CI sono tanti modi per raccontare una storia: tante sono le sfumature con cui si può scegliere di colorare l’infinita gamma di emozioni provate da una persona, soprattutto se si tratta di un adolescente che ancora non ha trovato il proprio posto nel mondo. E dopo tanti colori violenti, dopo tanta oscurità e tormento, a volte è bello poter contare sulla tranquillità e sulla tenerezza offerte da tinte color pastello. Questo per noi è stato Heartstopper, la nuova serie uscita da poche settimane su Netflix: un abbraccio caldo e accogliente, una tazza di tè bollente in un paesaggio invernale.
Heartstopper, tratta con estrema fedeltà dalle omonime graphic novel di Alice Oseman, oltre a essere stata una bellissima scoperta ci ha insegnato una grande lezione, una che forse avevamo dimenticato da troppo tempo: esistono tanti modi di fare un teen drama. Se anche negli ultimi tempi avevamo riscoperto il genere grazie a grandi successi come Sex Education e Non ho mai, Heartstopper riesce a distanziarsi da qualsiasi altro prodotto che vede adolescenti tra i protagonisti per il suo stile unico e spontaneo, caldo e capace di intenerire con una sola scena. In inglese, per descrivere un prodotto del genere, si utilizzerebbe l’aggettivo heartwarming, che può essere reso appieno nella nostra lingua solo con un’espressione come “capace di scaldare il cuore“.
Distante anni luce da serie oscure come Euphoria, che tratta tematiche pesanti come l’uso di sostanze, alcool e abusi, o volutamente trash come Riverdale, Heartstopper si caratterizza per il suo utopistico ottimismo, che fa sognare e che lascia lo spettatore di buon umore.
Ci troviamo in un liceo inglese: tutto per Charlie Spring, ragazzo timido e gentile con un passato di bullismo alle spalle, cambia quando conosce Nick Nelson, un giocatore di rugby dal cuore d’oro, di cui presto diviene buon amico. Ma Charlie non può evitare di innamorarsi di Nick, purtroppo risaputamente etero, con grande disappunto di Tao, Isaac e Elle, che vorrebbero proteggerlo da una grande delusione. Ciò che non sanno però è che il bel rugbista sta iniziando segretamente a provare qualcosa per il proprio amico, scoprendo lati di sé che non avrebbe creduto di avere e mettendo in dubbio tutte le certezze che credeva di avere.
Nonostante le tematiche trattate non siano ovviamente da banalizzare è tuttavia vero che per essere un teen-drama, Heartstopper ha ben poco a che spartire in quanto a stile di rappresentazione con altri prodotti appartenenti a questo genere. Se infatti siamo abituati a vedere teen drama dove a essere al centro dell’attenzione è soprattutto lo struggimento dei protagonisti, esplorati nei loro difetti più che nei loro pregi, in Heartstopper veniamo a conoscere personaggi molto più amabili e dotati di più sale in zucca della maggior parte degli adolescenti ritratti nei più famosi teen drama nella storia delle serie tv. Anche quando sbagliano, le ragioni dietro al comportamento di Nick, Charlie, Tao e degli altri protagonisti di Heartstopper, ci paiono a loro modo motivati e comprensibili. Difficilmente infatti gli spettatori finiranno per provare astio, se non addirittura odio nei loro confronti, cosa che viene invece spesso spontaneo a molti spettatori di altre serie tv.
Questo avviene perché i protagonisti di Heartstopper risultano essere genuinamente buoni, spontaneamente simpatici ed empatici: ci basta solo un loro sorriso, un comportamento gentile o una loro premura per farci affezionare a loro. Nick e Charlie tengono più agli altri che a sé stessi e soprattutto ragionano sulle cose: le loro scelte risultano comprensibili e in più di un’occasione i protagonisti riescono a sorprenderci ribaltando le aspettative. Temprati da prodotti teen in cui siamo abituati al terribile gioco degli equivoci, a inutili e stucchevoli fraintendimenti e a un dramma molto spesso eccessivamente caricato ed esagerato, con Heartstopper riusciamo finalmente a trovare una solida alternativa. Si badi bene, non tutto va sempre rosa e fiori per i protagonisti, che si trovano in più occasioni a soffrire, ma ciò non avviene per loro sciocchi ed evitabili errori, ma a causa di forze esterne.
Durante la visione della serie, infatti, ci è capitato più volte di prepararci mentalmente a prevedibili situazioni che avrebbero compromesso i rapporti dei personaggi nello show, così come a classici cliché come triangoli amorosi, frasi mal interpretabili e ricadute che vanificassero il processo di maturazione dei protagonisti. Fortunatamente però la serie ci ha saputo sorprendere in positivo, non ricadendo in banali schemi narrativi o situazioni di scarso senso logico creati col solo scopo di sorprendere lo spettatore.
Heartstopper, portando in scena la tenerezza e la complicità delle relazioni amorose, familiari e di amicizia decide di insistere su aspetti su cui molto spesso tanti teen drama (chi meglio chi peggio) tendono a sorvolare, impegnati come sono a creare situazioni scioccanti e che suscitino pathos nello spettatore.
Siamo infatti così tanto abituati ad assistere e a emozionarci di fronte alle tragedie, alle forti passioni e al conflitto mostrati nelle serie tv, che a volte ci dimentichiamo di quanto bene possano farci delle scene capaci non solo di commuoverci, ma di farci anche sciogliere di fronte a tanta tenerezza. Un balsamo per l’anima che vuole dare speranza e che profuma di ottimismo.
Una serie che sa di accettazione, probabilmente fin troppo smielata e utopistica, ma che senz’alcun ombra di dubbio è in grado di portare avanti una buona causa: spulciando tra le reazioni online di membri della comunità LGBTQ+ troviamo praticamente solo reazioni entusiastiche, che elogiano la serie per il suo unico modo di parlare di inclusività. Un commento ci ha colpito particolarmente:
“Ogni persona queer avrebbe avuto bisogno di questo quando era giovane. Io ne avrei avuto bisogno. Sono felice che sia qui ora per ogni ragazzo che ne abbia bisogno“.
Al netto di una rappresentazione che per ovvi e giusti motivi, per sensibilizzare il pubblico, mette in scena quasi solo gli aspetti più tristi e difficili della scoperta di sé, del coming out e del giudizio altrui, a volte pare bello mostrare infatti anche gli aspetti più felici, teneri e gioiosi di simili situazioni: accettazione, sostegno, rispetto, amore… Il tutto trattato nel modo più spontaneo e genuino possibile. Guardando le espressioni di Nick e Charlie, non potrete fare altro che sorridere di rimando, ritrovando nei loro sguardi le stesse sensazioni da noi provate durante le prime cotte, un sentimento universale capace di trascendere le differenze.
Heartstopper consegna nelle mostre mani una valida alternativa al drama, seppur apprezzabile in altri contesti e in altre serie, puntando sull’ottimismo senza per questo banalizzare tematiche importanti come il bullismo e l’intolleranza. Con le sue tinte color pastello e i suoi buoni sentimenti Heartstopper ci invita a sognare, a sperare in un futuro più luminoso e a ritagliarci delle parentesi di bellezza e di commozione all’interno del caos delle nostre vite, troppo spesso grigie e piene di preoccupazioni. Un invito a sorridere e a goderci le piccole cose.
“Why are we like this?“