Dopo una lunga attesa, Heartstopper 3 ha fatto il suo debutto su Netflix questo 3 ottobre. L’attesa sarà valsa la pena?
Heartstopper è una serie che, fin dal suo debutto, ha conquistato il cuore degli spettatori grazie al suo approccio tenero e delicato nei confronti dell’amore adolescenziale (qui trovate la recensione della prima stagione), in tutte le sue forme e colori, dell’identità sessuale e delle difficoltà legate alla crescita. Tratta dall’omonimo webcomic, poi graphic novel di Alice Oseman, che riveste anche il ruolo di showrunner, La serie tv di Heartstopper ha trasposto con cura e autenticità il mondo tenero e colorato ideato dall’autrice.
Stiamo parlando di una serie che ha fatto e sta continuando a fare tanto, costruendo, con il suo tono ottimista e gentile, uno spazio sicuro per la rappresentazione di storie queer, che diventano universali. In netto contrasto con altre produzioni che vedono al centro i lati più oscuri dell’adolescenza, come Euphoria (una serie che ti fa a pezzi) o 13 Reasons Why, Heartstopper ha da sempre celebrato la gioia e la bellezza della crescita con grande sensibilità, senza tuttavia ometterne le difficoltà. La terza stagione sarà riuscita a mantenere l’alto livello dei primi due capitoli della serie Netflix oppure no?
Per scoprirlo, vi lasciamo alla nostra recensione con spoiler di Heartstopper 3, disponibile solo su Netflix. E occhio agli spoiler!
C’è poco da girarci attorno: dire che abbiamo adorato questa terza stagione è dire poco. Chi temeva un crollo o di trovare ripetitività, dovrà infatti ricredersi. Questo perché Heartstopper 3 cresce, così come stanno crescendo i suoi personaggi, e si fa più matura, senza per questo perdere il suo inconfondibile stile dai colori pastello.
Ma andiamo con ordine e vediamo quali sono i punti forti della stagione.
Heartstopper 3 parte piano con delicatezza, con i primi ti amo e la gioia di stare insieme. Dopo il coming out di Nick (Kit Connor), non c’è più spazio per la paura di essere se stessi e tutto sembra filare liscio. Tuttavia, l’adolescenza è dura e tante sono le ombre che cercano di soffocare la felicità dei protagonisti. In questa terza stagione, anche se la relazione tra i protagonisti è ormai stabile, essa non è priva di difficoltà. Vi sono infatti dei mostri che albergano nei cuori e nella mente dei personaggi e che minacciano di oscurare tutto ciò che nella loro vita c’è di buono.
Il fulcro emotivo di questa stagione vede infatti al centro il tema della salute mentale e della sua tutela, tematiche che già erano state accennate nelle precedenti stagioni, ma che qui vengono messe con prepotenza al centro dell’attenzione, dipingendo con grande realismo situazioni in cui tantissimi giovani potrebbero ritrovarsi.
Il focus di Heartstopper 3 si indirizza infatti sicuramente sul disturbo alimentare e il disturbo ossessivo compulsivo di Charlie (Joe Locke), che soffre di anoressia nervosa. La serie non esita a mostrare quanto sia difficile per lui chiedere aiuto o ammettere che ha bisogno di supporto. Un tema che viene trattato con una rara sensibilità e che ci racconta con grande realismo come molti adolescenti lottino in silenzio con problemi di salute mentale senza sapere come aprirsi. Il disturbo alimentare di Charlie non viene mai ridotto a un semplice ostacolo narrativo, ma è esplorato con la giusta attenzione e rispetto, facendo emergere l’importanza del supporto e della comprensione nelle relazioni, tanto tra i pari, quanto tra i genitori.
Tuttavia, sono tante le problematiche su cui la serie pone l’accento, dal disturbo d’ansia di Tara, alle paure di Nick, fino alla solitudine di Isaac.
La serie affronta questi argomenti potenzialmente scottanti con rara delicatezza, evitando ogni forma di sensazionalismo, ma mostrando la sofferenza reale che questi ragazzi si ritrovano a vivere evitando al contempo soluzioni semplicistiche e banalizzanti. Nonostante la positività e l’ottimismo di fondo, Heartstopper ci ricorda infatti che non esistono soluzioni miracolose e istantanee. Non esistono rimedi che cancellino la sofferenza con uno schiocco di dita.
L’amore non è la cura, ma la luce che ci tiene la mano nell’oscurità, che ci tiene per mano e ci impedisce di cadere nel baratro.
L’amore non è mai visto come una soluzione magica, ma piuttosto come un percorso di crescita condivisa. Ciò che colpisce è come la serie riesca a rappresentare degli amori genuini, che devono superare difficoltà, senza tuttavia mai cadere nel melodramma. Sfide reali, ma che non corrompono mai i profondi legami che legano i protagonisti, sempre presentati come una forza positiva un rifugio sicuro dove è possibile crescere e guarire. La storia d’amore tra Nick e Charlie è profonda, vera, e mette in luce le forze e le debolezze di entrambi i personaggi: tra i due non vi è infatti uno squilibrio.
Uno degli aspetti più riusciti di Heartstopper 3 è infatti la sua capacità di far crescere i personaggi in modo realistico e coerente.
In questa terza stagione, vediamo come Nick e Charlie continuino a evolvere non solo come coppia, ma anche individualmente. Nick, che nella seconda stagione ha fatto il grande passo del coming out, deve ora affrontare le responsabilità che derivano dal voler essere un supporto costante per Charlie, mentre quest’ultimo si trova a dover affrontare i suoi demoni interiori.
Anche se Charlie sembra essere il personaggio messo più a dura prova dalla stagione, anche Nick rivela le proprie fragilità, rifuggendo così lo stilema del “salvatore”, e divenendo invece il perfetto compagno, non indistruttibile e con una soluzione per tutto, ma fragile e umano. Un personaggio che è pronto a fare di tutto per aiutare il proprio ragazzo, ma che sa di non poterlo salvare con le sue sole forze. Che non giudica, ma che prende per mano. Che a sua volta non finge di stare bene per mantenere una corazza. Charlie, viceversa, seppur in difficoltà, si rifiuta di essere una vittima e, anche se con fatica e non senza aiuti, decide di voler star meglio, dimostrando una grande forza di volontà.
Ma in Heartstopper 3 non ci sono solo Nick e Charlie.
Sulla scia delle precedenti stagioni, la serie continua a esplorare parallelamente anche altre relazioni, come quella tra Tao ed Elle, che si approcciano alla sessualità per la prima volta, o quella tra Tara e Darcy, che esplora il suo essere non-binary. Non dimentichiamoci il grande spazio che viene dato anche ad Isaac, che esplora la propria asessualità non senza sentirsi spesso solo e poco capito dagli amici. Anche in questa terza stagione, la serie si distingue per il modo naturale e privo di giudizi, offre ai giovani spettatori una vasta gamma di possibilità e modelli, ponendo al contempo all’attenzione tematiche forti ed attuali quali la transfobia. Il focus dedicato alla strumentalizzazione che Elle in quanto ragazza trans subisce nel corso di un’intervista che si sarebbe dovuta incentrare sull’arte colpisce nel profondo e ricalca scenari purtroppo fin troppo familiari.
Nonostante la profondità emotiva e la cura nella rappresentazione dei personaggi, uno dei difetti della terza stagione di Heartstopper è il ritmo della narrazione. In alcune parti, gli episodi sembrano rallentare troppo, dedicando molto tempo a momenti di introspezione o scene di dolcezza che, seppur emotivamente significative, possono apparire eccessivamente lente per alcuni spettatori. Tuttavia, per chi ha apprezzato lo stile delle prime due stagioni, questa lentezza non è necessariamente un difetto, ma piuttosto un’opportunità per immergersi completamente nel mondo emotivo dei personaggi.
La resa visiva e la colonna sonora di Heartstopper 3
Come nelle stagioni precedenti, la terza stagione di Heartstopper si distingue per la sua resa visiva accattivante. Gli effetti grafici in stile fumetto, che rappresentano visivamente le emozioni dei personaggi, continuano a essere un tratto distintivo della serie. Che si tratti di cuori che fluttuano nell’aria o di scintille che rappresentano un momento di connessione emotiva, questi dettagli visivi aggiungono una dimensione quasi magica alla narrazione.
Anche la fotografia dai toni pastello contribuisce a creare l’atmosfera sognante e rassicurante della serie. I colori tenui e caldi riflettono l’innocenza e la dolcezza delle emozioni che i personaggi vivono, rendendo ogni scena visivamente coinvolgente. Ma in Heartstopper 3 non c’è solo la magia. Il modo in cui i personaggi vengono circondati da un’aura scura ogni qualvolta si sentano schiacciati dal peso dell’ansia, dell’angoscia e dai propri disturbi mentali riesce a rendere benissimo il passaggio dei loro stati d’animo e il loro mondo interiore.
Scene rese toccanti dalle fantastiche performance del suo talentuoso giovane cast.
La colonna sonora di Heartstopper 3 è, d’altra parte, uno dei punti di forza di Heartstopper. Le canzoni, dall’indie al pop, scelte per sottolineare i momenti più emotivi, ma anche la quotidianità dei protagonisti arricchiscono ulteriormente le scene, amplificando le emozioni senza mai sovrastarle. La musica diventa un elemento narrativo a sé, capace di trasformare scene già potenti in momenti poetici e toccanti e di accompagnare perfettamente le atmosfere di una serie dalla grande identità.
Che dire, quindi? Heartstopper 3 si conferma all’altezza delle aspettative. Nonostante qualche rallentamento nel ritmo, la serie rimane una delle rappresentazioni più dolci e autentiche dell’adolescenza contemporanea, capace di toccare il cuore degli spettatori con delicatezza e profondità. Speriamo quindi che Netflix non faccia brutti scherzi e decida di rinnovare questa squisita serie tv, che non manca di sorprenderci di stagione in stagione. Cosa succederà ai protagonisti, che si approcciano alla scelta dell’università? La storia tra Nick e Charlie riuscirà a reggere il peso della distanza? Per chi cerca tenerezza e speranza, non senza introspezione e profondità emotiva, Heartstopper 3 è una scelta irrinunciabile.