Homeland è straordinariamente ed inaspettatamente tornato in anticipo sulla tabella di marcia.
La premiere sarebbe dovuta andare in onda il 15 Gennaio, ma Showtime ha deciso di non volerci far soffrire ulteriormente.
Di conseguenza eccoci qui, in anticipo ed estremamente carichi per ritrovare quello che lo scorso anno avevamo lasciato.
Quanto tempo è passato?
Quanto abbiamo dovuto aspettare?
Sembra essere passata un’eternità!
Eppure oggi è bastato premere play, e non ci è voluto molto a ritrovare quella sensazione che abbiamo sempre quando guardiamo Homeland.
Attenzione: contiene spoiler sulla 6×01 di Homeland
“Fair Game“
Non c’è una sigla, si ricomincia esattamente dove tutto si era concluso nella quinta stagione, ed è proprio questo che riesce a manifestare uno dei significati di questa premiere, forse il più importante.
L’inizio, seppur segnato comunque dal consueto titolo della serie, non ha stacchi con la stagione precedente, è in medias res e ci introduce improvvisamente ed inaspettatamente nella realtà che avevamo lasciato mesi fa, come se in tutto questo tempo non fosse cambiato nulla, come se il periodo di attesa tra la fine e l’inizio si fosse fermato, è così che probabilmente gli autori hanno pensato di dare l’incipit.
Eppure, sebbene il continuo con le recedenti stagioni regge e non viene cancellato, mi è sembrata forte, in questa prima puntata la volontà di tornare alle origini, senza negare ciò che nel frattempo è accaduto.
Carrie è finalmente tornata in America, ed è lì con sua figlia, una realtà che non sarebbe mai potuta esistere nelle prime stagioni. Sono tornati però elementi che non vedevamo da tempo, a cominciare dalla volontà di rimettere in gioco l’aspetto musica. Quella che sentiamo all’inizio che ci introduce alla prima puntata della sesta stagione.
Carrie
Siamo in una città, New York. Ed è il punto dove siamo arrivati attraverso le cinque stagioni, non vediamo un’ambientazione fisica esterna agli Stati Uniti.
Si parla di realtà lontane, ma siamo comunque a casa, in un territorio che, almeno in questo primo episodio, è famigliare a tutti i personaggi principali.
Si nota dall’inizio, sin dalle prime inquadrature, Carrie è a casa, nella sua nazione, il suo sguardo, la sua velata tranquillità, che nelle prime stagioni era quasi del tutto assente.
L’ha maturato nel tempo, questo senso di appartenenza, questa necessità di essere a casa, di riconoscere se stessa come cittadina di una nazione, la sua nazione, e non come straniera in terre straniere.
Nella stagione passata l’ha confermato, a Saul, a noi ed a se stessa, Carrie non vuole più contatti lavorativi con la CIA.
Ci siamo innamorati di lei quando era una spia, lavorava per la CIA ed era la persona instabile che abbiamo sentito vicina e in cui, in qualche modo, ci siamo riconosciuti.
Adesso continuiamo ad amarla, non è parte della scena, è la scena stessa che fa da filtro al suo personaggio. Lei è Homeland.
Sentiamo la sua mancanza quando è assente per più di qualche minuto, è l’artefice della nostra visione delle cose, è da lei che dipendiamo e risulta automatico dare adito alle sue preoccupazioni ed alle sue volontà.
Ma per lei la situazione è progressivamente cambiata, le sue priorità, quello in cui crede, tutto adesso sembra più maturo e stabile.
Personalmente mi manca tantissimo la sua instabilità che da un paio di stagioni non è più l’elemento centrale, viene trattato solo come una mera conseguenza, che non ha però quei sintomi estremamente visibili che prima erano all’ordine del giorno. Ammiro comunque la sua crescita e le conseguenze a cui porta nelle relazioni sociali.
Carrie ed i suoi obblighi verso Peter
‘Let me go’
Il loro rapporto è stato completamente capovolto, non ci sono state anteprime, la situazione non si è svolta in maniera costante e progressiva. Lo stravolgimento è stato spontaneo e rigoroso.
L’instabilità apparentemente quasi del tutto svanita, di cui prima ho parlato, qui, ha conseguenze enormi. Carrie è cresciuta e con lei anche i suoi sentimenti per Quinn, che adesso è la vittima di se stesso e che ha bisogno di lei più di quanto possa immaginare.
E’ lei a prendersi cura del suo amico, perché ha bisogno di lui è perché, diciamocela tutta, è innamorata.
Quinn non è pronto, ad uscire, ad essere di nuovo fuori da quella che ormai è diventata la sua zona di comfort, ma lo fa comunque e ci lascia entrare nelle sue visioni, nella sua prospettiva estremamente luminosa e calda che un attimo prima lo rassicura ed un attimo dopo lo fa impazzire.
Era necessario un collegamento tra gli attimi finali della quinta stagione e l’epopea di Peter, e questa luce così calda quanto mistica è il velo che separa la realtà di Carrie, quella effettivamente reale, dal mondo che lui forse ha realmente visto ed a cui, nella scena del bordello, ha inaspettatamente sorriso.
E’ tornato dalla morte, quando Carrie lo ha visto muoversi.
E’ tornato, e come chiunque torni da un lungo viaggio,
ha bisogno di ritrovare un suo equilibrio.
Saul, Dar-Adal e il Presidente
Che Dar-Adal non fosse proprio il massimo come amico era ormai una cosa abbondantemente appurata.
In questo primo episodio conferma tutte le aspettative, tradendo Saul e tradendo la nuova Presidente degli Stati Uniti eletta, che tra non molto si insedierà alla Casa Bianca.
In questo breve periodo Dar-Adal sta progettando, con l’aiuto delle forze militari, un qualcosa di top-secret di cui Saul non è a conoscenza e che cozza decisamente con la politica anti-militare del nuovo Presidente.
Saul si ritrova di nuovo solo a combattere contro qualcosa di molto più grande di lui.
Come sempre la sua lealtà e la sua correttezza non hanno seguito, ed era quello che forse stava cercando di comunicare a Carrie quando le ha chiesto di tornare alla CIA.
Ha bisogno di un appoggio, di non guardarsi costantemente le spalle, non da solo almeno.
La loro amicizia va oltre l’ambiente lavorativo, ma questo rapporto si è consolidato in maniera così forte che ormai non ci sono più nette distinzioni tra la sfera privata e quella prettamente professionale.
Carrie è bloccata in un lavoro, probabilmente al di sotto delle sue abilità, ma è quello di cui, in questo momento, ha bisogno, per lei, per Franny.
Ma non sarebbe lei se solo non provasse a tornare a salvare la nazione, per cui, è troppo presto per giudicarla come troppo statica. E poi, è di Homeland che stiamo parlando.
Homeland è tornato, Carrie è tornata, ed è tutto quello di cui avevamo bisogno!