Sarà stato del becero maschilismo, la figura accentratrice di Frank, o forse la nostra miopia. Oppure, magari, una semplice dimenticanza. Fatto sta che in tutti i focus dedicati a House of Cards non ci eravamo mai soffermati a parlare di Claire Underwood.
Certo, l’abbiamo citata più volte e spesso presa ad esempio anche come unità di misura per valutare altre figure femminili di spessore, ma mai è stata protagonista di un nostro articolo.
Non è del tutto impossibile che il motivo della nostra cecità sia da rintracciare nella natura stessa di questo personaggio.
Si dice che dietro ad un grande uomo ci sia sempre una grande donna, e mai come in questo caso il proverbio è vero, letteralmente parlando.
Lei per anni è stata nascosta, al riparo, nell’ombra, per tessere i fili di un progetto a grande scala lontana dalle luci della ribalta, mentre il marito prendeva la scena e i tasselli del puzzle andavano a incastrarsi uno dopo l’altro verso il grande obiettivo di una vita.
CLAIRE UNDERWOOD È LA VERA PROTAGONISTA DI HOUSE OF CARDS?
In effetti, a pensarci bene, senza Claire Underwood probabilmente la sceneggiatura di House of Cards sarebbe durata una mezz’oretta scarsa.
Ricordate la prima puntata? Frank è sicuro della vicepresidenza nella gestione Walker, ma viene trombato (vi giuro, ho cercato un termine più appropriato di questo per rispetto alla signora, ma nessuno calzava meglio) in favore di Michael Kern.
La doccia di Linda Vasquez è gelatissima, e Nostro Signore degli Intrighi è deluso a tal punto da pensare concretamente di mollare tutto, ad un passo dalla vetta.
A farlo desistere è lei. Non si mandano ad allegre signorine vent’anni di duro lavoro al primo intoppo. Lavata di capo, testa bassa, lavorare. Claire è la parte lucida e calcolatrice di quell’entità nota al mondo come “Gli Underwood”. Senza di lei quanti errori sarebbero stati commessi, quante occasioni perse.
E Frank lo sa, eccome se lo sa.
“Amo quella donna. La amo più di quanto uno squalo ami il sangue”
Tutto è passato in secondo piano in vista di un fine più grande. La prospettiva di un matrimonio normale, i possibili figli subordinati alla carriera, le relazioni extraconiugali del marito (solo se funzionali allo Scopo). Anche le proprie, quando potenzialmente dannose. Addirittura, arriva a strumentalizzare una violenza subita ai tempi del college per attirare attenzione e consensi in barba a secoli di rivendicazione femminista.
C’è sempre un problema, però, quando dedichi la tua intera esistenza al raggiungimento di un traguardo:
Dopo aver superato lo striscione dell’arrivo, cosa fai?
È solo nel momento in cui Frank Underwood è diventato Presidente degli Stati Uniti d’America che gli altarini sono stati spazzati via.
LO SCOPO DI CLAIRE
Abbiamo scoperto una Claire finalmente umana, sensibile, alla ricerca di un proprio posto nel mondo che esulasse dall’essere semplicemente la First Lady (e dici poco).
L’emancipazione non è mai stata un processo semplice, per le donne come per tutti gli altri oppressi della Storia. Ha sbagliato, ha forzato la mano politicamente (come quando ha preteso la nomina ad ambasciatrice all’ONU) e ha messo in dubbio ogni certezza personale (in primo luogo, la solidità del proprio matrimonio), cercando di uscire finalmente dal cono d’ombra che per troppo tempo è stato il suo rifugio, fino a diventare prigione.
Tra l’altro, in questo è impossibile scindere il personaggio Claire Underwood dalla carriera dell’attrice Robin Wright, che l’ha vista spesso alle prese con donne complicate, che nascondono dietro una patina di durezza tutti i limiti della loro fragilità. Una su tutte, la Jenny di Forrest Gump.
Dopo l’attentato subito da Frank ha preso lei le redini, ha guidato come un burattino il vicepresidente Blythe e ha capito probabilmente in quel momento il proprio, inevitabile destino.
Quando sei davvero bravo a fare qualcosa, è quella l’unica strada che devi percorrere.
UN DUBBIO: MADAM O MRS. PRESIDENT?
Claire è tremendamente brava a fare una cosa: scalare la piramide sociale ed arrivare in vetta. Se c’è riuscita con Frank, perché non farlo per se stessa?! La nomina alla vicepresidenza è solo il primo step di un nuovo progetto. Vincere nel 2016, candidarsi in prima persona nel 2020, rientrare alla Casa Bianca dalla porta principale.
A quel punto saranno davvero in pochi a non parlare di Claire Underwood.
Perché dietro a un grande uomo c’è una grande donna. A volte, pronta a sorpassarlo.