon and the Winter Soldier, Loki e What If…? nel corso dei mesi, quattro delle cinque serie televisive di casa Marvel. Le quattro più attese, con al centro personaggi o dinamiche amati da gran parte dei fan della saga. Serie tv che, tra alti e bassi, abbiamo apprezzato o per le quali abbiamo ancora speranza per il futuro. Eppure in questo grande movimento secondo alcuni mancava quel prodotto senza sbavature. Ma se ci aveste detto un anno fa che quello sarebbe stato Hawkeye, non sappiamo se vi avremmo creduto così facilmente.
Eppure sbagliavamo, Hawkeye ci ha fatto ricredere
È ironico che in un universo pieno di poteri sovrannaturali e pericoli multiversali, un uomo dotato di arco e frecce e la sua più grande fan abbiano avuto questa presa sul pubblico. Però ha senso e più pensiamo alla serie, più ci sentiamo soddisfatti. A differenza delle altre serie che promettevano momenti incredibili o cambiamenti epocali, Hawkeye è arrivata su Disney+ in pieno periodo natalizio per accompagnare i fan in queste settimane. Tutto ciò che prometteva di mostrarci era il rapporto tra due personaggi e possiamo ritenerci ben più che soddisfatti.
Clint Barton e Kate Bishop sono un po’ la classica strana coppia di collaboratori che abbiamo sempre visto al cinema. Uno dei due è grande fan dell’altro e vuole seguire le sue orme, l’altro vuole impedirglielo per non far passare rischi a qualcuno di inesperto. Non stiamo parlando della più innovativa delle situazioni, eppure la dolcezza e l’umanità dei protagonisti della serie hanno reso il tutto interessante. Clint ha un sacco di motivi per tenere lontano Kate: si sente arrivato, non sa cosa lo aspetta nel suo futuro, ha un passato che lo perseguita per le sue azioni e ha paura di farle fare la stessa fine di Natasha.
È un uomo in un mondo di supereroi e la serie ce lo ricorda sempre
Non ha superpoteri esattamente come non li ha Kate e se persone ben più addestrate di lei sono costantemente in pericolo, per lei i rischi aumentano in modo esponenziale. Eppure la ragazza vede in Clint molto più di un semplice uomo. Vede un eroe più grande di tutti quei supereroi dotati di sieri, armature o poteri sovrannaturali. Nella battaglia di New York, Clint era lì ed ha salvato la vita ad una giovane Kate regalandole la speranza di poter aiutare il prossimo. La ragazza è cresciuta con un idolo e un ideale, eppure quando lo dice a Barton lui non si rivede in nessuno dei due. Non per cattiveria o per accidia, ma la morte di Natasha e le sue azioni come Ronin lo fanno sentire un’arma o una persona inutile. È rotto nell’animo e l’interpretazione di Jeremy Renner, alla costante ricerca di un silenzio che fa più rumore del resto del mondo, trasporta questo malessere in scena.
Quello della Bishop, però, non è un capriccio. Per quanto sembri la più esagitata delle fan è consapevole di quello a cui sta andando contro ed è molto più matura di quanto Clint o i fan possano aspettarsi. Abbastanza matura da ricredersi su Jack quando scopre la verità e soprattutto da non demordere quando Barton si chiude in sé stesso tra dolore mentale e dolori fisici. Anche perché la serie gira attorno al tema del Natale e ci viene ricordato in modo molto intelligente. Non è un prodotto smielato, ma ha quella giusta dose di amore verso le altre persone e desiderio di fare del bene tale da renderla adatta al contorno innevato e pieno di luci.
L’unica cosa che manca nella serie è la discontinuità
Il più grande difetto di tutte le altre serie MCU, che alternavano momenti di qualità eccelsa ed errori talmente gravi da far mettere le mani nei capelli agli spettatori. Hawkeye prende una strada diversa, decidendo di tirare la corda abbastanza da tendere l’arco, ma sapendo quando fermarsi per centrare il bersaglio e non rischiare per forza di fare di più. Anche il cast di personaggi secondari funziona alla grande, come la madre di Kate che pian piano rivela la sua vera natura o il gruppo di LARPers che ha il suo piccolo arco narrativo. Tutti loro hanno un ruolo marginale che non promette mai strade che non verranno percorse. Le piccole trame aperte dalla serie vengono tutte concluse nella sua durata, con una corsa contro il tempo per concludere tutto prima del giorno di Natale.
Con questo non vogliamo dire che Hawkeye non abbia tracciato la linea per percorsi futuri, anzi. L’introduzione di Kingpin e Echo, che rivedremo sicuramente nella serie tv dedicata a quest’ultima è solo all’inizio. Ma viene lasciata in sospeso in modo tale da rimanere in bilico tra chiusura e continuazione futura. Un po’ come il ritorno di Yelena Belova, sorella della Vedova Nera che arriva finalmente a confrontarsi con Barton. Anche qui si conclude parte del suo personaggio, che comprende come le azioni dell’uomo non abbiano ucciso Natasha. Tra i due lo scontro si conclude con un segno di rispetto reciproco e verso la donna che entrambi amavano così tanto. Eppure siamo sicuri di rivedere in futuro il personaggio di Florence Pugh, con lei siamo solo all’inizio.
Anche perché in Hawkeye non vi è alcun passaggio di testimone.
Sappiamo tutti come Captain America lo avesse fatto con Falcon e Natasha abbia lasciato il ruolo a Yelena, ma inaspettatamente per Clint il percorso da Avengers non si è concluso. L’uomo continuerà a ricoprire il suo ruolo, questa volta affiancato da Kate, la quale ha ancora molto da imparare lavorando sul campo. Questa serie è riuscita ad aprirsi e chiudersi in modo chiaro e soddisfacente, raccontando una storia fine a se stessa con piccoli indizi verso il futuro. Senza voler strafare, la Marvel ha ancora una volta dimostrato maggior sicurezza lavorando con i rapporti umani piuttosto che le varie dimensioni o le sottotrame estremamente complicate.
Dubitiamo fortemente questo sia un cambio di rotta per i Marvel Studios, ormai aperti a giocare sempre più in grande, ma non ci dispiacerebbe affatto vivere di tanto in tanto questi prodotti più umani e vicini a noi. È da sempre una prerogativa dei supereroi Marvel, rispetto a quelli della DC, quella di essere più vicini all’uomo comune. Vicini alle sue difficoltà e insicurezze, ai problemi giornalieri e alle scelte da prendere per i propri cari. L’MCU non deve dimenticarsi di questo grande vantaggio emotivo e deve ignorare chi ritiene prodotti come questo “vuoti” o “senza nulla al suo interno”. L’esplorazione umana e del carattere di chi combatte quelle battaglie sono i motivi principali per cui arriviamo ad amare e piangere quei supereroi. Hawkeye ce lo ha ricordato e, forse, ci ha preparato a farlo di nuovo in futuro.