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Hazbin Hotel – La Recensione: colorata, “esagerata” e cantata, come piace a Prime Video

Hazbin Hotel
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“Siamo troppi all’Inferno e questo lo so. Qui non c’è alcun ritegno, così non si può. Ma c’è ancora speranza, li rieducherò. Al mio Hazbin Hotel.”

– Charlie Stella del Mattino

Un caleidoscopio di personaggi bizzarri e scene sanguinolente, il tutto accompagnato da siparietti musicali orecchiabili. Anche se è possibile riassumere Hazbin Hotel con queste semplici frasi, rimane pur vero che lo show è molto più di quello sembra. Certo non siamo di fronte a un prodotto rivoluzionario o di qualità ineccepibile, ma quanti prodotti lo sono ormai nel 2024? Non si può certo negare che lo stato della televisione contemporanea sia arrivato a un impasse dal quale servirà del tempo per uscire.

Sta di fatto che, pur all’interno di questo panorama seriale a tratti grigio, Hazbin Hotel sbuca fuori in maniera sfavillante e accattivante. Una scommessa, quella di Amazon Prime Video, che spera forse così di trovare la sua personale Rick & Morty (in arrivo su Netflix con la settima stagione). E se i risultati non sono esattamente gli stessi, Hazbin Hotel rimane comunque un piccolo successo, riuscendo a trascinarci all’Inferno e in hype per una prossima stagione.

La serie animata si apre con un prologo narrato dalla protagonista, che spiega le origini del mondo e la lotta millenaria tra il bene e il male. Da un lato vediamo così il Paradiso illuminato da una luce candida di perfezione immutabile e rettitudine, dall’altro l’Inferno creato per punire i peccatori e con loro i sogni di libero arbitrio di Lilith, prima moglie di Adamo, e l’ex serafino Lucifero. Dalla caduta di Lucifero, però, il Paradiso ha deciso di prendere una decisione brutale per impedire ai numeri di peccatori di crescere in maniera esponenziale. Così, ogni anno, un gruppo di angeli scende negli inferi per sterminare quanti più dannati possibili.

Charlie Stella del Mattino, principessa dell’Inferno, sogna di poter salvare il suo popolo costruendo un hotel. L’Hazbin Hotel del titolo. Qui, almeno secondo l’entusiastica Charlie, tutti i dannati possono seguire un percorso di riabilitazione e redenzione che permetta loro di ascendere in Paradiso e salvarsi così dall’annuale sterminio.

ATTENZIONE! Se non avete visto Hazbin Hotel vi consigliamo di non proseguire con la lettura.

Hazbin Hotel
Charlie Stella del Mattino

Un sogno ingenuo e altruista, quello di Charlie, rappresenta dunque il fulcro delle vicende di Hazbin Hotel.

Una commedia musicale, prodotta da A24, che ci catapulta senza tante storie in un Inferno che non ha nulla di dantesco ma ricorda più un folle incubo di Hieronymus Bosch. Qui il parlare in rima è ormai storia vecchia, siamo di fronte a peccatori 2.0 invischiati fino al collo nella loro stessa perdizione e incapaci di immaginare una non-vita diversa. Ma Charlie, proprio come il suo papà, desidera per il suo popolo una seconda possibilità, convinta nel suo cuore che l’Inferno possa davvero essere migliorato e con lui le anime di chi lo abitano. In questo guazzabuglio di cannibali, predatori sessuali, assassini e ludopatici, Charlie brilla, come vuole il suo cognome, portando una luce di speranza e ottimismo.

Al suo fianco, un gruppo di personaggi accattivanti come la fidanzata Vaggie e il pornoattore Angel Dust. Su tutti spicca però lui, Alastor, il demone della radio e uno dei più spietati Signori Supremi in circolazione. Fin da subito è questo personaggio a conquistarci con il suo sogghigno spaventoso e un misto di fascino crudele e spietata ambizione. Regala a Charlie l’Hazbin Hotel aiutandola prima ad aprirlo e poi a difenderlo dall’esercito angelico ma non certo per una qualche forma di bontà d’animo. Come ci tiene lui stesso a precisare in una canzone.

Il piano di Alastor è di quelli a lungo termine e, ancora, alquanto misterioso ma noi sentiamo puzza di big bad wolf da serie tv.

“Se pensano che sarei morto da eroe, mi dispiace ma no, sono tutte bugie. Io bramo soltanto la mia libertà dal contratto che storpia la mia volontà. E quando le ali io dispiegherò, finalmente il mondo piegherò.”

– Alastor
https://youtu.be/_3jdwOue7Uc?si=m0jE7vUWDiI4p7RS

Oltre ai personaggi sopra le righe, uno dei grandi punti di forza della serie tv è sicuramente la sua animazione. Pur prendendo esempio da altre cugine che abbandono con scene truculente, sangue a profusione e volgarità varie ed eventuali, il cartone per adulti di Amazon Prime Video presenta anche una peculiarità tutta sua. I colori sgargianti virano, per lo più, tra sfumature di bianco, rosso e nero caratterizzando così scenari e personaggi. Il rosso richiama giustamente l’essenza stessa dell’Inferno, al quale si accosta, per contrasto, il bianco virgineo delle carnagioni di certi personaggi. Un bianco che ritorna, poi, prepotentemente (insieme al giallo) nel raffigurare il Paradiso e i suoi angeli. Insomma esiste uno schema colori ben preciso e niente affatto banale che fa da cornice a questa serie tv animata corale, caotica ed esagerata.

All’inizio di questa recensione abbiamo parlato di commedia musicale, e quindi come possiamo non menzionare il terzo e ultimo asso nella manica della serie?

Mentre tutto attorno è il caos, Charlie e tutti gli altri trovano anche il tempo di intrattenersi in piccoli numeri musicali. Al contrario dei musical veri e propri, però, qui tutti sono consapevoli di ciò che sta accadendo, tanto che il siparietto musicale viene ricercato più e più volte, anche per esprimere al meglio i propri sentimenti. Non è Glee, non è High School Musical. Le canzoni originalissime di Hazbin Hotel diventano l’espediente perfetto per raccontare il passato dei nostri protagonisti ed entrare nella loro testa e nel loro cuore. Dalla genuina speranza di Charlie al senso di colpa di Veggie, dalle ambizioni di Alastor alla disperazione di Angel. Ognuno di questi personaggi ha qualcosa da dire e decide di farlo in musica, con buona pace di chi odia il genere.

Hazbin Hotel
Hazbin Hotel

Non siamo di fronte a una serie tv esente da problemi. I primi tre episodi ci immergono forse troppo a rilento nella storia, che inizia davvero a funzionare solo più tardi. Il personaggio di Charlie manca di sfumature, con la sua perpetua gaiezza e innocenza. Stesso discorso anche per altri personaggi che non risultano davvero costruiti a 360 gradi. D’altro canto, ci sono colpi di scena intriganti e tematiche interessanti che vengono approfondite una volta che la trama procede spedita. Tra i momenti più alti c’è senza dubbio il viaggio di Charlie e Veggie in Paradiso dove il vaso di Pandora viene scoperchiato dall’una e dall’altra parte.

Questa infernale baraonda rimane quindi in bilico tra novità e già visto, nel tentativo di creare qualcosa di davvero diverso ma senza riuscirci fino in fondo.

La volgarità e il caos, a tratti, sono portati così all’estremo da perdere il mordente. Come se Hazbin Hotel cercasse disperatamente di atteggiarsi da serie tv vietata ai minori, ma scadesse poi in luoghi comuni e scenette ripetute e scopiazzate. C’è bisogno di una seconda stagione per capire davvero l’essenza dello show. Ai posteri dunque l’ardua sentenza. Finora siamo indubbiamente di fronte a un prodotto fresco, colorato, irriverente. Un prodotto che non disdegna neppure qualche critica sociale sparsa qua e là. Si ride sotto i baffi e, c’è da dire, ci si emoziona addirittura.